mercoledì 6 febbraio 2013

"Fino al sangue" (Eb 12,4)



Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo.

 
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l'Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità.
Dichiaro pertanto a voi che non c'è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all'imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
Si rivolse quindi, ai compagni, giunti ormai all'estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento.
Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasahi durante l'istruzione catechista; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

Fede e rivelazioni






La fede cristiana è risposta ed adesione a Dio che si è rivelato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “l’economia cristiana, in quanto è Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non c’è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo”. La Rivelazione è compiuta. Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”. Esse non appartengono al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a  viverla in una determinata epoca storica. Considerato questo, nulla vieta di leggere opere di rivelazioni “private” come quelle di Maria Valtorta, di Anna Caterina Emmerich, di Brigida di Svezia (e di molti altri autori), se però a fondamento della vita cristiana abbia posto la roccia delle Parola di Dio, proposta ed annunciata dalla e nella Chiesa. Solo questa è àncora di salvezza. A tal proposito, ad esempio, sugli scritti di Maria Valtorta il 6 maggio 1992 il nostro arcivescovo emerito, Cardinal Dionigi Tettamanzi - allora segretario generale della CEI - scrisse una lettera all’editore, che già dal 1952, senza Imprimatur,
aveva edito gli scritti, dichiarando: “Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederle che, in un’eventuale ristampa dei volumi (della Valtorta ndr). Si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le “visioni” e i “dettami” riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù”. Difatti gli scritti della Valtorta fino al 1966 erano inseriti nell’Indice dei libri proibiti della Chiesa. Tale Indice fu poi abrogato dal Venerabile Servo di Dio Paolo VI. Secondo, l’allora Cardinal Ratzinger, questo inserimento fu pastoralmente necessario per difendere “i fedeli più sprovveduti” (e quanti ancora ce ne sono oggi in materia di rivelazioni “private”!). La Chiesa è madre, e come tale è attenta che suoi figli non siano ingannati - o forviati - ma che siano nutriti alla sorgente della Verità rivelata, contenuta nel canone della Sacra Scrittura.

FONTE: P. Aurelio Blasotti in Portavoce gennaio-febbraio 2013 (Maria Valtorta e le sue Rivelazioni)

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