“Un tale aveva piantato un albero di fichi” (Lc 13)
Così inizia la parabola che racconta del fico incapace di produrre frutti.
Un racconto allegorico che fa da eco alla forte affermazione:
“ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13)
In questa domenica ci viene detto fortemente che lo scopo del cammino quaresimale è la conversione: ritornare ad essere figli nel Figlio Gesù.
Certo. Il Signore è paziente, così racconta la parabola, ma “vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13): ogni tanto il Signore ci chiede di fare un po’ i conti …
Ma su cosa dobbiamo convertirci?
Il cammino di conversione è un percorso molto personale: da percorrere con la propria giuda spirituale e nel sacramento della confessione.
La Santa Confessione è difatti il Sacramento della misericordia di Dio, ma non è una burla, un depositare la marachelle compiute, oppure scaricare la coscienza, essa pretende un vero cammino di conversione e perfezione nella vita cristiana.
"Una diagnosi medica è una diagnosi medica, lo so bene. E ci sono i miracoli segreti. Ma quando noi rifiutiamo ogni giorno il miracolo della santità, l'unico che dipende da noi, perché mai dovremmo chiedere dei miracoli gratuiti?"
(Emmanuel Mounier)
La Parola di Dio ci richiama in questa domenica ha dei percorsi di conversione - dove pur lasciando spazio al proprio cammino di conversione – percorribili da ciascuno, perché per tutti.
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione». (Es 3)
1 La definizione di “Io sono” non è tanto la definizione dell’essenza di Dio, ma quanto della sua vicinanza con l’uomo. Tutto questo ci riporta al temine “Emmanuele” Dio-con-noi.
È la conversione al vero senso di Dio. Egli mi è vicino, non lontano.
Nel tempo quaresimale si vive il pio esercizio della V ia Crucis proprio per affiancarci a Colui che si è fatto a noi vicino, avvicinandoci a Lui nel momento in cui Egli a condiviso con noi la vicinanza del patire e della morte. Scrive il servo di Dio don Primo Mazzolari:
“Più che una storia di incontri, la V ia Crucis è un seguito di cadute. Negli incontri, ora c’è la Madre, ora la V eronica, ora le pie donne: nelle cadute, ci siamo tutti noi. Pare che il Signore abbia inteso darci appuntamento per «terra» dove l’incontro è più facile e a portata della comune fragilità. Il caduto non è un disertore, ma uno «che viene meno per via»: e Gesù l’attende, chino a sua volta sotto la croce, perché nessuno si senta solo nell’ora più buia”.
Ecco il primo percorso di conversione: riscoprire la vicinanza di Dio.
“Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. (Es 3)
2 È la conversione al vero senso del sacro.
Cosa è sacro per me? Cosa è sacro per un credente? Mi ha sempre colpito il gesto che fanno alcuni giocatori entrando sul campo da calcio: toccano il prato e poi si segnano, perché?
La stessa cosa la fanno gli Ortodossi con le icone, ma anche le nonne (e non solo) con le statue di Gesù, di Maria e dei Santi.
Qui non mi domando il perché, in quanto capisco il significato del segno. L’immagine sacra è presenza benedicente: infatti nella trazione cristiana l’immagine sacre è "finestra sul Mistero".
Ma cos’è un campo da calcio?
Bisogna chiedersi cosa significa sacro oppure santo.
Il termine santo è utilizzato principalmente riferendosi a ciò che si ritiene inviolabile: sacro, e la sua sacralità è trasmessa per contatto.
Come il Sacro Crisma che ha unto le pareti di questo luogo fatto di mattoni e malta, ma unto con esso è stato reso sacro: consacrato tempio a Dio Padre Figlio Spirito Santo.
Ecco che la conversione al vero senso del sacro è importante per non fare gesti privi di senso, oppure gesti pagani – dove pagano è tutto ciò che parte da me e non da Dio.
La conversione verso il vero senso del sacro ci porta a dover ricomprendere:
la sacralità della vita e della morte;
la sacralità del si detto all’inizio di un cammino vocazionale (il si del matrimonio, del sacerdozio, del vita religiosa);
la sacralità del creato e delle creature non in quanto dei, ma doni di Dio creatore del cielo e della terra;
infine la sacralità del tempio di Dio, dove siamo ora, va riscoperto il luogo dove Egli è presente nell’Eucarestia. Afferma Benedetto XV I:
“Cari fratelli e sorelle, mi sembra che a questo punto dobbiamo anche pensare al nostro tempo; anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l’Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell’Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il suo corpo risorto”.
Quanto vivo questa presenza che è nel Tabernacolo?
La riconosco ed aiuto a riconoscerla?
Ad esempio come compio il gesto della Santa Comunione? (mani poste in modo corretto? Mi avvio in fila pensando al gesto che compio? Il mio corpo è presente al gesto oppure sono in fila con le mani in tasca e pensando ad altro?)
Partecipo ogni tanto al culto eucaristico fuori della S. Messa, cioè all’Adorazione mensile, settimanale?
Oppure faccio la visita al Santissimo Sacramento magari una volta alla settimana?
Diceva il beato Andrea Carlo Ferrari, nostro santo arcivescovo:
“Nella stretta del dolore e dell'afflizione, nella tristezza dell'animo tribolato, il prostrarci con fede e con amore dinanzi all'Ostia Santa vuol dir essere ristorati e fortificati nel cammino, spesso difficile, della vita. V orrei che non ci fosse chiesa alcuna in cui, nel pomeriggio verso sera, non accorresse un buon numero di persone a visitare Gesù Sacramentato”.
Un conversione al vero senso del sacro - del santo - ha tutti questi elementi da riscoprire.
“Misericordioso e pietoso è il Signore,
.. quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono”.
(Salmo 102)
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