È
una leggenda locale, certamente nata sulla diatriba del culto di Sant’Alessandro,
che ha fatto nascere un omonimo, che guarda un po' si celebra lo stesso giorno
del patrono di Bergamo.
Il
Martirologio non riporta la notizia, sia prima che dopo il Concilio Vaticano II.
Questa dimostra che la notizia non è storicamente plausibile e senza riscontri
ampi, se non qualche versione leggendaria locale.
Però
l’opera de il Moro (1791) custodita nella chiesa bresciana di Sant’Alessandro
ha alcuni elementi iconografici che definiscono un altro Santo.
Il Santo rappresentato dal Moro però
non sarebbe il Sant’Alessandro di Bergamo, ma un omonimo bresciano, vissuto al
tempo di Nerone. Per questo il martire viene rappresentato con mani e piedi
forati, cosa che non si riscontra nella Passio di Alessandro della Legione
Tebea, non è nemmeno raffigurato in armatura e non ci sono riferimenti alla
legione romana alla quale apparteneva. L’unica cosa che li accomunerebbe è la
decapitazione che entrambi subirono.
Non ci sono comunque notizie chiare
su un Sant’Alessandro di origini bresciane, né che i padri Serviti abbiano
richiesto al Moro la rappresentazione della storia di un Alessandro diverso da
colui il quale era stato venerato fino a quel momento.
(FONTE)
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