mercoledì 10 aprile 2013

Mercoledì della II settimana di Pasqua




«Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita».

Avviene il miracolo, escono dal carcere, e gli viene ordinato di annunciare “parole di vita”.
Un miracolo? Perché?
Questo miracolo non è per loro ma è per le autorità: deve creare stupore e timore.
Deve quindi condurre alla conversione, perché le parole di vita proclamate trovino un terreno fertile.
Il miracolo è allora, come un per un campo, una buona aratura, per poi seminare le “parole di vita”: ma non tutti i terreni hanno bisogno di una aratura profonda, non tutti hanno bisogno dello stupore e del timore suscitato dal miracolo.

Perché cerchiamo i miracoli?
Forse perché la nostra fede è debole in “Dio (che) ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”?

“Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”

Salvaci, Signore!
Salvaci dalla nostra poca fede
Che cerca sempre la sensazione emotiva
e non accoglie la sostanza: il Figlio mandato nel mondo per salvarci!
Salvaci, Signore!
Salvaci dalla nostra fame di felicità
Che fa acquisti nel discount della nostra fantasia religiosa
e scambia le “parole di vita” con messaggi profetici.
Salvaci, Signore!
Amen.

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