San Nicola di Mira e Sant'Antonio Abate |
Sant'Antonio Abate fu il padre degli eremiti che dalla metà del III secolo si ritirarono nel deserto per fuggire il mondo.
In un tempo di pace, i cristiani si erano un po’ addormentati: il monachesimo è un nuovo risveglio, è il martirio verde, come insegna una omelia irlandese dell’VII secolo: consiste nel liberasi per mezzo del digiuno e dell’ascesi dei propri desideri malvagi per arrivare alla vera conversione.
Sant'Antonio Abate fu il “fondatore dell’ascetismo”, come lo chiamò il patriarca di Alessandria, Sant’Atanasio, che lo conobbe e ne rimase affascinato. Scrisse la prima vita del santo monaco egiziano, che lo ha fatto conoscere al mondo intero.
In essa si legge:
“Dopo la morte dei genitori, lasciato solo con la sorella ancora molto piccola, Antonio, all’età di diciotto o vent’anni, si prese cura della casa e della sorella. Non erano ancora trascorsi sei mesi dalla morte dei genitori, quando un giorno, mentre si recava, come era sua abitudine, alla celebrazione eucaristica, andava riflettendo sulla ragione che aveva indotto gli apostoli a seguire il Salvatore , dopo aver abbandonato, ogni cosa. Richiamava alla mente quegli uomini di cui si parla negli Atti degli Apostoli, che, venduti i loro beni, ne portarono il ricavato ai piedi degli apostoli, perché venissero distribuiti ai poveri. Pensava inoltre quali e quanti erano i beni che essi speravano di conseguire in cielo. Meditando su queste cose entrò in chiesa, proprio mentre si leggeva il vangelo, e sentì che il Signore aveva detto a quel ricco: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19, 21)”.
È dalla Parola di Dio che nasce la sua conversione. È la Parola che risuonando nella sua mente e nel suo cuore scava in lui la strada del vero incontro con il Signore.
Racconta ancora S. Atanasio:
“Partecipando un’altra volta all’assemblea liturgica, sentì le parole che il Signore dice nel vangelo: «Non affannatevi per il domani» (Mt 6,34)”
Egli allora che aveva già venduto tutto e trattenuto solo una parte per la dote della sorella, dona anche quello e affidandosi alla Provvidenza divina, chiede a una comunità di vergini consacrate di prendersi cura della sorella e inizia la sua vita eremitica.
Ecco come la Parola di Dio deve essere efficace in noi! Ecco cosa vuol dire convertirsi: lasciare che la Parola divina sia la sola parola che guida i miei passi e le mie scelte. Questo dobbiamo imparare dai Santi, in particolare da S. Antonio.
La vita del santo monaco divenne “praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio”.
Egli poteva ben dire, perché la sua vita lo mostrava: “Sei tu, Signore, l'unico mio bene”.
Morì ultracentenario il 17 gennaio 356, data in cui la Chiesa lo commemora.
Alla sua intercessione affidiamo il nostro cammino di conversione, così da poter dire con il salmista.
“Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra”.
Amen