martedì 19 marzo 2013

San Giuseppe, sposo di Maria





Sull'origine e i primi anni di S. Giuseppe, il cui nome significa "Jahve dia incremento" non abbiamo notizie. Discendeva dal re Davide, secondo S. Matteo (1,16) il padre di Giuseppe si chiamava Giacobbe; secondo S. Luca (3,23) si chiamava Eli, forse per una specie di adozione.
Di S. Giuseppe conosciamo solo la sua vita durante l’infanzia di Gesù, fino al suo ritrovamento al Tempio.
S. Giuseppe non appare mai durante il ministero pubblico di Gesù, né con Maria o con i fratelli (Mt. 12,46), né ai piedi della croce (Gv., 19,27).
Il Vangelo e la tradizione tacciono del tutto sulla sua sepoltura e sulla sua pretesa risurrezione. Sua principale grandezza consiste nell'essere vero sposo di Maria, padre verginale di Gesù, suo nunzio e custode.
La Chiesa Orientale fu la prima a celebrare, la domenica precedente il Natale, una festa degli "antenati" di Gesù, tra cui S. Giuseppe occupava il primo posto. Ancora oggi il Martirologio Romano il 24 dicembre afferma: “Commemorazione di tutti i santi antenati di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ovvero di quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza avere ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede: da essi nacque secondo la carne il Cristo, che è al di sopra di tutto il creato, Dio benedetto nei secoli”.

In occidente s'incominciò a venerarlo a cominciare dal secolo XI. La devozione verso di lui fiorì quando Gregorio XV rese la sua festa di precetto (8-V-1621 – era di precetto!); fino all’inserimento del suo nome nel canone della Messa (1962).

Nella sua vita rifulse la perfetta osservanza della legge, la laboriosità silenziosa e amorosa, e l'abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

Abbiamo letto nella I lettura:
“Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno”.

È Dio che dona stabilità al suo popolo. S. Giuseppe è custode con le sue virtù umane e nella fede della stabilità donatagli da Dio.
S. Giuseppe è in questo patrono della Chiesa universale perché custode della Sposa del suo Figlio.
Afferma Papa Francesco:
“La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera. Cristo è il Pastore della Chiesa, ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini”.

La libertà di S. Giuseppe e della sua sposa Maria, giocate per il Regno di Dio, ci hanno fatti eredi della promessa di Cristo.
È la fede di S. Giuseppe, pari alla fede del Patriarca Abramo, che ci ha fatti eredi. Afferma l’Apostolo Paolo: “Eredi dunque si diventa in virtù della fede”. Imitiamo la fede di S. Giuseppe.
Scrive il beato Giovanni Paolo II: “San Giuseppe, con te, attraverso di te, noi benediciamo il Signore. Egli ti ha scelto fra tutti gli uomini per essere il casto sposo di Maria, colui che sta alla soglia del mistero della sua maternità divina, e che, dopo di lei, accoglie questa maternità nella fede come opera dello Spirito Santo … Continua a proteggere tutta la Chiesa, la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù”.

Anche noi, come S. Giuseppe, non temiamo di prendere con noi “il bambino che è generato”. “E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca”.

“Cristo è il riferimento fondamentale – afferma Papa Francesco -, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere. Come ha ripetuto più volte Benedetto XVI, Cristo è presente e guida la sua Chiesa. In tutto quanto è accaduto il protagonista è, in ultima analisi, lo Spirito Santo”.

“Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”
Amen.