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Deh, ascoltate, o amato Santo,
per amor del Dio bambino la mia prece
ed il mio pianto, che io verso a V oi vicino.
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“se il nostro V angelo rimane velato” (2 Cor 3-4)
Con questa frase l’Apostolo Paolo annuncia l’inefficacia dell’annuncio del V angelo per coloro che non lo voglio accogliere.
A tal proposito l’Apostolo usa due immagini: il velo e lo specchio.
La nostra vita deve essere un volto scoperto, non velato, non nascosto, un cuore non sotto velo, ma libero per mostrare come uno specchio il Signore Gesù.
Noi siamo lo specchio in cui Gesù si specchia. E cosa accade a chi si specchia? Che rivede la sua immagine. Noi siamo a sua immagine, fatti a sua immagine e somiglianza, per cui Egli, Gesù deve rispecchiarsi in noi e noi in lui: “rifulse nei nostri cuori” (2 Cor 3-4). Gesù deve risplendere nel nostro cuore, Gesù deve risplendere nel nostro volto, nella nostra vita.
Ogni Santa Comunione deve essere sostegno a questa trasformazione, a questa immedesimazione, a questa pienezza!
Pienezza della vita cristiana è ritrovare tutto Gesù in noi: Gesù, ama col mio cuore, io amo col tuo; parla con la mia lingua, o Gesù; pensa con la mia mente, benedici con le mie mani, cammina coi miei piedi, soffri con le mie membra.”. (Padre Mario Borzaga).
“se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. (Mt 5)
Gesù chiede un misura alta della vita: “se la vostra giustizia non supera…”, la formalità o il perbenismo. Non basta non uccidere, rispettando il comandamento, bisogna amare, rispettare il fratello.
Bisogna cercare sempre il giusto nelle relazioni fraterne, ma non secondo il mio senso di giustizia, ma secondo la giustizia di Dio.
Ma cos’è la giustizia di Dio? Risponde S. Agostino.
“La giustizia è l'opera di Dio.
Ma ecco - dirai - dal Signore abbiamo udito: Questa è l'opera di Dio: credere in lui; da te invece abbiamo udito che opera di Dio è la giustizia. Dimostraci che credere in Cristo sia, proprio questo, la giustizia.
Operate la giustizia, credete! Il giusto vive di fede. È difficile che viva male colui che crede rettamente. Credete con tutto il cuore, credete non zoppicando, non esitando, non argomentando contro la fede sulla base di congetture umane. È stata da lui chiamata fede perché ciò che si dice si fa. Quando si pronuncia la parola "fede" si ode il suono di due sillabe: la prima deriva da fare, la seconda da dire. Ti domando dunque: Credi tu? Mi rispondi: Credo. Fa' ciò che dici, e questo è già fede.
Riguardo al giudizio, … che tu devi giudicare te stesso e, trovandoti distorto, non lusingarti ma correggerti, diventando dritto, in modo che ti piaccia Dio, il quale è retto. In effetti, Dio, che è retto, non piace a chi è tortuoso. V uoi che ti piaccia colui che è retto? Sii retto!
E per questo motivo vorresti che io divenga nemico del tuo nemico? Debbo piuttosto essere nemico del tuo vizio. Colui del quale tu vorresti rendermi nemico è un uomo. Un altro è il tuo nemico, del quale anch'io, se son tuo amico, debbo essere nemico. Ti ribatterà: Ma chi è quest'altro mio nemico? Il tuo vizio. Ed egli ancora: Qual è il mio vizio? L'odio che ti fa odiare il tuo amico. Sii dunque simile a un medico. Il medico non amerebbe l'ammalato se non odiasse la malattia. Per liberare il malato, si accanisce contro la febbre. Non amate i vizi dei vostri amici, se amate gli amici stessi.
Ma io che predico eseguo forse le cose che predico? Miei fratelli, le eseguo se prima le attuo in me stesso; e le attuo in me stesso se dal Signore ricevo [il dono di attuarle]. Ecco, le eseguo: odio i miei vizi, offro il mio cuore al mio medico perché lo risani; gli stessi vizi per quanto mi è possibile perseguito, ne gemo, riconosco che sono in me ed, ecco, me ne accuso. Tu che vorresti rimproverarmi, correggi te stesso. La giustizia è infatti questa: che non ci si possa dire: V edi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi vedrai di togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello.
Amate dunque la giustizia e non nutrite odio se non contro i vizi. Quanto alle persone, amate tutti. Se vi comporterete così e praticherete questa giustizia, preferirete cioè che gli uomini, anche se viziosi, siano piuttosto risanati che non condannati, compirete opere buone nella vigna [del Signore]. Occorre però che a questo vi esercitiate, o miei fratelli.
Ecco, terminato il discorso … Si giungerà al momento della preghiera. V oi sapete dove si giungerà. Che diremo a Dio in antecedenza? Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Ma la tua anima non vuol perdonare, e si rattrista perché le dici di non portar odio. Rispondile: Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi? Perché mi turbi?, o: Perché sei triste? Non odiare per non portarmi alla perdizione. Perché mi turbi? Spera in Dio. Sei nel languore, aneli, ti opprime l'infermità. Non sei in grado di liberarti dall'odio. Spera in Dio, che è medico. Egli per te fu sospeso a un patibolo e ancora non si vendica. Come vuoi tu vendicarti? Difatti in tanto odi in quanto ti vorresti vendicare. Guarda al tuo Signore pendente [dalla croce]; guardalo così sospeso e quasi in atto d'impartire ordini dall'alto di quel legno-tribunale. Guardalo mentre, sospeso, prepara a te malato la medicina ricavata dal suo sangue. Guardalo sospeso! V uoi vendicarti? Lo vuoi davvero? Guarda a colui che pende [dalla croce] e ascolta ciò che dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. (S. Agostino, Discorso 49).
Concludo con una preghiera a Sant’Antonio:
Sant'Antonio mio beato, pura gemma di splendore, del Bambino che V i è a lato ottenetemi il favore.
E qual'è il favore? Una vita che mostra col cuore e nel volto il Signore Gesù. Una vita che cerca le alte vette del vivere, una vita giusta che cerca la giustizia di Dio. Amen.
Deh, ascoltate, o amato Santo, per amor del Dio bambino la mia prece ed il mio pianto, che io verso a V oi vicino.
Amen
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