All'inizio della settimana abbiamo ascoltato il racconto del ritorno dall'esilio nel libro di Esdra, al tempo di Ciro. Con il profeta Aggeo siamo al tempo di Dario, successore di Ciro, molti anni dopo. Ritornati in patria, gli Israeliti avevano subito innalzato un altare, ma non ricostruito il tempio. Passarono gli anni, ed essi si costruirono le proprie comode case, ma non trovarono mai né il tempo nè i mezzi per ricostruire la casa di Dio.
Così il Signore, attraverso il profeta Aggeo, rimprovera il suo popolo. Quale insegnamento per noi ha questa vicenda?
Siamo più attenti ai nostri progetti che dare gloria a Dio nei nostri progetti!
Il Tempio per Israele era il segno e la presenza delle Signoria e della Maestà di Dio: non costruirlo voleva dire, noi bastiamo a noi stessi!
Ma ci bastiamo? Siamo felici per questo?
Il Vangelo ci racconta di Erode, che aveva fatto uccidere il Battista, ed ora sente dei racconti su Gesù. E' curioso di capire chi è Gesù, vuole vederlo.
Come il Tempio era la presenza di Dio, ora Gesù è la presenza di Dio: ricordiamo ciò che accade alla sua morte come l'evangelista racconta lo squarciamento del velo del Tempio - (il velo che isolava il Santo dei Santi, dove dimorava l'Arca, in cui vi erano le tavole della Legge) -, come a dirci, che ora nulla è più nascosto, Dio è visibile in Gesù. Gesù è il vero tempio, in lui Dio è vicino al suo popolo, Gesù è la legge, la Parola che da vita.
L'attegimento curioso di Erode è allora da superare: non basta vedere Gesù, bisogna entrare in relazione con Lui. Non basta avere un attegiamento di ammirazione, ma bisogna riconoscere in Gesù il Signore e il Maestro.
I Santi Martiri ci richiamano in questo percorso.
"Spesso si è sostenuto che il culto dei martiri sia solo la traslazione in campo cristiano del culto tributato dagli antichi romani ai defunti e agli eroi. ... La figura dell’eroe e del martire si distinguono profondamente: mentre nel primo si esalta la forza, il potere, la vittoria, nel martire emerge l’apparente sconfitta, l’umiliazione, la caduta a terra. Ma proprio in questo fallimento umano il martire si rende prossimo al divino per mezzo dell’emulazione di Gesù. Il martire tende dunque ad essere un tutt’uno con Cristo, cosa che invece non si riscontra fra l’eroe e le divinità pagane che godevano comunque di un culto distinto". (Nicola Rossetti)
Il Martire è colui che riconosce, ma non solo, si conforma al suo Signore e Maestro.
Oggi celebriamo la memoria dei Santi Martiri Cosma e Damiano e loro soci (o fratelli) Antimo, Leonzio ed Eupreprio.
Discepoli, in tutto simili al loro Signore e Maestro Gesù.
Come afferma il Martirologio Romano: vivevano "la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure".
Questa carità, compassione nata della fede dei Santi Cosma e Damiano, è certamente risposta al monito del loro Maestro Gesù: "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10, 8).
Il bene si fa gratis! Un richiamo per ciascuno di noi, in un mondo dove tutto a sempre un doppio fine: fosse solo anche guadagnare prestigio o stima o fama. Il bene si fa gratis!
La Passione, che si ispira a Teodoreto, ci informa che "i santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte". Passarono infatti per le prove dell'annegamento, della fornace ardente, della lapidazione, della flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio - per decapitazione - nell'anno 303.
Quindi quest'anno celebriamo i 1710 anni del loro martirio: una testimonianza di fede ultra millenaria.
Concludo con una preghiera:
Noi ti lodiamo e ti adoriamo, Signore, re del martiri, che per noi offristi la tua vita nella cena pasquale e nella oblazione cruenta sulla croce. Per i santi martiri Cosma e Damiano, uccisi a causa del vangelo e per testimoniare la loro fede in te, ti preghiamo, donaci la vera libertà di spirito, da' a noi pure una fede pura e coerente, fa che sosteniamo con fortezza le prove della vita e donaci di vincere le seduzioni del mondo, perché possiamo piacerti e meritare come loro di essere un giorno partecipi della tua gloria. Amen.