La diocesi di Milano custodisce innumerevoli tracce della santità cristiana. Tra queste, presso la Comunità Pastorale “Epifania di Gesù” in Brugherio, custodisce il Tempietto Civico di San Lucio in Moncucco.
Qui è, ed era, venerato il Santo Pontefice in un antico oratorio: a conferma di ciò, esiste una lapide, custodita in sacrestia, che reca la data 1633.
Ma l’odierno Tempio di S. Lucio è frutto di un’opera di mecenatismo del secolo XIX.
Infatti la chiesa di San Lucio in Moncucco, nacque nel XV I secolo come cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova, annessa al convento di San Francesco in Lugano.
All’inizio dell’Ottocento a causa della soppressione napoleonica fu annoverato tra gli edifici da alienare. Fu messo all’asta. Un certo Natale Albertolli nel 1815 acquisto l’edifico e il terreno: tutto doveva essere abbattuto e qui doveva sorgere una palazzina neoclassica. Un certo Giocondo Albertolli, fratello di Natale, architetto e insegnante all’Accademia di Brera, era deciso di salvare almeno la chiesetta di sant’Antonio (da lui attribuita al Bramante). Bisognava ricostruirla altrove, rivendendola, così da salvare capre e cavoli: cioè gli interessi di famiglia e quella dell’arte.
Il conte Gianmario Andreani fu il mecenate. Fu intrapresa un’opera veramente singolare. La chiesa non venne demolita, ma smontata nei suoi ornamenti (cornici, leséne, cassettoni e le belle pietre di saltrio). Con 150 carri e lungo le vie d’acqua, il tutto giunse al porto Mattalino, tra Cologno e Gobba, poi ancora con i carri fino al parco di V illa Andreani. Iniziò il rimontaggio, che comportò alcune modifiche senza alterare la struttura cinquecentesca dell’interno, e fu completato nel 1832: la chiesa fu dedicata a San Lucio I Papa.
Tra le belle pietre di saltrio ci sono i medaglioni cinquecenteschi (ci sono presenti ben due date, che attestano l’epoca: 1520 e 1542), tra questi spicca sulla colonna cinque di sinistra (secondo la numerazione e lo studio di Laura Valli in Il viaggio di pietra) il medaglione con raffigurato il santo di Tolentino.
Secondo la Valli, il tondo potrebbe essere S. Bernardino da Siena, ma certamente è San Nicola da Tolentino perché l’abito non è francescano ma agostiniano (ha la cintola e non il cordone), e poi non ha sul petto il monogramma del Santo Nome ma il sole.
Questa iconografia è attestata ad esempio da una del Perugino ed una di Piero della Francesca.
San Nicola da Tolentino è raffigurato con l'abito nero degli Eremitani di Sant'Agostino, con una stella sopra di lui o un sole sul petto, e in mano un giglio o una croce con ghirlande di gigli. Talvolta, al posto di un giglio, tiene una sacca riempita di denaro o pane.
È raffigurato con un sole al centro della tonaca nera, per uno dei fatti della vita del santo: si narra che un astro lucente lo seguisse continuamente nei suoi spostamenti e illuminasse la sua figura.
Rimane solo un dubbio: perché raffigurare un santo agostiniano in un complesso francescano?
BIBLIOGRAFIA E SITI
* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2012
* Grenci Damiano Marco - quaderno 77 - Il Santo di Moncucco: Lucio I papa – Ed. D.M.G. 2009
* Sito web di cartantica.it – in collaborazioni, don Damiano Grenci: Il Santo di Moncucco: Lucio I papa
* Sito web di sannicoladatolentino.it
* Valli Laura – Il viaggio di pietra – Ed. Città di Brugherio 1989
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