domenica 18 marzo 2018

Ricordo di S. Genesio!

 
 
 
Chi è questo santo e dove è venerato?
Un particolare dell’immagine ci viene in aiuto: “Fonte di San Genesio”.
Su Wikipedia si legge:
“il Regio Fonte di San Genesio, ubicato nei pressi della sopra citata chiesa (San Genesio di Castagneto Po); si tratta di un piccolo edificio dentro il quale è racchiusa una sorgente di acqua sulfurea; le acque sono bromo-iodico-sulfuree, efficaci come idropinoterapia contro le malattie polmonari e ghiandolari, le ostruzioni addominali, le infezioni cutanee e ginecologiche; sin dai tempi antichi quest'acqua era considerata miracolosa”.
Qui ci viene in aiuto la leggenda:
"Si narra che San Genesio di Arles, recandosi in pellegrinaggio dalla Francia a Roma, passò per Castagneto ove tenne a battesimo il figlio di un falegname; rientrando in patria, ripassò per il medesimo luogo incontrando il figlioccio oramai cresciuto: gli regalò il tappo della propria fiaschetta, il quale era d'oro e stuzzicò così le avide fantasie di alcuni malandrini. Essi tesero un agguato al Santo credendo di racimolare chissà che bottino: lo uccisero ma si ritrovarono a mani vuote e ne seppellirono il corpo sul luogo del delitto. Tempo dopo, alcuni devoti al Santo vennero dalla Francia per recuperarne la salma: la levarono dalla sepoltura, lasciandovene però un dito poi conservato in una teca della chiesa a lui dedicata. Rimosso il corpo, iniziarono a zampillare tre sorgenti, rispettivamente di latte, di olio e di zolfo. Finché i terrazzani le usarono per i loro bisogni, il Santo lasciò fare, ma quando essi ne fecero commercio per arricchirsi, allora egli le confuse tutt'e tre e da lì nacque la caratteristica acqua lisciviale, con odor di zolfo e dal color biancastro che sgorga in questo luogo".
L’arcano è svelato. Difatti il santo è raffigurato come un pellegrino e con la scure, segno del martirio. Sullo sfondo la chiesa e i pellegrini presso la fonte.
Quindi: il santo è S. Genesio d’Arles e il luogo del culto è la Parrocchia a lui intitolata a Castagneto Po (TO).

sabato 17 marzo 2018

Chi è?





Martirio della Legione Tebea


I Martiri Tebei († Agaunum (odierna Saint-Maurice-en-Valais), Svizzera, 287). Abbiamo loro notizie da Euleterio, vescovo di Lione, che racconta di centinaia di soldati martiri capitanati da Maurizio. Questi soldati, appartenenti alla legione "tebea" di Massimiano Erculeo, furono sterminati perché si rifiutarono di andare in Gallia a perseguitare cristiani. Dalle ricerche storiche fatte fino ad oggi, risulta che, prima della grande persecuzione di Diocleziano, probabilmente attorno al 286, Massimiano Erculeo intraprese una spedizione in Gallia contro Bagaudi. Alcuni soldati della legione, probabilmente una coorte capitata da Maurizio, si rifiutarono di celebrare in onore degli dei e furono martirizzati presso Agaunum, nel Vallese. In questa regione, dove loro culto è molto antico, nel 1893 è stata trovata una basilica risalente a quell'epoca.

Martirologio Romano, 22 settembre: Nell’antica Agauno nella regione del Vallese, nell territorio dell’odierna Svizzera, santi martiri Maurizio, Esuperio, Candido, soldati, che, come riferisce sant’Eucherio di Lione, furono uccisi per Cristo sotto l’imperatore Massimiano, adornando la Chiesa, insieme ai compagni della Legione Tebea e al veterano Vittore, con la loro gloriosa passione.
 
Quando ho trovato l'immagine di Azeglio, mi sono chiesto: chi è quel martire raffigurato nel tondo con S. Antonio abate? Inizialmente ho pensato ad un martire delle catacombe.
 
 

Invece è Defendente, soldato della legione Tebea, scampato all’eccidio, fu martirizzato con alcuni compagni presso Marsiglia, sul fiume Rodano.
 
 

Il suo culto è attestato dal Destefanis ad Azeglio (TO), presso la Chiesa di S. Antonio. Questo santino d’epoca ne attestava il culto.

* * *
 
Tra i così detti martiri tebei, ci sono:

San Benedetto
Venerato presso Vistrorio, ove l’urna contenente le sue reliquie viene esposta durante la Messa la terza domenica d’ottobre, giorno della sua festa.

San Celestino
Nella Chiesa di Santa Marta in San Giorgio Canavese si conserva un’ampolla contenente grumi del suo sangue. E’ festeggiato la prima domenica di ottobre.

San Vitale
Nella chiesa parrocchiale di San Giorgio Canavese è custodita l’urna contenente il suo corpo ed accanto l’ampolla del sangue.

Essi però sono dei corpi santi delle catacombe romane, che poi furono venerati come tebei, così come attesta il Destefanis. Il riferimento all’ampolla del sangue è la prova.

giovedì 15 marzo 2018

Santa Luisa, prega per noi!






Santa Luisa de Marillac

vedova e religiosa

Ferrieres, Francia, 1591 - Parigi, Francia, 15 marzo 1660

Martirologio Romano: A Parigi in Francia, santa Luisa de Marillac, vedova, che guidò con il suo esempio l’Istituto delle Figlie della Carità nell’assistenza ai bisognosi, portando a pieno compimento l’opera avviata da san Vincenzo de’ Paoli.

mercoledì 14 marzo 2018

Tra i patroni degli agricoltori ...





Oltre al re d’Illiria, di nome Genzio, raffigurato su una banconota di 2000 lek albanesi, esiste anche San Genzio di Le Beaucet (XII secolo), venerato il 16 maggio. È uno dei patroni degli agricoltori con sant’Amalberga, sant’Antonio abate, san Benedetto abate, san Biagio di Sebaste, sant’Enrico IX re di Svezia, san Foca di Sinope, san Guido di Anderlecht, san Isidoro l’Agricoltore, san Leodovaldo di Avranches, san Leonardo di Nobiliacum, santa Notburga di Eben vergine, san Procopio di Sázava, santa Valburga di Heindenheim.

Cinque santi, due beati e sei venerabili



San Paolo VI, papa
e San Oscar Arnolfo Romero Galdámez, vescovo
 
Decreti del 6 marzo 2018
 
SANTI
Un sudamericano e quattro europei, di cui tre italiani.
– il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini), Sommo Pontefice; nato a Concesio (Italia) il 26 settembre 1897 e morto a Castel Gandolfo (Italia) il 6 agosto 1978;

– il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Oscar Arnolfo Romero Galdámez, Arcivescovo di San Salvador, Martire; nato a Ciudad Barrios (El Salvador) il 15 agosto 1917 e ucciso a San Salvador (El Salvador) il 24 marzo 1980;

– il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Francesco Spinelli, Sacerdote diocesano, Fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento; nato a Milano (Italia) il 14 aprile 1853 e morto a Rivolta d’Adda (Italia) il 6 febbraio 1913;

– il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Vincenzo Romano, Sacerdote diocesano; nato a Torre del Greco (Italia) il 3 giugno 1751 e ivi morto il 20 dicembre 1831;

– il miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Maria Caterina Kasper, Fondatrice dell’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo; nata il 26 maggio 1820 a Dernbach (Germania) ed ivi morta il 2 febbraio 1898;

BEATI
Una europea e una sudamericana

– il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Felicia di Gesù Sacramentato (al secolo: Maria Felicia Guggiari Echeverría), Suora professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi; nata a Villarica (Paraguay) il 12 gennaio 1925 e morta a Asunción (Paraguay) il 28 aprile 1959;

– il martirio della Serva di Dio Anna Kolesárová, Laica; nata a Vysoká nad Uhom (Slovacchia) il 14 luglio 1928 e ivi uccisa in odio alla Fede il 22 novembre 1944;

VENERABILI
Cinque italiani e un polacco

– le virtù eroiche del Servo di Dio Bernardo Łubieński, Sacerdote professo della Congregazione del Santissimo Redentore; nato a Guzów (Polonia) il 9 dicembre 1846 e morto a Warszawa (Polonia) il 10 settembre 1933;

– le virtù eroiche del Servo di Dio Cecilio Maria Cortinovis (al secolo: Antonio Pietro), Religioso professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; nato a Nespello (Italia) il 7 novembre 1885 e morto a Bergamo (Italia) il 10 aprile 1984;

– le virtù eroiche della Serva di Dio Giustina Schiapparoli, Fondatrice della Congregazione delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza di Voghera; nata a Castel San Giovanni (Italia) il 19 luglio 1819 e morta a Voghera (Italia) il 30 novembre 1877;

– le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Schiapparoli, Fondatrice della Congregazione delle Suore Benedettine della Divina Provvidenza di Voghera; nata a Castel San Giovanni (Italia) il 19 aprile 1815 e morta a Vespolate (Italia) il 2 maggio 1882;

– le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Antonella Bordoni, Laica, del Terz’Ordine di San Domenico, Fondatrice della Fraternità Laica delle Piccole Figlie della Madre di Dio ora Piccole Figlie della Madre di Dio; nata il 13 ottobre 1916 ad Arezzo (Italia) e morta a Castel Gandolfo (Italia) il 16 gennaio 1978;

– le virtù eroiche della Serva di Dio Alessandra Sabattini, Laica; nata il 19 agosto 1961 a Riccione (Italia) e morta a Bologna (Italia) il 2 maggio 1984.

Gennaro o Firmino?





Quanto ho incontrato questo errore iconografico ho subito sorriso, ripensando all’articolo del Sig. Giovanni Mascia, che ricordavo di aver letto su S. Mercurio.

C’è però una differenza.
L’iconografia codificata per il santino cromolitografico di S. Mercurio, è quella un soldato martire, certo che richiama la statua di Toro, ma che a sua volta è un soldato martire codificato: poteva essere San … Martire, chiunque!

È poi il contorno iconografico che lo definisce quale santo patrono di Toro, perché oltre a riprodurre la statua ivi venerata, c’è sullo sfondo il paese. Ma questo è comprensibile per chi conosce S. Mercurio di Toro e la stessa cittadina di Toro

Però c’è da ribadire un concetto: la statua di Toro è una iconografia generica di santo martire.

Nel caso invece di San Gennaro e San Firmino, oltre lo sfondo, che è Napoli e il Vesuvio, il santo vescovo ha gli attributi iconografici del vescovo beneventano (ampolle del sangue) che non sono elementi generici per qualunque vescovo - come la mitria e il pastorale - e poi c'è la mano benedicente: evidente richiamo all’intercessione del vescovo martire sulla città partenopea nel mettere a tacere la furia del Vesuvio (che nell’iconografia sta eruttando!)

Per cui questa iconografia non può essere utilizzata per un altro santo vescovo.

Nel caso di S. Mercurio e S. Fermo, essendo un generico soldato martire una certa modifica grafica può essere applicata usando lo stesso cliscé per più santi martiri. Certo non è la via maestra per l’iconografia di un santino, sono più della linea che esso effigi il simulacro locale, per cui il santino della Sagdos di Milano (1941) ha evidentemente subito questo processo. La stessa identica cosa la si può dire per il santino di S. Vittore patrono di Asigliano Vercellese. Qui è ancora può evidente il lavoro di modifica iconografica, che per giunta lo rende simile a S. Espedito per il fatto di innalzare la croce, che nell’iconografia del martire di Militene porta la scritta “hodie”.

Quindi infine va evidenziato che essendo la ditta a Milano è abbastanza plausibile che, avendo il cliscé e ricevendo un ordine successivo per un santo martire – qual è Fermo o Vittore – molto venerato in Lombardia, l’abbia usato – se pur modificato e in modo arbitrare – per creare un nuovo santino. Con buona pace dell’infuocato Sig. Giovanni Mascia.

Senza nessun oltraggio, S. Gennaro benedica e così spenga l’eruzione verbale!

Due domandi finali.

Perché stampare a Milano nel 1941 un santino e non a Napoli ad esempio?
La stamperia di Milano aveva finito i grafici o gli artisti tanto da non poter inventare una nuova iconografia oppure giocava al risparmio?
Sostene di S. Sostene (CZ)

Mercurio di Toro (CB)


Ma se vogliamo fare confronti anche la statua di San Mercurio e di San Sostene (Napoli 1817) si richiamano, a dimostrazione che sono iconografie di Santi Martiri che poi vengono codificate con il culto e le esigenze locali. 
PS. Se volete sorridere un po',  leggete i commenti: tra preoccupazioni e conclusioni assurde .. tutto partendo da un santino!

"Stolto pregiudizio"





Per tutti i laici e i sacerdoti che mormorano sul Romano Pontefice.
Il demonio vi sta usando per dividere la sua S. Chiesa dal suo interno!



Rev.mo Signore Mons. Dario Edoardo Viganò
Prefetto della Segreteria per la Comunicazione
Città del Vaticano, 7 febbraio 2018

Reverendissimo Monsignore,
La ringrazio per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l'allegato dono degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole.
Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.
I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento. Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti. Sono certo che avrà comprensione e la saluto cordialmente.
Suo, Benedetto XVI

venerdì 9 marzo 2018

Servo di Dio P. Sebastiano Siracusa



 
Ogni tanto quando si mette in ordine si trovano cose che ci si ricordava di avere.

Sebastiano Siracusa nasce a Caltabellotta, provincia di Agrigento, nell’ottobre 1554 da Francesco e Maria Agostina. Fu battezzato il 20 ottobre 1554. Nel 1579 entra nel convento dei carmelitani di Caltabellotta, dove nel 1592 venne nominato Priore, in seguito ebbe affidato diversi incarichi in altri centri carmelitani della Sicilia, a Mazara del Vallo e a Trapani come Maestro dei Novizi e Vicario Priore ed anche incarichi a livello diocesano. Nel febbraio 1606 P. Sebastiano venne nominato primo priore del convento di Sant’Angelo di Licata, costruito anni prima.

P. Sebastiano, uomo di una profonda vita spirituale densa di preghiera e di meditazione, che gli permetteva di fare delle prediche che attiravano gli animi dei fedeli che in gran numero accorrevano a lui. Quando il Vangelo è cibo, la bocca parla della pienezza del cuore!

Era devoto della Passione del Signore, tanto che teneva al collo un Crocefisso di rame e nel santino che lo raffigura ha il crocefisso stretto tra le mani e con lo sguardo a meditare le sofferenze di Cristo.

P. Sebastiano fu devoto di Sant’Angelo, ed uno famigliare – come dice S. Paolo noi siamo concittadini dei santi e familiari di Dio- tanto da chiamarlo il fratuzzo. La permanenza a Licata fu breve, difatti assalito da forte febbre, morì il 18 novembre 1606.

Fu sepolto presso il pozzo di Sant’Angelo – come suo desiderio – ma nel 1682 venne compiuta una ricognizione canonica e il Padre Generale dell’Ordine Carmelitano ripose le ossa in cassetta sigillata nella Chiesa del Carmine presso la cappella di Sant’Elia. Negli anni '70 fu trasferita nuovamente nella Chiesa di Sant’Angelo, nel primo altare della navata destra.

Subito dopo la morte fu aperto la causa di canonizzazione, ma ad oggi la causa non è contenuta - per ora - nell'Index Status Causarum, ma solo nella memoria dei licatesi.

Interessante pagina sul Servo di Dio QUI e QUI