Beato Serafino Morazzone
sacerdote e parroco
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Da “Fermo e Lucia” di Alessandro Manzoni (terminato nel 1823)
«Il Curato di Chiuso era un uomo che avrebbe lasciato di sé una memoria illustre, se la virtù solo bastasse a dare gloria agli uomini. Egli era pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere: l’amore fervente di Dio e degli uomini era il suo sentimento abituale; la cura continua di fare il suo dovere era: tutto il bene possibile; credeva egli sempre adunque di rimanere indietro, ed era profondamente umile, senza sapere di esserlo; come l’illibatezza, la carità operosa, lo zelo, la sofferenza, erano virtù ch’egli possedeva in grado raro, ma che egli studiava sempre di acquistare. Se ogni uomo fosse nella propria condizione quale egli era nella sua, la bellezza del consorzio umano oltrepasserebbe le immaginazioni degli utopisti più confidenti. I suoi parrocchiani, gli abitatori del contorno lo ammiravano, lo celebravano; la sua morte fu per essi un avvenimento solenne e doloroso; essi accorsero intorno al suo cadavere; pareva a quei semplici che il mondo dovess’essere commosso, poiché un gran giusto ne era partito. Ma dieci miglia lontano di là, il mondo non ne sapeva nulla, non lo sa, e non lo saprà mai: e in questo momento io sento un rammarico di non possedere quella virtù che tutto può illustrare, di non poter dare uno splendore perpetuo di fama a queste parole: Prete Serafino Morazzone Curato di Chiuso»
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