GIOVANNI ANTONIO BALDESCHI nacque a Ischia di Castro (Viterbo) intorno al 1780. Ordinato presbitero nel 1797, fu incaricato, appena l’anno dopo, di seguire spiritualmente madre MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE, monaca professa al monastero del Terz’Ordine Francescano dei Santi Filippo e Giacomo a Ischia di Castro, ispiratrice del nuovo Ordine delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento (“sacramentine”). BALDESCHI sostenne l’autenticità del carisma presso il vescovo del luogo, e l’ordine nacque il 31 maggio 1807, con l’ospitalità in un monastero agostiniano nel centro di Roma. Fu il cardinale DELLA SOMAGLIA, vicario di Roma, a concedere il permesso di esporre il Santissimo Sacramento tutte le domeniche e feste di precetto. Ma il nuovo impegno apostolico fu subito segnato dalla sofferenza, a causa dell’occupazione napoleonica di Roma. Senza nessuna colpa, BALDESCHI fu portato in carcere, sia pure per soli tre giorni, mentre a madre MADDALENA fu ordinato di trasferirsi presso la famiglia a Porto Santo Stefano, e stessa sorte toccò alle postulanti. Terminata la persecuzione napoleonica, il piccolo gruppo poté rientrare a Roma e il 22 luglio 1814 ricevette l’approvazione definitiva da parte di PIO VII.
Nel
1824, poi, morì la beata MARIA MADDALENA; le successe madre GIUSEPPA DEI SACRI
CUORI, che riuscì con padre BALDESCHI a completare la stesura delle
Costituzioni. Intanto, su desiderio di alcuni nobili napoletani, nel 1828
nacque un monastero nella città partenopea; alla fondazione fu inviato anche il
servo di Dio, in quanto membro del clero romano. Quando poi la madre GIUSEPPA
fu mandata a Squillace per fondare un altro monastero, il sacerdote rimase a
Napoli per assestare la comunità, ormai accresciuta di oltre 120 religiose, e
poter seguire la nuova fondazione calabrese. Costante rimase il suo impegno per
consolidare il culto eucaristico e propagandarne l’efficacia.
All’inizio
del 1840 padre BALDESCHI si ammalò di malattia polmonare e, dopo le prime cure
presso il vicino Ospedale degli Incurabili, fu trasferito a Torre del Greco,
dove morì il 10 agosto dello stesso anno. Fu sepolto nel monastero di Santa
Maria delle Grazie; nel 2008 la salma fu tumulata nella chiesa del monastero di
San Giuseppe.
Venerdì
21 febbraio alle ore 12 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico
Lateranense si concluderà la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana
sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del servo di Dio
GIOVANNI ANTONIO BALDESCHI, sacerdote della diocesi di Roma e cofondatore delle
Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento.
La
Sacramentine annoverano già altri
membri in fama di santità o già riconosciuta della Chiesa, come la fondatrice
Caterina Soderini. Ecco l’elenco per data di morte:
†1824:
Beata MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE
(Caterina Sordini), fondatrice
†1840:
servo di Dio Giovanni Antonio Baldeschi, sacerdote diocesano, confondatore
†1844:
serva di Dio MARIA GIUSEPPA DEL SACRI
CUORI (Marianna Fortunata Cherubini), fondatrice a Napoli
†1876:
serva di Dio MARIA SERAFINA DELLA CROCE
(Ancilla Ghezzi), fondatrice a Monza
CATERINA
SORDINI
Caterina
Sordini nacque a Porto Santo Stefano (Grosseto) il 17 aprile 1770; a 16 anni
sembra che fosse stata promessa in sposa ad un marittimo di Sorrento, Alfonso
Capece, ma lei declinò la scelta e dando seguito al suo desiderio, entrò fra le
Terziarie Francescane di Ischia di Castro (Viterbo), ricevendo l’abito
religioso il 26 ottobre 1799.
Ebbe
come guida e padre spirituale don Giovanni Baldeschi e come spesso accade, da
questo profondo legame spirituale, Caterina ricavò l’ideale di fondare un nuovo
Istituto religioso dedito all’adorazione perpetua dell’Eucaristia, centro e
culmine di ogni vita cristiana.
Nel
frattempo nel Capitolo del 20 aprile 1802 delle Terziarie Francescane, fu
eletta badessa a soli 32 anni; aveva cambiato il nome in Maria Maddalena
dell’Incarnazione, si dedicò ad un deciso riordinamento economico della casa e
ad una restaurazione della vita regolare delle Terziarie.
Il
periodo del suo governo fu accompagnato da una serie di fenomeni straordinari e
da un crescente fervore di vita spirituale, per cui in tutta la zona si diffuse
la fama della giovane badessa, la quale comunque non aveva mai abbandonato
l’ideale delle suore adoratici.
Con
l’accordo del padre Baldeschi e del vescovo di Acquapendente, mons. Pierleone,
iniziò la stesura delle regole del nuovo Istituto. L’8 luglio 1807, lasciò
Isola di Castro e le Terziarie Francescane e con l’incoraggiamento di Pio VII,
inaugurò a Roma la prima casa delle “Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento” in
un ex convento carmelitano alle Quattro Fontane.
Durante
l’occupazione francese di Roma, la Congregazione fu sciolta forzatamente in
base alle leggi napoleoniche e Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, fu
mandata in esilio, prima a Porto Santo Stefano e poi a Firenze.
Ma
in Toscana ebbe l’opportunità di conoscere alcune giovani, che costituirono il
gruppo iniziale delle nuove Adoratrici, quando queste poterono ritornare a Roma
in S. Anna al Quirinale, il 19 marzo 1814.
Quattro
anno dopo, il 13 febbraio 1818, il papa Pio VII approvò definitivamente
l’Istituto, che ormai era dedito alla solenne e pubblica esposizione del SS.
Sacramento, con la continua adorazione.
La
Madre Fondatrice, morì a Roma il 29 novembre 1824, lasciando una fama di
santità e di fenomeni straordinari che l’avevano accompagnata in vita. Fu
sepolta in S. Anna al Quirinale, con il permesso del papa, che allora aveva la
sua residenza nel palazzo del Quirinale, ma nel 1839 le sue spoglie furono
traslate nella chiesa di S. Maria Maddalena a Monte Cavallo, nuova sede di Roma
delle Adoratrici Perpetue e contemporaneamente furono avviati i processi
canonici per la sua beatificazione, che ad oggi sono in fase avanzata.
La
presenza delle suore è attualmente in Europa, America, Africa; solo in Italia
dopo Napoli e Roma che furono le prime, sono presenti in dodici case (anno
2001).
Papa
Giovanni Paolo II l'ha dichiarata "Venerabile" in data 24 aprile
2001. Benedetto XVI il 17 dicembre 2007 ha riconosciuto un miracolo attribuito
alla sua intercessione.
Il
3 maggio 2008 è avvenuta la celebrazione della beatificazione a Roma presso la
Basilica di San Giovanni in Laterano.
MARIANNA
FORTUNATA CHERUBINI
La
Serva di Dio nacque ad Ischia di Castro (VT) il 31 luglio 1788. A circa tre
anni i genitori la collocarono come educanda presso il Monastero delle locali
Terziarie Francescane. La giovane Fortunata desiderava restare nella vita
monastica, ma trovò l’opposizione prima della zia e poi del padre (la madre nel
frattempo era morta), per cui rientrò in famiglia per qualche tempo.
Avendo
manifestato perseveranza nel suo proposito di consacrarsi al Signore, verso i
15 anni di età fece ingresso in qualità di novizia tra le suddette Monache; il
19 agosto 1804 emise la professione prendendo in religione il nome di Clotilde.
Nel
1807 l’allora abbadessa del Monastero, la Beata Maria Maddalena
dell’Incaranazione (nel sec. Caterina Sordini), portò a termine un progetto da
tempo coltivato, fondando un Istituto dedito all’Adorazione Perpetua del SS.
Sacramento; la Serva di Dio fu tra quante, condividendone l’ideale di
consacrazione al Signore, la aiutarono nell’attuazione di tale progetto.
Dopo
lunghe trattative tra il Vescovo di Acquapendente e il Pontefice del tempo, il
gruppo di religiose, accompagnato da P. Giovanni Antonio Baldeschi, direttore
spirituale della Beata Maria Maddalena e zio di Suor Clotilde, partì alla volta
di Roma il 31 maggio 1807.
La
piccola comitiva trovò ospitalità presso il Monastero agostiniano di via
Inselci, in Roma, e dopo un mese passò presso l’ex convento dei carmelitani
scalzi spagnoli accanto al Palazzo del Quirinale.
Dovette
poi affrontare le dure prove derivanti dalla persecuzione napoleonica. Dopo
l’invasione dell’Italia e l’occupazione di Roma, il Papa fu deportato in esilio
in Francia; i Monasteri e le case religiose vennero requisiti e la lotta contro
il clero e la vita monastica esplose con grande forza.
Lo
stesso P. Baldeschi fu imprigionato con accuse calunniose e poi rilasciato; la
B. Maddalena e alcune compagne, tra cui la Serva di Dio, conobbero la via
dell’esilio, prima a Porto S. Stefano e poi a Firenze. Nonostante la situazione
di oggettiva difficoltà, nacquero nuove vocazioni che riempirono poi il
Monastero di Roma e fecero estendere l’Istituto anche in altre città. Terminata
la persecuzione l’approvazione definitiva da parte del Pontefice Pio VII.
Sotto
la solida guida di Mons. Menocchio, Vescovo agostiniano e sacrista del S.
Padre, affidato alle religiose dal Pontefice come guida spirituale,
l’Adorazione Perpetua iniziò ad avere anche una sua fisionomia giuridica:
Regola di S. Agostino e Costituzione legate al proprio carisma specifico. Le
componenti della novella famiglia religiosa adottarono un abito proprio ed
emisero la nuova professione monastica. La Serva di Dio mutò il suo nome in
quello di Maria Giuseppa dei Sacri Cuori
e collaborò alla stesura delle prime Costituzioni.
Nel
1824 morì la Fondatrice e sorsero alcune divisioni all’interno della Cominità
di Roma. La Serva di Dio fu eletta Superiora di quella casa e la governò con
saggezza e prudenza, riuscendo anche a completare le Regole, ancora incomplete
nella precedente stesura.
Nell’ottobre
1828 si recò a Napoli per erigere una nuova Casa dell’Istituto. La fondazione,
lungamente voluta e preparata da alcuni nobili di napoletani, trovò il suo
pioniere nel cavalier Buonocore, ottenne la benedizione del Card. Ruffo Scilla
e fu accompagnata anche dalla benevolenza del Re Francesco I e della Regina
Madre.
Non
mancarono tuttavia le difficoltà, causate da alcune divisioni interne. La
stessa Serva di Dio venne fatta oggetto di rilevanti opposizioni e dovette
superare non poche difficoltà. Per affrontare tali prove trovò forza nella
preghiera fervorosa; spronò le consorelle a raggiungere un sempre maggiore
livello di perfezione ed ella stessa costituì per loro un esempio attraverso
l’esercizio della virtù cristiane.
Con
amorevole sollecitudine assistette spiritualmente e materialmente alcune
famiglie povere e mostrò particolare sollecitudine per le anime in pericolo.
Divenne così modello di condotta virtuosa per quanti l’accostavano: re, regine,
cardinali, vescovi, fedeli di ogni rango e sesso.
Nel
1836, su richiesta del Vescovo di Squillace, Mons. Rispoli, si recò a fondare
un nuovo Monastero nella regione calabra. Dopo circa sei anni fece ritorno nel
Monastero di Napoli. Al rientro si accentuarono le fazioni interne alla
Comunità e la Serva di Dio dovette affrontare un periodo difficile anche dal
punto di vista spirituale.
Chiamata
in Roma dalla Sede Apostolica per porre fine alla profonda divisione presente
in quella Comunità portò a termine il proprio compito con grande umiltà e
cercando sempre di facilitare la pace reciproca.
Eletta
Priora della Comunità romana, morì in concetto di santità la notte tra il 5 ed
il 6 ottobre 1844 per gravi problemi cardiologici. Volle morire attaccata al
suo crocifisso.
Nel
1898 il Papa Leone XIII, mediante la Bolla
Pium Institutum estese tutto ciò che era stato previsto nella riforma
redatta dalla Serva di Dio come stile di vita dell’intero Istituto della
Adorazione Perpetua.
Nel novembre 1844 viene aperta la causa di canonizzazione, ma
per varie vicende viene riaperta il 16 settembre 2008. Il 22 ottobre 2013 vie è
l’apertura della sessione dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche
e la fama di santità e di segni della serva di Dio; che si conclude il 30
settembre 2014.
ALCILLA
GHEZZI
1808: 24 ottobre: Ancilla
Ghezzi nasce da Carlo e Teresa Galbiati e viene battezzata lo stesso giorno
nella basilica di S. Giovanni Battista. Il padre è operaio, la madre presta
servizi a ore come domestica.
1816 ca.: a causa della povertà della famiglia (i
figli sono cinque), va a lavorare alla Bottega dei Francesi, dove
deve confezionare colletti, bretelle e altre piccole cose del genere.
1817: Riceve la prima Comunione.
1819: Riceve la Cresima dall’arcivescovo di Milano,
Card. Gaetano Gaysruck.
1820: Le muore il padre, stremato dalla
miseria.
1822: Va a Milano a servizio presso una
famiglia, ma se ne allontana subito, perché la sua virtù è insidiata. Presta
poi servizi saltuari presso varie famiglie.
1823: Fa promessa di castità, povertà e obbedienza.
1826: è’ assunta come operaia in un negozio di
manifatture presso la Casa d’Industria.
1830 ca.: è assunta come operaia alla Filanda Corti.
Non molto tempo dopo, per la sua diligenza e capacità, è nominata assistente
1831: Dal suo confessore viene fatta conoscere a Don
Marco Passi, di Brescia, e questi, giudicandola molto positivamente, le propone
di farsi monaca nel monastero che egli ha in animo di fondare; allo scopo
si dichiara disposto a pagare una maestra che le insegni a leggere e a
scrivere, dato che non era riuscita a farlo da bambina, benché non mancasse
affatto di intelligenza. Ella, dopo un primo assenso, rifiuta l’offerta, perché
sente di essere chiamata ad altra via. Rifiuta pure delle proposte di
matrimonio, anche vantaggiose.
1836-1843: Lavora come inserviente al Collegio
Bianconi. E’ molto stimata. Ha frequenti estasi che vengono giudicate sintomo
di malattia, ma il medico non sa curarle.
1843: Torna a casa sua, dove vive con la madre. Per
vivere confeziona fiori di carta e stoffa. Continuano le estasi. Il
confessore, Don Albonico, consulta l’Arciprete, msg. Zanzi; poiché intanto si è
sparsa la notizia di questi fatti straordinari e se ne interessa anche la
polizia; monsignore informa l’Arcivescovo e si fa garante della serietà di
Ancilla; ne diventa direttore spirituale.
1844: settembre: Ancilla e la madre vanno ad abitare
in due stanze al Carrobiolo, sperando di poter godere un po’ di pace.
1845: Continuano i fenomeni mistici .- Nella
Quaresima è visitata da una commissione di medici venuti da Milano, i quali
danno un giudizio vago, ma globalmente negativo.
Il 22 maggio, solennità del Corpus Domini, si
sente ispirata da Dio a fondare in Monza un monastero di Adoratrici Perpetue
del SS. Sacramento, conforme a quello già esistente in Roma - è fatta oggetto
di pesanti accuse presso l’Arcivescovo di Milano, che decide di farla esaminare
da medici in ospedale.
1846: dal 3 febbraio al 24 aprile deve rimanere
all’Ospedale di Porta Nuova in Milano, per essere sottoposta a esami e
osservazioni dei medici: il giudizio finale è sfavorevole. Al ritorno a Monza
deve sottostare a nuove calunnie e all’interdizione ai sacerdoti di ascoltarla.
Ma il Barnabita Padre Giampietro Curti accetta di diventare suo confessore e la
sostiene nelle difficoltà e nelle dure lotte contro il demonio.
1849: 3 novembre sera: con tre compagne (Giuseppina
Lampugnani, Pasqualina Viganò, Mansueta Pirola) si ritira in un piccolo
appartamento preso in affitto al Carrobiolo: qui vivono secondo un regolamento
dato loro da P. Curti. Fanno turni di adorazione alla Croce, finché, ottenuto
il permesso di conservare l’Eucaristia, danno inizio all’adorazione
dell’Eucaristia. Il governo della piccola Comunità viene affidato ad Ancilla.
Sono poste così le basi del futuro
Monastero.
1852: Un decreto dell’Imperial Regia Luogotenenza
riconosce e autorizza la “Pia Società di vergini dette Sacramentine esistente
nella città di Monza”, di cui è dichiarato reponsabile msg. Zanzi.
Per le continue, false accuse mosse ad Ancilla e alle compagne, i
superiori dei Barnabiti, trasferiscono P. Curti a Milano.
1854: Dal principio di quest’anno la piccola
Comunità (22 membri) osserva la Regola dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue,
mandata dalla Superiora di Roma su richiesta di P. Curti.
1854: Grazie alle doti di due sorelle si acquista
l’antico monastero di S. Maddalena, che però ha bisogno di molti restauri.
1855: 15 settembre: muore P.
Curti.
Il 24 settembre la
comunità si trasferisce dal Ritiro del Carrobiolo nel monastero.
1856: Si acquista la chiesa, anch’essa da restaurare
perché era stata adibita a uso profano. Poco dopo si completa l’acquisto
dell’intero caseggiato di via S. Maddalena.
4 novembre: Ancilla e una Sorella partono per Roma,
per compiere nel monastero delle Adoratrici Perpetue la loro formazione alla
Regola dell’Ordine. Fanno la Vestizione il 5 dicembre.
1857: Il Papa Pio IX concede alle due Monzesi di
abbreviare il periodo di formazione: perciò il 29 settembre possono
fare la Professione. Ancilla prende il nome di Serafina della Croce. Il 5
ottobre, con altre due Sorelle monzesi, che già avevano professato
l’anno precedente nel monastero di Roma, partono per Monza. Sr. Maria Serafina
ha l’incarico di Vicaria e di Maestra delle novizie. Arrivano a Monza l’11
ottobre. Il 15 dicembre l’arcivescovo Romilli nella chiesa del monastero
presiede alla Vestizione delle prime dodici probande.
1859: 4 marzo: ultimato il
restauro, la chiesa viene benedetta da msg. Zanzi e il 19 giugno è aperta al
pubblico con la solenne Esposizione, continuata per 13 giorni consecutivi.
1861: 15 novembre: Pio IX firma il
Decreto per l’erezione canonica del monastero, la clausura papale e la
Professione delle Novizie.
1862: 23 gennaio: il Vicario
Capitolare di Milano, msg. Caccia Dominioni notifica ufficialmente alla
comunità il Decreto del S. Padre. Diciotto novizie fanno la Professione
solenne. - Il 13 novembre msg. Caccia consacra la
chiesa.
1863: 3 marzo: si tiene il primo Capitolo e Sr. Serafina
della Croce viene eletta superiora: le sarà rinnovata tale carica fino alla
morte.
1866: Si temono le conseguenze della legge eversiva
della proprietà ecclesiastica emanta il 7 luglio; Madre
Serafina dà esempio di totale fiducia in Dio; il monastero non viene soppresso.
1870: Si fonda un nuovo monastero a Innsbruck per la
donazione di una nobile del luogo, Sofia degli Angelini, divenuta Adoratrice
col nome di Sr. M. Pia del Divino Amore.
1871: Madre Serafina si reca a Innsbruck per sanare
dissapori sorti fra le tre monzesi mandate per la fondazione e le Suore native
del luogo. Dopo un breve soggiorno, ristabilita la pace, torna a Monza con le
tre sorelle italiane.
1876: 8 febbraio: Madre Serafina
muore.
1907: 26 marzo: Traslazione, nella
chiesa delle Sacramentine, dei resti mortali della Madre e di quelli di msg.
Zanzi, giustamente considerato confondatore del monastero.
1943: 13 marzo, apertura
della sessione dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama
di santità e di segni della serva di Dio.
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