Sacro Spina di S. Giovanni Bianco |
Quando si era bambini circolavano le lettere anonime porta fortuna di S. Rita e S. Antonio.
Ora la torta di Padre Pio e messaggi via sms o via mail, ma tutte "catene di S. Antonio o di Santa Rita" sono rimaste!
La sorpresa in questo Giubileo della Misericordia è stata l'invenzione (perché di questo si tratta!) dell'indulgenza plenaria per il 25 marzo, in quando quest'anno coincideva il Venerdì Santo con la festa dell'Annunciazione.
Gli sms invadono l'etere, promettendo l'indulgenza in questo giorno: "condividerla con tutti perché è un evento epocale, e capita una volta..." ogni 141 anni, diceva il messaggio.
Peccato che era già accaduto nel 2005!
E peccato che era già successo nella prima metà del 1900, per ben 3 volte!
Per cui una BUFALA... la nuova catena!
Ecco un bell'articolo di zenit.it in cui la coincidenza tra Venerdì Santo e Annunciazione è invece legata al fenomeno miracoloso delle Sante Spine.
Sacra Spina di Andria |
* * *
“In questa circostanza ho il piacere
di annunciare a voi tutti in maniera solenne che il miracolo ha avuto inizio”.
Così ha detto il 25 marzo scorso, il vescovo di Andria, Raffaele Calabro,
rivolto ai fedeli presenti nella cattedrale.
“Con grande gioia posso annunciare
che il segno si è manifestato”. E questa affermazione è di
monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo tratta da un comunicato
che ha inviato ai fedeli della sua diocesi..
Le parole
dei due vescovi si riferivano a un evento che si è manifestato nel pomeriggio
del 25 marzo. Un evento portentoso e stupefacente. Un “miracolo”, come lo ha
indicato apertamente il vescovo di Andria.
Secondo
un’antica tradizione, quando il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù,
coincide con il 25 marzo, solennità liturgica dell’Annunciazione, e cioè
del concepimento di Gesù, su alcune reliquie che richiamano la passione di
Cristo in croce si verificano delle manifestazioni fisiche razionalmente
inspiegabili.
La coincidenza delle due ricorrenze è rarissima. Si realizza tre, quattro volte per secolo. Nel secolo scorso si è verificata nel 1910, nel 1921 e nel 1932. In questo secolo, nel 2005, il 25 marzo scorso, e ora bisogna aspettare il 2057. Quando si verifica, la Chiesa ricorda e celebra nello stesso giorno i due termini estremi del più straordinario evento che sia accaduto nell’Universo: l’inizio e la fine dell’esperienza terrena dell’uomo Dio. Ed è come se sulla terra si scatenasse una energia spirituale potente in grado di sconvolgere.
La fenomenologia si manifesta soprattutto su due spine che sarebbero appartenute alla Corona di Spine posta sul capo di Gesù durante il processo davanti a Pilato. Quelle due spine, una conservata nella cattedrale di Andria e l’altra nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Bianco in provincia di Bergamo, in quella specifica circostanza soffrono, si animano come se fossero vive, si coprono di stille rossastre che sembrano gocce di sangue. Un fenomeno che la gente indica con una delicatissima parola poetica: “fioritura”. E il fenomeno si è manifestato in modo netto e clamoroso come non mai il 25 marzo scorso.
Fin dai primi secoli del Cristianesimo quelle Spine godevano di una particolare venerazione perché già allora su di esse si osservavano fenomeni fisici inspiegabili. Gregorio di Tours, vescovo francese del secolo sesto, nel suo libro “De gloria martyri” riferisce che la Corona di spine venerata in Gerusalemme, anche se vecchia di 500 anni, appariva come “composta da rovi appena colti”. San Paolino da Nola, all’inizio del quinto secolo, cita tra gli oggetti di grande venerazione presenti a Gerusalemme “le spine con le quali il Nostro Salvatore venne incoronato”.
Cassiodoro, famoso uomo politico e letterato, in un suo scritto nella seconda metà del secolo sesto, indica quelle reliquie affermando che “sono la gloria di Gerusalemme”.
Le Sacre Spine divennero oggetto di regali importanti. L’imperatore Giustiniano I, a metà del secolo sesto, regalò a San Germano, vescovo di Parigi, una delle Spine della Corona di Cristo. L’imperatrice Irene, nel 798, ne regalò alcune a Carlo Magno. Nel l’887, Carlo il Calvo, regalò una della Spine ricevute da Carlo Magno alla chiesa di Compiègne, dove era sepolto il corpo di San Cornelio Papa martire.
Nel 1063 la Corona venne portata a Bisanzio e nel 1238 fu acquistata dal re di Francia, San Luigi IX, il quale per ospitarla degnamente fece erigere uno dei più bei gioielli dell’arte gotica, la “Sainte Chapelle”.
In quella Chiesa la reliquia rimase fino alla Rivoluzione francese, poi ebbe varie altre peregrinazioni, per approdare, alla fine, a Notre Dame dove ancora si trova.
Le Sacre Spine continuarono ad essere oggetti di prestigiosi regali anche da parte dei vari regnanti francesi, e così della Corona primitiva a Parigi è rimasta solo la struttura portante che si vede ora.
Gli studiosi hanno catalogato oltre 700 Sacre Spine, sparse in giro per il mondo. Molte sono fasulle, e classificate “reliquie di seconda categoria”, in quanto non sono state tolte dalla Corona, ma solo appoggiate su di essa, quindi diventate reliquie per contatto.
In Italia ce
ne sono parecchie, conservate in chiese e santuari. A tutte vengono
attribuiti poteri miracolosi. Ma le più note sono quelle conservate ad
Andria e a San Giovanni Bianco.
Ad Andria,
la “Sacra Spina” è conservata in un magnifico reliquiario nella cattedrale. Venne
donata alla città pugliese dalla contessa Beatrice d’Angiò, figlia di Carlo II,
nel 1308, in occasione delle sue nozze con Bertrando Del Balzo figlio di Ugo e
conte d’Andria.
A San
Giovanni Bianco, paese della Val Brembana, in provincia di Bergamo,
la Sacra Spina è conservata nella chiesa parrocchiale. Vi fu portata nel
1495 da Vistallo Zignoni, un soldato di ventura al servizio della Serenissima.
Durante la battaglia di Fornovo del 6 luglio 1495 contro l’esercito del re di
Francia Carlo VIII, Vistallo Zignoni fece prigioniero il segretario del re e si
impadronì di un cofanetto contenente numerose reliquie.
Il cofanetto
fu poi consegnato come bottino di guerra al Senato Veneto ma prima di
consegnarlo, Zignoni prelevò una di quelle reliquie, una “Sacra Spina”, e ne
fece dono al parroco di San Giovanni Bianco. Da quel momento la Sacra Spina è
diventata il centro di una grande devozione in tutta la valle, devozione che
ancora oggi è fortissima.
Nel corso
dei secoli, il fenomeno della “fioritura” era osservato a occhio nudo o con
strumenti rudimentali. Il 25 marzo 2005, le due reliquie furono sottoposte a un
rigoroso controllo.
Il vescovo
di Andria, monsignor Raffaele Calabro, aveva nominato una Commissione
teologica e una scientifica, in modo che il fenomeno potesse essere
seguito con la massima attenzione. Della Commissione scientifica facevano parte
anche cinque medici. Erano inoltre stati allestiti due schermi giganti in
piazza Duomo e in Piazza Catuma, in modo che la gente potesse seguire il fenomeno
in diretta-tv.
Il fenomeno
si verificò puntualmente. Il giorno dopo, 26 marzo, il Vescovo di Andria
confermò ufficialmente ai fedeli radunati in cattedrale che il prodigio
si era verificato e diede lettura pubblica del verbale notarile.
Volle poi
dedicare all’evento un numero speciale del settimanale diocesano,
“Insieme”, riportando la cronaca dei fatti, i verbali dei mutamenti osservati
sulla Sacra Spina dai componenti della Commissione scientifica, documentando il
tutto con numerose fotografie. In un articolo da lui firmato, monsignor
Calabro ricordò con parole commosse la propria esperienza diretta. Scrisse tra
l’altro:
“Io stesso
sono stato testimone oculare del momento più sconvolgente, che è durato più di
tre ore, quello dell’’ “accartocciamento” (per usare un termine popolare) della
Sacra Spina, quasi fosse non una spina normale, ma uno stelo vegetale percorso
da una potenza misteriosa, simile a un piccolo “sisma”.
A San
Giovanni Bianco il fenomeno del 2005 fu meno appariscente. Nei giorni precedenti,
i giornali locali avevano ricordato con enfasi quanto era accaduto nel 1932,
con oltre 200 mila pellegrini, e c’era quindi un’ attesa spasmodica. Per questo
la popolazione rimase un po’ delusa. Ma il cambiamento sulla Spina fu chiaro e
inconfondibile anche in quell’occasione, come risulta dagli atti della
Commissione scientifica istituita dal vescovo, della quale facevano parte
monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliario di Bergamo, don Giuseppe
Minelli, parroco del paese, la dottoressa Barbara Cancelli, medico legale, il
dottor Marco Valle, direttore del Museo di Scienze Naturali di Bergamo e don
Goffredo Zanchi, professore di Storia nel Seminario di Bergamo.
Anzi, il
fenomeno a San Giovanni Bianco si protrasse più del solito. “La Sacra Spina ha
cambiato colore anche il 2 aprile, giorno della morte di Giovanni Paolo II”,
dichiarò l’ingegner Giovanni Milesi, studioso della Sacra Spina e membro della
Commissione. “Proprio mentre Giovanni Paolo II era in agonia, la spina,
osservata da molti testimoni, ha assunto una tonalità granata che nella
domenica del 3 aprile si è fatta ancora più intensa”.
Il 25 marzo
scorso l’osservazione del fenomeno è stata ancora più severa e scientificamente
valida. Il prodigio si è manifestato con una chiarezza e un potenza da
scatenare nella folla presente, sia a Andria che a San Giovanni Bianco,
applausi e lacrime di commozione, mentre le campane davano l’annuncio a
tutta la popolazione.
Per questo i
vescovi responsabili delle rispettive diocesi non hanno avuto dubbi nei loro
comunicati, affermando con decisione e chiarezza che si è trattato di un
autentico “miracolo”.