sabato 22 settembre 2012

SAN FORTUNATO MARTIRE ROMANO, E NON TEBEO (2)



San Fortuanto martire romano
venerato a Lonate Pozzolo

Vita di S. Fortunato
----------- INVENZIONE -----------------------------------------------
Egli visse alla fine del terzo secolo ed all'inizio del quarto dopo Cristo. Era soldato della Legione Tebea, cosi chiamata perché risiedente nella Tebaide o alto Egitto, ed era composta di oltre diecimila uomini. Era pure detta Legione Fulminante, per i grandi prodigi di valore compiuti in Oriente. Il principale comandante era S. Maurizio il quale non vi accettava che dei cristiani, ragion per cui era composta, nella quasi totalità, di seguaci di Gesù Cristo.
Verso l'anno 303, l'imperatore Diocleziano richiamò in Roma la legione perchè si erano sollevati i Bagaudi della Gallia ed egli la mandò in aiuto di Massimiano, suo socio nell'impero, affinché debellasse tali nemici. Avendo Massimiano valicato le Alpi, accordò qualche giorno di riposo alla sua armata onde potesse ristorarsi dalle fatiche di un cammino così penoso e si accampò ad Ottoduro (oggi Martinac), nel Vallese.
Per ottenere poi buon successo alle armi dell'impero, ordinò che tutta l'armata facesse sacrificio agli dei.
La Legione cercò allora di allontanarsi e si portò ad Agaune, alle falde del Gran San Bernardo, dove arrivò il comando di Massimiano di fermarsi in attesa di ordini. E gli ordini furono che dovessero andare agli accampamenti per offrire il sacrificio.
Tutti rifiutarono e dissero: « Siamo cristiani e sacrifichiamo a Dio solo. »
Massimiano rinnovò l'intimazione di sacrificare, minacciandoli in caso contrario delta decimazione.
La risposta di Maurizio, Esuperio, Fortunato, Candido, Vittore e compagni fu questa: « Siamo tuoi soldati, o Cesare, ma servi di Dio. Da te riceviamo lo stipendio, da Dio avemmo la vita. A te dobbiamo il valore delle armi, a Dio la nostra fede. Ti sia dunque noto che non ti è lecito imporci un sacrilegio e l'apostasia ».
Non rispose il tiranno, ma nel cieco suo furore comandò che la Legione fosse decimata sperando che, alla vista del sangue, gli altri soldati si sarebbero sottomessi. E compiuta la decimazione rinnovò la minaccia, ma i Tebani risposero che la fede loro vietava di obbedire. Sdegnato Massimiano del rifiuto, comandò una seconda e forse una terza decimazione. Invano!... Disperando allora di poter vincere la costanza di quegli eroi, li fece circondare dalle truppe pagane con l'ordine di trucidarli tutti.
Fortunato ed i suoi compagni gettarono immediatamente le armi, si inginocchiarono, levarono le mani al cielo e cosi pregarono: « A Te, o Dio grande, offriamo la nostra vita e la nostra fede. A Te, o Gesù, che ci hai redenti col Tuo sangue offriamo tutto il nostro ».
E caddero quei prodi trafitti e sgozzati senza che un lamento uscisse dalle loro labbra o che una lagrima velasse i loro occhi. Il suolo fu coperto di cadaveri, il sangue scorse a ruscelli ed una ecatombe di circa settemila soldati venne ammonticchiata nella vallata del Rodano.
Tra questi trovò la gloria del martirio San Fortunato, il cui venerato Corpo fu, più tardi, portato a Roma
Un falso storico! Ciò non avveniva nell’antichità ed è la solita pia bugia per dire che quel corpo che viene da Roma è un tebeo.
unitamente a quelli di moltissimi altri compagni di lotta e di gloria.
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Peregrinazioni del corpo attraverso i secoli
Come sopra abbiamo detto, subito dopo il martirio, tutti i soldati uccisi trovarono sepoltura nella valle del Rodano.
Come prescrivevano però gli ordini dei Pontefici, vennero esumati non appena la Chiesa godette un poco di libertà e trasportati a Roma.
Cosi anche il Corpo di S. Fortunato venne sepolto a Roma nel Cimitero di S. Priscilla fuori di Porta Salaria.

Avvenuta verso la fine del 1600 la ricostruzione della Chiesa di Turbigo, ad opera e ad interessamento degli Agostiniani Scalzi, essendo nel 1605 divenuto papa Paolo V della famiglia Borghese, dietro richiesta di donna Ortensia di Santacroce, moglie di Francesco Borghese fratello del Papa, Paolo V con regolare Bolla in data 9 Gennaio 1614 concedeva alla Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta di Turbigo i Corpi di S. Fortunato Martire, di S. Felicita Martire ed altri tre Corpi pure di Martiri che vennero cosi trasferiti a Turbigo dove, due anni dopo, e precisamente il 29 Ottobre 1616, il Vicario Generale della Diocesi di Milano Mons. Mario Antonino, ne faceva solenne ricognizione e conferma.
Quando nel 1943 il nostro Parroco Sac. Antonio Tagliabue poté vedere tali Corpi di Martiri, provando vivissimo desiderio di poterne avere qualcuno, cominciò a supplicare il Parroco di Turbigo stesso, Rev. Don Edoardo Riboni, perché gliene cedesse uno e finalmente, nel 1950, poté dal medesimo ottenere quello di S. Fortunato. Bisognò portare però tutte le ossa del Martire a Milano da Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo che ne volle fare la ricognizione e che, nella fatidica serata del 27 Settembre 1951, consegnava il Corpo di S. Fortunato al Parroco nostro nel Palazzo Arcivescovile, alla presenza di Mons. Alfonso Beretta, delle Autorità Religiose e Civili e dei rappresentanti della popolazione Lonatese, portatisi a Milano per farne la prelevazione.
Prelevamento in Arcivescovado del Martire
Tutto ormai era stato diligentemente preparato. L'urna meravigliosa di bronzo massiccio argentato (opera dei Sigg. Frat. Bertarelli di Milano) contenente il Martire nel corpo di cera riccamente abbigliato, i cancelli artistici di bronzo sotto l'Altare maggiore della Chiesa parrocchiale pronti per racchiudervi l'urna ed il paese che si era completamente trasformato in un giardino di addobbi, di verde e di luce che, grazie alla sfarzosa illuminazione, irradiava in ogni contrada, da ogni arcata, dal campanile e nell'esterno ed interno della Chiesa.
La giornata del 27 Settembre 1951 rimarrà, nella storia della nostra Parrocchia, come una delle date più memorande della vita religiosa di un paese. Da 15 giorni le campane a festa, scuotendo i cuori, preparavano l'evento.
Alle cinque del pomeriggio una colonna motorizzata (composta di 33 moto e di 10 automobili), sotto la direzione del Moto Club locale, tra il festoso suono delle campane e la gioiosa festività del popolo che già aveva abbandonato il lavoro, prende il via portando a Milano le Autorità Religiose e Civili.
Alle ore 19 tutto l'Arcivescovado e in movimento e gli incaricati della Questura e della Polizia compiono a perfezione il loro lavoro di ricevimento e di direzione della colonna motorizzata.
Nel cortile dell'Episcopio il furgoncino addobbato del Sig. De Tomasi Alfredo già racchiude il Corpo di S. Fortunato.
Nelle sale arcivescovili, in attesa del Cardinale, si danno convegno tutti i partecipanti alla consegna.
Notiamo, tra le Autorità Religiose, Sua Ecc. Mons. Alfonso Beretta vescovo di Hyderabad in India, il parroco nostro Rev. Sac. Don Antonio Tagliabue, il Rev. P. Enrico Bottini nostro concittadino, i RR. Padri del Pontificio Istituto Missioni Estere P. Carlo Galbiati, P. Pietro Costa, P. Nazzareno Ciattaglia, P. Rinaldo Bossi, P. Cristiano Penner, il Rev. Don Giuseppe Camagni parroco di Brugherio, il Rev. Don Franco Brambilla pure di Brugherio ed il Rev. Don Carlo Colombo assistente all' Ospedale Maggiore di Milano.
Tra le Autorità Civili vediamo il Sig. Angelo Rag. Turri sindaco di Lonate Pozzolo, il Sig. Antonio Sacconaghi vice sindaco, il Sig. Alberto Santangelo segretario comunale, gli assessori Sig. Zocchi Umberto, Sig. Pietro Gelosa e Sig. Giacomo Negri, i consiglieri Sig. Pier Giulio Ing. Dott. Bosisio, Sig. Francesco Simontacchi e Sig. Franco Rag. Grassini.
Notiamo ancora tra i presenti : il Sig. Antonio Spezzibottiani presidente degli Uomini Cattolici, il pittore Sig. Angelo Galloni autore del quadro ad olio e nostro concittadino, il Sig. Rossetti in rappresentanza dei Sigg. Fratelli Bertarelli di Milano, etc.

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