Il DNA, l’ambiente familiare e lo Spirito Santo sono stati una buona combinazione per i due fratelli Paolo e Giovanni Battista Danei. Sono stati complementari nella costruzione dell’edificio della congregazione passionista. Voler stabilire poi chi dei due sia stato più importante in quest’opera è come cercare di stabilire se siano più importanti le fondamenta o le mura di un palazzo. Di certo Giovanni Battista visse all’ombra del fratello. Pare che nella sua umiltà abbia pregato il Signore di rimanere nel nascondimento sia in vita che dopo la sua morte e fu esaudito. La sua salma fu nascosta durante l’occupazione francese dello stato pontificio; il suo luogo rimase segreto e ancora oggi non si sa dove sia sepolto.
Nasce ad Ovada il 4 aprile 1695, un anno dopo Paolo, respira lo stesso clima familiare ed è con il fratello “un sol cuore e un’anima sola”; da giovane rischia di affogare insieme al fratello nel fiume Tanaro, ma viene salvato miracolosamente dalla Madonna. Sicuramente pregano insieme, fanno penitenza insieme, si consigliano e uniformano il loro stile di vita; sono inseparabili.
Quando Paolo parte per Roma da solo per andare dal Papa a chiedere l’approvazione dell’istituto, Giovanni Battista gli dice: “Va pure ma non potrai stare né avere pace senza di me” e sarà vero. Il 28 novembre 1721 veste l’abito da eremita come Paolo. I due fratelli si ritirano nel Romitorio di Santo Stefano a Castellazzo Bormida. Poi vanno nel romitorio dell’Annunziata sull’Argentario, dove rimangono per pochi mesi. Si spostano a Gaeta, Itri, Napoli, Foggia. Nel 1726 iniziano l’assistenza all’ospedale di S. Gallicano a Roma. Il 7 giugno 1727 sono ordinati sacerdoti nella basilica Vaticana dal Papa Benedetto XIII.
Nel febbraio 1728 lasciano l’ospedale e tornano sul Monte Argentario nel romitorio di Sant’Antonio. Sono privi di tutto, completamente affidati alla provvidenza di Dio, guidati dallo Spirito Santo. Sono due in uno.
Giovanni Battista dirige i lavori per la costruzione della prima casa religiosa della congregazione vicino al loro Romitorio. Cerca e scopre miracolosamente una sorgente d’acqua necessaria per il nuovo edificio; San Michele Arcangelo appare per proteggere la nuova costruzione da alcuni individui venuti di notte per distruggerla. È un pilastro della congregazione ma riesce a rimanere sempre nell’ombra.
È un uomo di preghiera, pieno di virtù, colto, soprattutto è profondo conoscitore e vero esperto della parola di Dio. La Bibbia è stata sempre suo nutrimento fin da giovane, l’oggetto quotidiano delle sue meditazioni. La conosceva così bene e ne citava i passi così adatti e con tale esattezza da far capire molto bene che ne aveva un possesso pieno e la sapeva in gran parte a memoria.
Era per tutti un consigliere prudente e sicuro. Lo stesso Paolo lo elegge a sua guida spirituale e lo ha come valido aiuto nei momenti più burrascosi della vita della congregazione e della fondazione delle monache Passioniste. Guidando Paolo si può dire che P. Giovanni Battista sia stato una vera guida anche per tutta la congregazione nascente, un vero confondatore. Alla sua morte Paolo dirà: “Sono restato orfano e solo, senza padre. Chi mi correggerà ora? Chi mi avviserà dei miei difetti?”.
La sua penitenza è ammirabile; ma quanto è austero e intransigente con se stesso, altrettanto è affabile e premuroso con gli altri, come una madre affettuosissima.
È un apostolo zelante, degno emulo del suo santo fratello, che accompagna nelle peregrinazioni apostoliche. Coraggioso e schietto, non conosce rispetto umano. A un cardinale, vestito in modo poco ecclesiastico, arriva a dire: “Mi sembra un maresciallo di campo!.
Ha il dono delle estasi e quello delle lacrime, che scendono abbondanti dai suoi occhi per la tenerezza davanti al Crocifisso e per la durezza dei cuori che non si aprono al suo amore. Nel 1744 viene nominato superire della nuova casa di Vetralla (VT); vi rimarrà per tutta la vita occupandosi dell’educazione dei giovani. Dal 1747 riveste ininterrottamente la carica di consultore generale. Come missionario apostolico percorre il Lazio, la Toscana, l’Umbria, parlando agli uomini del suo tempo con la parola ma soprattutto con l’esempio.
Nel luglio del 1765 si ammala di una malattia all’apparenza non grave, ma lui ha la sensazione che questa lo porterà a morte; anche Paolo durante la celebrazione della messa ha la rivelazione della morte imminente del fratello. Lo assiste con cura e amorevolezza. Il 27 agosto riceve il viatico; benedice il fondatore e la congregazione ed entra in agonia. Il venerdì 30 alle ore 22 Giovanni Battista muore circondato dalla comunità religiosa che canta la Salve Regina intonata dal fratello Paolo.
È in concetto di santità e tutti vogliono una reliquia. Dopo la morte si parla di grazie e di miracoli ottenuti per intercessione di Giovanni Battista al solo contatto con oggetti a lui appartenuti.
È dichiarato venerabile da Pio XII il 7 agosto 1940.
FONTE: Passionisti - Rocca
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