Con questa domenica entriamo in un nuovo anno liturgico – cioè il tempo in cui la Chiesa ci insegna attraverso la liturgia che Gesù si è incarnato, è morto ed è resuscitato, donandoci lo Spirito dei figli adottivi, «che ci fa esclamare: Abba, Padre» (Rm 8,15).
La teologia dell'Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine "adventus" (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l'anniversario della prima venuta del Signore; d'altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi.
È quello che ci dice la I lettura di Geremia: “in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto”, e il V angelo: “V egliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”; e poi “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”.
Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.
Un tempo in cui siamo chiamati ad accogliere i segni liturgici che ci portano al Natale, ma anche i segni in mezzo a noi del Regno di Dio che si fa presente: “V i saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle …”. Ma non con paura o con angoscia, ma con gioia, perché come dice il profeta Geremia: “verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene”.
Impariamo anche noi a essere segno di queste promesse di bene: questo tempo di Avvento, in attesa del pienezza di Regno, sia un tempo in cui abbiamo a “crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti”, (1 Ts 3), come ci esorta l’Apostolo nella II lettura. La preghiera e la partecipazione alla vita liturgica è segno della sovrabbondanza nell’amore verso Dio e la ricerca della giustizia, quello del Padre in Cristo Gesù, sia il nostro crescere e sovrabbondare nell’amore verso tutti.
Concludo con una preghiera:
“O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni insegnaci la via della salvezza.
O Germoglio di Jesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciano davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano: vieni a liberarci, non tardare”.
(Elvira Cascio)
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