| Beato Agnello da Pisa | 
"A Oxford in Inghilterra, beato Agnello da Pisa, sacerdote, che, mandato da san Francesco prima in Francia e poi in Inghilterra, vi istituì l’Ordine dei Minori e promosse lo studio delle scienze sacre". (M.R.)
"A Camerino nelle Marche, sant’Ansovino, vescovo". (M.R.)
"A Córdova nell’Andalusia in Spagna, passione dei santi Ruderico (Rodrigo), sacerdote, e Salomone, martiri: il primo, rifiutatosi di credere che Maometto fosse vero profeta inviato dall’Onnipotente, fu gettato in carcere, dove incontrò Salomone, che in precedenza aveva per qualche tempo aderito alla religione maomettana, e insieme portarono gloriosamente a termine la loro prova con la decapitazione". (M.R.)
"Nel monastero di Cava de’ Tirreni in Campania, beato Pietro II, abate". (M.R.)
"Oggi abbiamo la gioia di incontrarci nella solennità        di Tutti i Santi. Questa festa ci fa riflettere sul        duplice orizzonte dell’umanità, che esprimiamo        simbolicamente con le parole “terra” e “cielo”: la        terra rappresenta il cammino storico, il cielo        l’eternità, la pienezza della vita in Dio. E così        questa festa ci fa pensare alla Chiesa nella sua        duplice dimensione: la Chiesa in cammino nel tempo e        quella che celebra la festa senza fine, la        Gerusalemme celeste. Queste due dimensioni sono        unite dalla realtà della «comunione dei santi»: una        realtà che comincia quaggiù sulla terra e raggiunge        il suo compimento in Cielo. Nel mondo terreno, la        Chiesa è l’inizio di questo mistero di comunione che        unisce l’umanità, un mistero totalmente incentrato        su Gesù Cristo: è Lui che ha introdotto nel genere        umano questa dinamica nuova, un movimento che la        conduce verso Dio e al tempo stesso verso l’unità,        verso la pace in senso profondo. Gesù Cristo - dice        il Vangelo di Giovanni (11,52) - è morto «per        riunire insieme i figli di Dio dispersi», e questa        sua opera continua nella Chiesa che è        inseparabilmente «una», «santa» e «cattolica».         Essere cristiani, far parte della Chiesa significa        aprirsi a questa comunione, come un seme che si        schiude nella terra, morendo, e germoglia verso        l’alto, verso il cielo.
       I Santi - quelli che la Chiesa proclama tali, ma        anche tutti i santi e le sante che solo Dio conosce,        e che oggi pure celebriamo - hanno vissuto        intensamente questa dinamica. In ciascuno di loro,        in modo molto personale, si è reso presente Cristo,        grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e        i Sacramenti. Infatti, l’essere uniti a Cristo,        nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la        apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le        conferisce, già qui sulla terra, una dimensione        eterna. In sostanza, significa diventare conformi        all’immagine del Figlio di Dio (cfr Rm        8,29), realizzando il progetto di Dio che ha creato        l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ma questo        inserimento in Cristo ci apre - come avevo detto -         anche alla comunione con tutti gli altri membri del        suo Corpo mistico che è la Chiesa, una comunione che        è perfetta nel «Cielo», dove non c’è alcun        isolamento, alcuna concorrenza o separazione. Nella        festa di oggi, noi pregustiamo la bellezza di questa        vita di totale apertura allo sguardo d’amore di Dio        e dei fratelli, in cui siamo certi di raggiungere        Dio nell’altro e l’altro in Dio. Con questa fede        piena di speranza noi veneriamo tutti i santi, e ci        prepariamo a commemorare domani i fedeli defunti.        Nei santi vediamo la vittoria dell’amore        sull’egoismo e sulla morte: vediamo che seguire        Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso        al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo        riempie d’amore, di speranza. Solo la fede nella        vita eterna ci fa amare veramente la storia e il        presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del        pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in        Cielo.
       La Vergine Maria ci ottenga la grazia di credere        fortemente nella vita eterna e di sentirci in vera        comunione con i nostri cari defunti". 
(Benedetto XVI, 1 novembre 2012)
 
