La tragica storia della
principessa Mafalda Maria Elisabetta di Savoia-Assia (Roma, novembre
1902-Buchenwald 28 agosto 1944), secondogenita del re Vittorio Emanuele III ed
Elena di Montenegro è tristissima e straziante. La pupilla di casa Savoia era
andata sposa, il 23 settembre 1925, al principe tedesco Landgrave Philipp von
Hesse (Germania, 6 novembre 1896 - Roma, 25 ottobre 1980) tenente dell'Esercito
prussiano. Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari utilizzò il
Langravio d'assia conferendogli un grado nelle SS e vari incarichi. Non si sa
se Filippo fosse un nazista convinto, di certo Mafalda, almeno nei primi tempi
ammirava Hitler come del resto aveva ammirato Mussolini. Una foto storica li
ritrae circondati da innumerevoli e importanti invitati sullo scalone d'onore
del castello reale di Racconigi il giorno delle fastose nozze. L'unione
principesca fu allietata dalla nascita di quattro figli: Maurizio - Maurice
Frederick Charles (Racconigi, 1926) sposò
nel 1964 la Principessa tedesca Tatjana di Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da cui
divorziò nel 1974 ; Enrico - Henry William
Constantine (Roma, 1927-Langen, 1999); Otto - Otto Adolf (Roma, 1937 –Hannover,
1998) sposò nel 1965 Angela von Doering da cui divorziò nel 1969; seconde nozze
nel 1988 con la cecoslovacca Elisabeth Bönker, da cui divorzio nel 1994; Elisabetta
- Elisabeth Margarethe Elena Johanna Maria Jolanda Polyxene (Roma, 1940) sposò
nel 1962 Friedrich Carl Gf von Oppersdorff (1925-1985). La vita scorreva via, felice e piena. Mafalda
aveva ricevuto come dono di nozze Villa Polissena, a Roma: è lì che abitava quando tornava in
Italia. Poi il destino di Mafalda diventa tragico. Nel 1943, in piena guerra
mondiale, la principessa Savoia partì alla volta
della Bulgaria. Voleva abbracciare la sorella Giovanna di Savoia moglie del re
Boris III, agonizzante. La firma della resa dell'Italia agli anglo-americani e
il suo annuncio (8 settembre) la colsero Oltralpe. In pieno marasma con il
piano di Hitler che voleva arrestare il Re Vittorio Emanuele III, la Regina e
il principe ereditario. Che elusero la cattura rifugiandosi a Ortona e poi, via
mare, a Brindisi. Mafalda volle a tutti i costi ritornare a Roma per
riabbracciare i figli. I piccoli Savoia-Assia erano ben nascosti in Vaticano
sotto la protezione del cardinal Montini, il futuro Paolo VI. Il resto è noto.
Fu catturata con l'inganno dai nazisti di Kesselring (Mafalda è stata arrestata
il 22 settembre 1943 a Villa Wolkonski sede dell'ambasciata tedesca dove era
stata attirata con un inganno. Che venne in seguito portata all'aeroporto
dell'Urbe e imbarcata su un volo per Berlino) e deportata a Buchenwald. Il 18
ottobre del '43 Mafalda varcò il portone del Campo di concentramento. La principessa possedeva solo i
vestiti che indossava al momento dell'arresto. Le sue richieste di vestiti e
biancheria furono sempre negate. Le fu proibito anche di scrivere ed il suo
nome venne cambiato con quello di MADAME ABEBA. Rinchiusa in una baracca
riservata a prigionieri particolari che non lavoravano e ricevevano il vitto
delle SS che era poco migliore di quello che ricevevano i prigionieri comuni,
soggiornò insieme al socialdemocratico tedesco ed
ex ministro Brenschiel e sua moglie nonché una dama di compagnia
La principessa ebbe occasione
di conoscere un prigioniero italiano, il sardo Leonardo Bovini, addetto allo
scavo di una trincea antiaerea all'interno del recinto della baracca dove
Mafalda era prigioniera. Da lui si ebbe la notizia al Campo della presenza
della principessa di Savoia. Il 24 agosto del '44 Buchenwald venne bombardato
dagli alleati anglo-americani. Mafalda rimase ferita gravemente: il braccio
sinistro ustionato fino all'osso e una vasta bruciatura sulla guancia. Venne
trasportata nella camera di tolleranza del Campo trasformata provvisoriamente
in lazzaretto. Fu operata in ritardo dal medico capo delle SS perché non avesse
contatti con i prigionieri e con metodo inadeguato alla circostanza. Non venne
soccorsa adeguatamente e dopo quattro giorni d'agonia in preda alla cancrena la
sfortunata principessa moriva, a soli 42 anni.
La salma della principessa non fu cremata come accadeva normalmente, ma
messa in una cassa nera di legno e trasportata a Weimar in Germania dove fu
messa nel reparto d'onore riservato ai caduti in guerra nella fossa comune 262
delle SS. Recentemente fu scoperto che Mafalda non fu mandata subito in
Germania ma a Bolzano nel Campo smistamento dei prigionieri (ebrei, zingari,
politici). Ci sono testimoni oculari che l'hanno riconosciuta nel campo di
Bolzano. Era sempre vicina a una signora ebrea. Ma nessuno ha potuto
avvicinarla».
Perché il re non ha avvertito la figlia
sul pericolo imminente? «Non sapeva con esattezza la data dell'armistizio. Il
dramma è che non sono riusciti a coordinarsi. Lei è stata avvertita, però, al
confine italiano. Ma essendo sposata con un principe tedesco s'è fidata, non ha
pensato di poter diventare un capro espiatorio per i nazisti. Mafalda invece
divenne un simbolo, anche il marito fu spedito nel Campo di concentramento di
Flossenburg. (da www.lager.it)
PREGHIERA
Pietosissimo Iddio, che nei Tuoi
imperscrutabili disegni, permettesti che la Tua serva Mafalda, nata e vissuta
nella regalità della corte, si dipartisse da questa terra in seguito alle
sofferenze ed all'abbandono vissuto negli ultimi mesi della sua esistenza
terrena, lontano dalle cure e dall'affetto dei suoi, umiliata e vilipesa in
suolo nemico, accetta il suo sacrificio!
Fà che ella, spiritualmente ricollegata
alle grandi donne della sua casa che la precedettero, in una dinastia di Santi
e di Eroi, ascenda presto alla Beatitudine del Regno dei Cieli, onde
intercedere presso di Te per la grandezza del Regno d'Italia.
Così sia.
Con approvazione ecclesiastica
+ Giuseppe Gagnor, Vescovo
18 nov. 1945
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