Come per ogni santo, anche per Carlo Borromeo, ci fu il momento della “conversione”. Infatti, quando nel 1562 il fratello maggiore improvvisamente muore, si sentì chiamato da questo fatto tragico a rivedere l’impostazione della sua vita e a prendere una decisione. Sappiamo che la sua carriera ecclesiastica si era sviluppata in maniera automatica per un figlio cadetto di una famiglia nobile che poteva vantare uno zio papa! Ora però diventava lui l’erede di tutto: avrebbe potuto decidere di abbandonare la condizione ecclesiastica per portare avanti la linea dinastica. E invece la morte del fratello provocò in lui un vero e proprio “trauma” di carattere religioso: decise consapevolmente di rinunciare alla brillante vita mondana che avrebbe potuto condurre come erede della ricca e nobile famiglia Borromeo, e decise altrettanto consapevolmente di “regolarizzare” la propria situazione ecclesiastica. Era già stato preconizzato arcivescovo di Milano e capì che quella era la volontà di Dio sulla sua vita; né volle tornare indietro. E così il 17 luglio 1563 si fece ordinare prete e il 7 dicembre (festa di sant’Ambrogio) ricevette l’ordinazione episcopale.
(di mons. Marco Navoni)
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