A
Natale puoi!
Recita una famosa pubblicità,
mentre un ragazzo in tutti modi cerca di conquistare l’attenzione di un uomo
che vorrebbe fare incontrare con la sua mamma.
È il desiderio di amare e farsi
amare. Che non è solo una esigenza natalizia!
Il Natale è la festa cristiana dove
questo desiderio si fa carne. In Gesù, l’eterno Dio, creatore e liberatore, si
rende figlio, bambino, per renderci nuovamente figli, per liberarci da quella malata
libertà che ci ha resi schiavi. Solo amando siamo liberi, liberati e
liberatori.
Gesù è venuto a ridarci tutto
questo!
La Parola di Dio questa festività
ci racconta molte cose, uno stile.
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Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Siamo tutti della stessa stirpe,
siamo tutti dello stesso popolo: quello umano, e nutrendoci del sangue di Cristo,
in noi scorre stesso sangue.
Se a Natale puoi, vorrei una Chiesa
che da questo Natale, bandisca dal suo linguaggio ogni parola che separa, che
divide, che sottomette, che discrimina l’uomo per qualunque motivo. Per come è
la sua accento, per come mangia, per come vive la sua affettività, per come è
il colore della sua pelle, come Giuseppe, che era uomo giusto, lasciamo a Dio di giudicare il cuore di ogni
persona, a noi invece spetta portare nel modo la giustizia di Dio e compiere " il disegno del Padre, fare di Cristo
il cuore del mondo" (Ant. Liturgia delle Ore).
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A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.
Accogliere il Natale, con il mistero
di vita, significa diventare figli di Dio,
cioè pian piano assumere quei lineamenti di umanità che Gesù, il figlio di
Dio, ci ha insegnato. Avere i suoi sentimenti, la sua umanità.
Se a Natale puoi, vorrei una Chiesa
che da questo Natale, bandisca dal suo linguaggio e dal suo stile ogni
disumanità. Cari cristiani, noi siamo la Chiesa dell’ormai vicino 2020, che non
è la chiesa marziana, come certi film del passato, sognavano, ma una chiesa
umana e umanizzante. Mettiamo al bando ogni atteggiamento e linguaggio che ci
rende cattivi testimoni sia dentro la comunità credente e sia con la comunità
umana, di cui facciamo parte.
Ricordiamoci cosa dice la liturgia
offertoriale: “L’acqua unita al vino sia
segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la
nostra natura umana”.
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I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto.
In ogni Natale incontriamo i
pastori, che all'inizio vegliano con il gregge, poi li vediamo andare senza
indugio a vedere il Bambino adagiato
nella mangiatoria, ed infine li scopriamo annunciatori di un annunzio
ricevuto.
Cari cristiani, anche noi in
avvento proviamo a vegliare nell'attesa, poi veniamo alla Messa del Natale del
Signore, e poi?
Se a Natale puoi, vorrei una Chiesa
che da questo Natale, viva dello stupore dell’incontro con il Signore, quello
dei pastori; che spenga la Tv quando questa approfondisce le miserie umane o le
banalità dell’odierno vivere. Una Chiesa, noi, cari cristiani, che stupita dall'incontro non ricordi il freddo della veglia con il gregge, ma che ricordi la semplicità
e la gloria che ha visto e ha ascoltato nella Notte Santa, come i pastori che glorificando e lodando Dio per tutto quello
che avevano udito e visto. Uno stupore che sia contagioso: Tutti quelli che udivano si stupirono delle
cose dette loro dai pastori.
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In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento
di tutta la terra.
Mi piace questa annotazione
storica. La nascita di Gesù è un fatto storico, ed accade dentro un preciso
tempo.
Se a Natale puoi, vorrei una Chiesa
che da questo Natale, sappia accogliere i tempi di Dio, sappia accogliere la
fantasia dello Spirito che la rende viva, sappia dare ragione ai semplici e ai
dotti, perché come ci ricorda l’Apostolo Pietro: adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a
rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia
questo sia fatto con dolcezza e rispetto.
Ecco il nostro augurio vicendevole:
«Gloria
a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Amen.
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