In
questo periodo la parola “corona” è molto in auge, visto il problema serio del
corona virus covid-19.
Eppure
città come Otricoli, Feltre,
Castelfidardo, Rivalta di Torino, Castelminio di Resana, Canepina, Monte
Romano, Vallerano, Praga e Annezat, conosco bene questa santa martire,
socia di Vittore, perché in esse è presente il culto o addirittura reliquie
insigni o i corpi.
Secondo
l’«Illustre Certamen», testo redatto da un diacono della Chiesa di Antiochia
nel IV secolo, Vittore era un soldato cristiano proveniente dalla Cilicia.
Durante la persecuzione di Marco Aurelio, fu denunciato al prefetto Sebastiano
e sottoposto a torture. Mentre egli soffriva, pur restando sereno nella fede,
la sposa di un suo compagno d’armi, il cui nome era Corona (equivalente latino
del nome Stefania), che non aveva ancora sedici anni, dichiarò di essere
cristiana anche lei e l’incoraggiò. Fu arrestata e sottoposta a un breve
interrogatorio, dopo il quale fu legata per i piedi alle cime, piegate a terra,
di due alberi di palma, e squartata viva. Vittore, invece, fu decapitato. Le
reliquie sono venerate presso il santuario a loro dedicato a Feltre.
Il
Martirologio Romano, il 14 maggio,
custodisce questa memoria: In Siria,
santi Vittore e Corona, martiri, che subirono insieme il martirio.
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