XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO –
ANNO B
Il Vangelo e la prima lettura di questo domenica ci
aiutano a fare una riflessione: quanto è grande la mia speranza?
La pagina del profeta Isaia è come un vento fresco
durante una giornata afosa.
È la descrizione del Regno di Dio che avanza, che
delinea il suo essere presente in mezzo a noi.
Il Regno di Dio non chiedi clamori, non chiede urla in
piazza, chiedi di aprirsi al suo divenire. «Effatà»,
cioè: «Apriti!».
Affermava Papa Benedetto:
“Il significato
storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all’intervento di
Gesù, ‘si aprì’; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile
comunicare; la guarigione fu per lui un’‘apertura’ agli altri e al mondo,
un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva
tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi
in modo nuovo”.
Riaffermo: relazionarsi
in modo nuovo, chi si apre a Cristo si relaziona in un modo nuovo.
Continua Papa Benedetto:
“Ma tutti sappiamo
la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di
senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della
persona, quello che la Bibbia chiama il ‘cuore’. È questo che Gesù è venuto ad
‘aprire’, a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con
Dio e con gli altri”.
«Effatà», cioè: «Apriti!», è il gesto che tutti noi
battezzati abbiamo ricevuto dopo l’immersione nel sacro fonte:
il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del
neo-battezzato dice: Effatà, pregando
che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il
Battesimo, la persona umana inizia a ‘respirare’ lo Spirito Santo.
Ecco il respiro di speranza che viene oggi proclamato:
lo Spirito che guidò Isaia, lo Spirito che accompagna Gesù; lo Spirito che
guida i battezzati.
Sarò testimone della speranza nella misura in cui
respirerò a pieni polmoni nello Spirito Santo, lo Spirito del Risorto. Lo
Spirito è nella Parola di Dio; nella Chiesa in quanto madre.
Il discepolo pieno di speranza è un discepolo che non
guarda le apparenze, non deduce partendo da un particolare, ma guarda l’uomo
e il mondo con gli occhi di Dio.
Dio non ha forse
scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del
Regno, promesso a quelli che lo amano?
Non vogliamo tanto fare del moralismo sui poveri o sulla
povertà (ognuno però ci pensi!), ma partendo dai poveri che vengono descritti
come coloro che amano il Regno di Dio - siamo così tornati al punto di partenza
del nostro discorso - domandiamoci: amo il Regno di Dio? Amo sempre il
progetto di Dio? Amo respirare nel Suo respiro? Amen.
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