14 agosto
In carcere
Rocco, guarito miracolosamente, opera ancora per qualche tempo in Piacenza, che è nuovamente colpita dalla peste, per poi riprendere il suo cammino teso a sollevare altre sofferenze: servirà i malati anche a Novara risalendo poi verso nord e, giunto presso Angera (o V oghera), è arrestato col sospetto di essere una spia e rinchiuso nella fortezza della Rocca. V i trascorre cinque terribili anni, in un'unione sempre più profonda con quel Dio che da sempre cercava. Lo straordinario comportamento di dolcezza, di preghiera, di umiltà, varcò le cupe mura del carcere, diffondendo nei paesi circostanti la convinzione che quel prigioniero fosse un santo. Al termine di questo periodo Rocco lascia questo mondo per entrare nel Regno dei Cieli. Nel momento della morte (1376-79) tutte le campane della città iniziano da sole a suonare a distesa: è questo l'ultimo prodigio che il Signore fa per il suo servo fedele. I miracoli che avvengono sulla sua misera tomba suscitano l'interrogativo circa le origini di questo pellegrino e ben presto viene riconosciuta la sua appartenenza alla nobiltà di Montpellier.
Il corpo di San Rocco è giunto a V enezia nel 1485: il 13 marzo il Patriarca Maffeo Girardi comunicò al Consiglio dei Dieci l'avvenuta traslazione delle reliquie (da V oghera) e certificò la loro autenticità. Non avendo ancora la Confraternita una sede definitiva, il corpo fu deposto provvisoriamente prima nella chiesa di San Geminiano, poi nell'antico Palazzo dei Patriarchi presso la Chiesa di San Silvestro. Una volta ultimata la Chiesa vicino al Convento dei Frari, la preziosa reliquia vi fu trasferita il 3 marzo 1490.
Secondo Corner, il recupero delle spoglie di San Rocco è dovuto al monaco camaldolese Mauro che, per sciogliere un voto e su richiesta del Guardian Grande della Scuola, Tommaso di Alberti, si reca a V oghera, nel castello del conte Pietro dal V erme e riesce non senza peripezie a trafugarle e a portarle a V enezia. La descrizione dell'avventurosa impresa, riportata ampiamente da F. Tonon alle pagg. 28-29 del Quaderno N. 5, è conservata nell'Archivio della Scuola ("Atti del riconoscimento del corpo di San Rocco, busta "Corpo di San Rocco - Atti storici e biografici - N. 7 antico"). Secondo Gallicciolli invece (v. G. Soravia, p. 15 n.), il cadavere, con l'accordo del prevosto di V oghera, venne venduto dal conte al frate, un pessimo soggetto, che per facilitarne il trasporto infierì su di esso spezzandone le ossa, per poi venderlo ai governatori della Scuola. Secondo Brunetti, protagonisti dell'impresa sono stati alcuni veneziani infiammati dalla lettura del Diedo. La presenza delle spoglie del Santo a V oghera, anziché a Montpellier dove sarebbe stato sepolto, è problema a sua volta di non facile soluzione. E. Fusaro riporta al riguardo fonti del tardo Seicento e del primo Settecento, secondo le quali questa prima traslazione sarebbe stata operata non si sa in quale epoca da non meglio identificati soldati o commercianti: versione a cui però il Fusaro ne aggiunge altre, secondo cui la traslazione del Santo a V enezia sarebbe avvenuta non da V oghera, ma direttamente da Montpellier ad opera di dodici veneziani. Secondo un'altra tradizione che si fa risalire al Sansovino, il corpo di San Rocco "fu portato di Germania da alcuni mercatanti tedeschi".
PREGHIERA A SAN ROCCO
(MEzzagrogna)
(MEzzagrogna)
O glorioso San Rocco, fosti chiamato da Dio
a percorrere la strada difficile ma gloriosa della santità,
accettando l'invito del V angelo e facendoti umile samaritano
per amore di Cristo.
Il tuo cammino tra noi, o dolce pellegrino della Carità',
non e' terminato con il tuo ingresso
nella schiera dei beati.
Tu stesso, o San Rocco, per essere! sempre vicino,
chiedesti a Dio la grazia di guarire in corpo e spirito
tutti coloro che ti avrebbero invocato nel nome di Gesù'.
Dalla patria celeste, o nostro Patrono,
Tu vedi i tormenti del nostro corpo e del nostro spirito,
liberaci, o San Rocco da ogni violenza, malattia e guerra,
segnaci ancora con il segno di croce
con la quale sanavi e portavi gli uomini a Dio.
Insegnaci ad amare la V ergine Maria come l'amasti Tu mirabilmente.
Aiutaci a camminare nella gioia della fede
e nella rinnovata speranza,
perché venerando te
vogliamo essere immagine vivente e trasparente
di Cristo Risorto.
Amen
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