Beato Pietro Giacomo da Pesaro
Convento di San Nicola – V almanete (PU)
Ai tempi di San Nicola, (raccontano il Padre Domenico Gentili ed il Padre Agostino Trapè nella V ita del Santo) la solitudine dei boschi regnava sovrana a V almanente. Giù, in fondo alla valle, la città di Pesaro ed il mare. Il Santo vi fu inviato di comunità appena sacerdote nel 1274. Qui ebbe la “visione delle anime purganti”. La notte era avanzata e Nicola, dopo lunghe ore di preghiera, aveva preso sonno da poco quando, in una dimensione che misura le nostre esperienze collocate al di sopra della realtà, avvenne il fatto. Egli non seppe mai se fu nel sonno ovvero nella veglia. Ebbe coscienza di percepire una voce spiegata, in timbri alti e lamentosi: … “Padre Nicola, uomo di Dio, guardami, sono l'anima di frate Pellegrino da Osimo…Ti prego umilmente che tu celebri la Messa per i defunti affinché io possa avere refrigerio dalle fiamme”. Nicola, al sacrificio liturgico aggiunse preghiere, discipline, digiuni e astinenze. Dopo sette giorni gli apparve di nuovo l'anima di frate Pellegrino con gli occhi fulgenti di gioia che lo ringraziò a nome suo e a nome di tutte le anime beneficate dalla sua carità”. Quell'episodio non fu più dimenticato e non lo dimenticò il nostro Santo che pregò e sta pregando sempre e molto per i defunti; non lo dimenticarono i suoi devoti che lo invocarono e lo invocano tuttora come protettore speciale delle anime purganti.
Quella sacralità semplice nell'apparenza ma forte ed intensa nel contenuto interno e questa sacralità semplice è confermata a prima vista dalla facciata della chiesa, una semplice facciata coperta a capanna, interrotta a mezza altezza da un coronamento aggettante. Quattro parastine verticali contornano inferiormente il semplice portalino dalla cornice a volute con croce centrale sotto la quale sta la scritta “TERRIBILIS EST LOCV S ISTE. V ERE NON EST. HIC ALIV D NISI DOMUS DEI & PORTA CELI 1761” (“Terribile è questo luogo. In verità, questo non è altro che la casa di Dio e la porta del Cielo”). Occorre però precisare che tale frase ha segno d'estrema riverenza per chi frequenta il luogo di V almanente. La parola “terribilis” è qui da intendersi come “riverente, luogo da riverirsi” e non dunque come terribile nel senso proprio del termine).
Una sacralità nello stesso tempo forte perché nella chiesetta sono conservate le spoglie del Beato Pietro Giacomo da Pesaro morto in sentore di santità nel 1496. A fianco della facciata della chiesetta si erge l'antico conventino al quali vi si accede attraverso un portale anch'esso con volute a “tutto sesto”, con scolpito sulla chiave di volta l'astro stellare raggiante, simbolo di San Nicola da Tolentino. Questo è V almanente, luogo mistico, sacro, luogo di preghiera, luogo di relax, pace e tranquillità tra il verde dei prati e del bosco, luogo da visitare e da frequentare in un tiepido pomeriggio primaverile.
Il beato Pietro Giacomo nasce a Pesaro molto probabilmente nell’anno 1445. Poco si sa della sua famiglia, che qualche storico chiama Gaspari. Giovanissimo chiede ed ottiene di entrare nella sua città nel Convento degli agostiniani, i quali infondono in lui l’elemento carismatico che li caratterizza: lo studio come via alla sapienza, alla virtù e al ministero apostolico.
Terminato il noviziato, il giovane emette la professione e viene avviato al compimento degli studi necessari per il ministero sacerdotale e alla carriera accademica secondo il rigido e impegnativo programma prescritto all’Ordine agostiniano.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, è inserito nella vita conventuale con l’impegno di proseguire gli studi e di guidare i giovani studenti dell’Ordine.
Nel 1472 è Maestro degli studenti a Perugia.
Nel 1473 è inviato ad insegnare nello Studio agostiniano di Firenze.
Nel 1482 lo troviamo, già con il titolo di maestro in Sacra Teologia a Rimini con il compito di Reggente dello studio.
Partecipa a due Capitoli Generali: nel 1482 a Perugia e nel 1486 a Siena.
Muore poco più che cinquantenne.
La sua vita dunque termina non per il logorio degli anni ma, probabilmente, per la fatica e la penitenza. Al termine della sua esistenza, sempre nella stima dei superiori e confratelli, rinuncia ad ogni incarico, anche prestigioso, e preferisce dedicarsi alla vita ascetica e alla contemplazione nell'eremo di V almanente, reso famoso dalla santità di Nicola da Tolentino,il quale proprio in quel luogo ebbe la sua celebre visione del Purgatorio.
Altre notizie, che a volte nelle piccole biografie gli storici hanno riportato - come una sua nomina a commissario generalizio per una vertenza tra i Conventi di Pergola e Corinaldo, la sua elezione a Priore Provinciale della Provincia Picena e l'incarico di Priore nel celebre Convento e Studio di S. Giacomo Maggiore a Bologna -andrebbero meglio verificate, anche perché alcune potrebbero riferirsi ad un omonimo Pietro Giacomo da Pesaro, a lui contemporaneo.
Da notizie certe sappiamo tuttavia che il Beato emerge per alcune caratteristiche inconfondibili: la santità di vita, l'amore per lo studio, l'impegno nell'evangelizzazione e nella formazione spirituale e culturale dei giovani agostiniani, la ricerca di solitudine, ascesi, preghiera e penitenza, tutti elementi che le Costituzioni del tempo -erano le stesse preparate dai Beati Clemente da Osimo e Agostino Novello per il Capitolo di Ratisbona nel 1290 -presentavano come punti forza dell' Ordine agostiniano appena strutturato.
Muore nel 1496 a V almanente, dove le sue reliquie oggi si venerano nella chiesa agostiniana. Pio IX ne approvò il culto nel 1848 e la sua memoria liturgica ricorre il 23 giugno