Preghiera
Signore, Ti ringraziamo perché hai prediletto la tua Serva fedele Concetta Lombardo con i doni di una fede semplice e sincera, ispiratrice della sua vita umile e pia, e l’hai ricolmata del carisma evangelico dei puri di cuore, che volle difendere sino al sacrificio della vita. Degnati di glorificare la sua fedeltà assoluta al tuo amore perché, in virtù del ministero della Chiesa, sia onorata come modello di perfetta vita cristiana e invocata nelle necessità. Concedi anche a me, per sua intercessione, di crescere nella fede e di testimoniarla con la coerenza della vita.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.
* * *
Concetta
Lombardo nasce a Stalettì (CZ) il 7 luglio 1924 nella diocesi di
Catanzaro-Squillace. Il padre Gregorio muore in un incidente quando lei ha
sette mesi. Conosce la povertà, ma cresce sana e bella, assieme alla sorella
Angelina, educata da mamma Giovanna Rauti, che si divide tra la famiglia e i
lavori a giornata nei campi o a fare e vendere sapone. Anche Concetta, fatte le
scuole elementari, lavora nei campi, sbriga le faccende domestiche, ricama e fa
la sarta. Ogni giorno frequenta la parrocchia, dove è impegnata come
catechista. La sua fede è semplice, ma soda e convinta: nutre il suo spirito di
Parola e di Eucaristia e legge anche buoni libri, fornitigli dal suo parroco.
Tra questi c’è anche la vita di Santa Maria Goretti. Ha cura del proprio
cammino spirituale, formandosi nell’Azione Cattolica e nel Terz’Ordine
Francescano.
È
una ragazza seria, nelle parole e nei comportamenti. Era fidanzata di un
giovane, ma questi, emigrato in Germania, lì si sposa. Lei se ne fa una
ragione, accettando la volontà di Dio. Altre due persone esprimono a lei un
pensiero di amore, ma sono allontanate da Vincenzo Messina il
fruttivendolo-macellaio del paese vicino, Gasperina, che si invaghisce di lei a
tal punto da trasformare in breve tempo quel sentimento in un’autentica
ossessione. Il fatto di essere regolarmente sposato con una figlia non gli
impedisce di progettare la sua vita accanto a Concetta, in un crescendo di
proposte sempre più esplicite, fino al punto di proporle una convivenza. La conoscenza
di Concetta, da parte di Vincenzo, era avvenuta in seguito al comparaggio che
la sorella di Concetta, Angelina, aveva stretto con la famiglia Messina come
madrina nel battesimo della loro figlia. La frequenza delle famiglie, con
scambi di doni, come si è soliti fare in Calabria, accende la passione di
Vincenzo. Quando la famiglia Lombardo si accorge delle attenzioni particolari
del compare, rompe il comparaggio. Ma Vincenzo non demorde, insegue, pedina,
insidia Concetta, la quale deve continuamente nascondersi e scappare per non
incontrare il suo pretendente.
Concetta
ha molto chiaro il principio dell’indissolubilità del matrimonio,
dell’illiceità morale dell’adulterio, della peccaminosità di ogni relazione
extraconiugale. Respinge il pretendente in nome dei suoi principi morali: “Tu sei sposato. Dio non vuole, questo è
peccato”.
La
presenza ossessiva di Vincenzo davanti a casa di Concetta e le minacce non
velate, fino al punto di puntarle la pistola, assumono sempre più i contorni di
un dramma.
Si
arriva così al 22 agosto 1948,
quando Vincenzo, dopo una notte insonne e tormentata, esce di casa alle quattro
del mattino, dicendo alla moglie di voler andare a piangere la sua situazione
ed a far piangere qualcun altro. Dopo aver vagato per prati e campi, si
presenta dove Concetta sta raccogliendo fichi d’India insieme alla zia Maria e
a zio Giovanni. Pistola in pugno, Vincenzo prima invita e poi intima a Concetta
di seguirlo. La zia e un vicino, vista la situazione drammatica, invitano
Concetta a seguire Vincenzo. Avrebbero provveduto loro a dire alla madre quello
che era successo, ma Concetta si rifiuta “perché
questo è peccato ed è uno scorno per la mamma”. Partono tre colpi di
pistola: cade Concetta; quindi il Messina si suicida a pochi metri da lei.
Padre
Pasquale Pitari, ofmcapp
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