Giovanni è un Boanerges (gr. Βοανηργές). Questo soprannome gli è attribuito nel Vangelo (Marco 3 , 17) con il fratello Giacomo, figli di Zebedeo, e interpretato nel Vangelo stesso come «figli del tuono», per il loro carattere impetuoso.
È veramente impensabile che Giovanni, colui che nella cena posò il capo sul petto del Signore, fosse un uomo dal carattere impetuoso. Eppure, il vangelo ci ricorda questa sua caratteristica umana, caratteriale.
Diciamo, sorridendo, che chiunque è impetuoso – speriamo sempre per il bene e la verità – ha un patrono in Cielo, ma anche un esempio che lo sprona alla conversione della sua umanità.
È forse per questo che il Signore più lo amava, perché aveva bisogno d’amore, per liberarsi dalla sua impetuosità?
Egli infatti è anche identificato nel discepolo definito: “quello che Gesù amava”.
Se tutto questo è vero, egli è un miracolo dell’Amore.
Infatti Gesù deve talvolta frenare lo zelo intemperante e l'ambizione (Mc 10, 35; Mt 20, 20; Luca 9, 49-50 e 54) di San Giovanni. Karl Barth qualifica il quarto evangelista come “un’anima di fuoco e di tempesta”.
Dopo la testimonianza di sangue e di perdono del diacono Stefano, oggi celebriamo il miracolo dell’amore che rigenera il cuore e l’entusiasmo ardente del discepolo più giovane che se pur non è morto martire, ci ha testimoniato e ci testimonia Gesù con la ricchezza e profondità dei suoi scritti (il Vangelo, le Lettere e l’Apocalisse).
Giovanni però è ricordato come il “discepolo che Gesù amava” particolarmente nell’Ultima Cena. Scrive il vescovo di Carpi, Mons. Francesco Cavina:
“Sollecitato da Pietro chiede a Gesù il nome del traditore. E Gesù a Giovanni., e a lui solo, dice che è Giuda. Ma perché Giovanni che conosce il nome del traditore e sa che sta per consegnare il Maestro ai suoi nemici, non fa nulla per impedirlo? Perché come “discepolo amato” è talmente entrato nei pensieri di Cristo ed è così ripieno del suo amore da costituire ormai una sola volontà con Cristo, per cui vuole solo ciò che Cristo vuole, la nostra redenzione; ama ciò che Cristo ama, la volontà del Padre; attende ciò che Cristo attende, la sua glorificazione; è pronto ad accogliere ciò che Cristo sta per donare a lui e a tutti i discepoli, il comandamento nuovo. Infatti appena Giuda esce, Gesù con piena autorità, consegna il comandamento nuovo: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Può dare questa consegna perché Lui ha mostrato di amare fino alla fine i suoi, di amarli fino al punto di dare “la vita per i propri amici” … queste parole di Cristo si riferiscono innanzitutto al sacrificio che egli stesso compì sulla croce, offrendosi per la salvezza di tutta l’umanità, esse valgono pure per il martire Odoardo Focherini”, morto a 37, il 27 dicembre 1944 in un lager in Germania.
Odoardo Focherini, sposo felice ed innamorato, padre di sette figli, giornalista, impegnato cristianamente nella società, “come Giovanni si è percepito “discepolo amato dal Signore” e tale amore ha fatto maturare in lui una “fede pura” in Dio e una grande “passione per l’Uomo”, per la sua vocazione, la sua dignità e i suoi diritti. Il sacrificio della sua stessa vita, in questa prospettiva non è stato un atto di eroismo o di fanatismo religioso, ma la “ naturale” risposta all’amore del Signore che ci ama come Lui solo sa amare”.
Così in questa festa dell’evangelista Giovanni percepiamoci anche noi come amati dal Signore per maturare in umanità, in fede e quella passione per l’uomo che si chiama Carità: “perché la nostra gioia sia piena”
Amen.
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