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«La tua fede ti ha salvata;
va’ in pace!»
va’ in pace!»
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“se questo fosse troppo poco” (2 Sam 12)
Natan, voce al servizio di Dio, fa notare ciò che il Signore ha dato a Davide. Il re d’Israele ha avuto tutto, ma sembra che la sua ingordigia non ha fine, egli per avere, trasgredisce la parola del Signore:
“Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi?”. (2 Sam 12)
Il peccato è allora desiderio di avere?
Ricerca errata di felicità. Quando sono infelice sono più propenso al peccato?
Il peccato è una via semplice di ricerca di un bene, di un falso bene…. Lo dicevamo domenica scorsa.
Il peccato di Davide lascai un segno: “la spada non si allontanerà mai dalla tua casa” (2 Sam 12), Davide alimenta il peccato di Caino.
Anche noi con i nostri peccati, alimentiamo il mistero del male nella “tua casa”.
Il termine casa qui va letto non tanto nel senso a noi comune, qualcosa di privato, la casa è la stirpe, la generazione, l’umanità generata da quella radice a cui appartiene anche Davide.
Difatti dirà il Signore per mezzo del profeta a Davide:
“Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d'uomo e con percosse di figli d'uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore …”. (2 Sam 7)
In questo brano del II libro di Samuele – capitolo 7, oggi siamo al capitolo 12 - si legge già la promessa di fedeltà di Dio. Egli guarda sempre con amore!
Aspetta solo un cenno di corrispondenza a questo amore per concedere il perdono.
“Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato…” (2 Sam 12)
A questa pagina fa eco il V angelo con la scena dell’unzione nella casa di Simone.
“Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco»”. (Lc 7)
Una scena di grande umiltà.
Umiltà!
È la virtù dell’Incarnazione. Gesù che è Dio si fece umile assumendo la condizione di uomo. È la via dell’Amore.
L’umiltà è la virtù in cui Gesù si riconosce in noi, noi che siamo fatti a sua immagine e somiglianza, e di fronte alla nostra umiltà, il Signore, scioglie il suo cuore:
“Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati»”. (Lc 7)
Attenzione però. L’umiltà cristiana non dovrebbe mai avere a che fare con una (falsa) bassa opinione di sé stessi; l'umiltà è la via dell’agape, ciò dell’amore puro, come dice papa Benedetto XV I “espressione per l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato”. (Deus Caritas Est, 7).
Detto questo si capisce il passaggio del dialogo tra la donna e Gesù:
“Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!»”.
La fede ha generato l’umiltà, che fondata e plasmata dalla medesima fede, ha accolto la salvezza: cioè l’ha liberata dal peccato, donandole la vera felicità, indirizzando il cuore al vero amore, quello che nasce dalla fede. Dando al cuore la pace!
“La fede ci fa accogliere il comandamento del Signore e Maestro; la carità ci dona la beatitudine di metterlo in pratica (cfr Gv 13,13-17)”. (Benedetto XV I)
Infine, la II lettura.
“l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”. (Gal 2)
La salvezza è quindi conseguenza dell’orientamento della mia ricerca di felicità per mezzo della fede: la fede in Gesù mi salva, cioè mi rende pienamente felice “già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”. (Mc 10,30)
Amen.
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