ROMA, domenica, 22 luglio 2012 (ZENIT.org).- Domani, lunedì 23 luglio, il Consiglio Comunale di Milano intende deliberare l’introduzione di un “registro comunale delle coppie di fatto”.
La Curia diocesana non condivide ed è preoccupata per l’istituito matrimoniale, per questo motivo, Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, in una riflessione che è stata pubblicata il 22 luglio su “Milano7”, il settimanale della Chiesa ambrosiana in edicola con Avvenire, ha spiegato che iniziative simili hanno mostrato che il “registro è poco utilizzato e non comporta nessun vantaggio concreto alle coppie conviventi”.
Colzani ha precisato che “introdurre un registro comunale delle unioni civili è un'iniziativa inefficace, forse solo un'operazione d'immagine. È invece la famiglia a richiedere sostegno in questa fase di crisi economica”.
Il responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi ha aggiunto: “Probabilmente questa giunta in qualche modo deve saldare alcuni 'debiti' verso una parte di elettorato che l'ha sostenuta”.
Secondo Colzani “Le famiglie che hanno sancito la loro unione con un matrimonio, sia civile sia religioso, in Italia sono nell'ordine della decina di milioni contro le 500 mila convivenze” ed è evidente che “il sostegno è da indirizzare a chi con il matrimonio si prende impegni pubblici e stabili verso la società diventandone una risorsa”.
Inoltre, aggiunge la riflessione pubblicata dal settimanale milanese di Avvenire, c’è "il rischio che la voluta equiparazione tra famiglia fondata sul matrimonio e unione civile porti a legittimare la poligamia: l’uomo poligamo immigrato a Milano, di fatto, potrebbe richiedere il riconoscimento della propria convivenza con tutte le sue mogli come unione civile, posto che il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone”.
“Il Comune di Milano, che non si propone solo di registrare bensì anche di tutelare e sostenere le unioni civili, finirebbe così per tutelare e sostenere un istituto quale la poligamia che nel nostro ordinamento è ritenuto contrario all’ordine".
In merito alle coppie che scelgono la convivenza come forma stabile di unione, Colzani ha concluso: “Questi temi vanno affrontati con calma e dal Parlamento e non da un singolo Comune, secondo il quale un dibattito nazionale in Parlamento affronterebbe anche il disegno complessivo dei vari legami pesandone il loro rilievo sociale e ci sarebbe una maggior possibilità anche da parte dei cattolici di intervenire”.
di Antonio Gaspari
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