Basilica dei Santi Gavino, Proto e
Gianuario in Porto Torres
La parrocchia sorge sul
Mons Agellus, che fu il centro della prima comunità cristiana della
città.
Le sue origini, quindi,
sono molto antiche e dai resti del cimitero del IV secolo possiamo avere una
descrizione delle attività di chi ci ha preceduto e che, a 1700 anni di
distanza deve essere per noi un esempio. Prima fra tutte Matera, che fu un faro
guida dei primi cristiani di Porto Torres (in epoca romana Turris Libisonis).
Nel suo epitaffio leggiamo che aiutava tutti come se fossero sui figli: si
occupava degli stranieri, delle madri e degli indigenti. Fu un modello anche
dal punto di vista spirituale, perché anche nei momenti più difficili non ebbe
paura della morte violenta (forse scampò alle persecuzioni di Diocleziano) e
confidò sempre in Cristo.
Abbiamo il dovere
morale e spirituale di continuare il percorso iniziato dai primi cristiani di
Turris ed è questo che la comunità parrocchiale di San Gavino tenta di fare con
le numerose attività che la animano: la Caritas, il gruppo Scout, la catechesi
per bambini e adulti. Nel fare ciò, teniamo sempre presente la vita dei
Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario a cui la basilica è dedicata
e che sono i patroni di Porto Torres e dell’Arcidiocesi Turritana.
La
basilica di San Gavino fu eretta in stile romanico dal 1030 al 1080 da
maestranze pisane chiamate da Comita, Re e Giudice del Regno di Torres e
Arborea. L’edificio sorge all’interno del complesso monumentale di Monte
Agellu, un giacimento culturale di eccezionale importanza. La Pontificia
Accademia Romana di Archeologia ha decretato l’estremo interesse per questo
sito, veramente unico per quanto concerne la nascita e la diffusione del
cristianesimo in tutte le epoche storiche. Monte Agellu era la vasta area
collinare della città corrispondente in antico alla necropoli meridionale della
colonia romana di Turris Libisonis che, a partire dal IV secolo,
divenne un’area funeraria monumentale di rilevanza straordinaria. Gli scavi
effettuati nelle due piazze adiacenti alla basilica, denominate Atrio Metropoli
e Atrio Comita, hanno restituito numerosi reperti archeologici provenienti da
corredi di sepolture, alcune delle quali mosaicate e affrescate, una cisterna
romana e resti di strutture murarie appartenenti ad almeno tre edifici di culto
antecedenti la basilica romanica.
La
basilica è la chiesa romanica più grande della Sardegna (lunga ben 58,26 metri
e larga 17,36 metri) e una delle più antiche dell’isola. Fu cattedrale
dell’Arcivescovo di Torres fino al 1441, quando il seggio episcopale fu
trasferito a Sassari. Essa presenta l’originalità di avere due absidi
affrontate da progetto ed il suo interno è diviso in tre navate, separate da due
colonnati per un totale di ventidue colonne e tre coppie di pilastri
cruciformi. Colonne e capitelli sono di spoglio, provengono infatti dalle
rovine della colonia Iulia Turris Libisonis, secondo Plinio il Vecchio (Nat.Hist.
III, 85) l’unica colonia romana della Sardegna, fondata presumibilmente da
Giulio Cesare intorno al 46 a.C. All’interno della chiesa sono custoditi alcuni
dipinti e statue di pregio e una lapide trionfale bizantina databile in una
arco di tempo compreso tra il VII e l’VIII sec.
La
basilica è dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario, martirizzati a Turris
Libisonis nel 303 durante le persecuzioni degli imperatori Diocleziano e
Massimiano. Il racconto più antico della loro condanna e del loro martirio è la
Passio Sanctorum Martyrum Gavini Proti et Januarii, della seconda metà
del XII sec., proveniente da Montpellier (Francia). Le loro reliquie sono
custodite nella cripta secentesca, grande quanto la navata centrale e
realizzata dopo il poderoso scavo condotto nel 1614 dall’Arcivescovo di
Sassari, Gavino Manca de Cedrelles, per ricercare il luogo di sepoltura dei tre
santi, del quale al tempo si era persa memoria. Ritrovate le reliquie, si
decise di edificare la lunga galleria-santuario per custodirle in modo
conveniente. Nella cripta-antiquarium sono presenti cinque splendidi sarcofagi
dei secc. III-IV appartenenti alla necropoli di Turris Libisonis, un
sarcofago medievale, i resti di una cappella funeraria del IV secolo, cinque
statue settecentesche in marmo di Carrara, tre delle quali, realizzate dallo
scultore genovese Giacomo Antonio Ponzanelli, raffigurano i tre Martiri
Turritani, ed altre dodici realizzate in terracotta smaltata nel XIX sec.
Attorno
alla basilica vi sono le cumbessìas, ovvero le ‘case dei pellegrini’,
costruite nel XVI-XVII sec. per accogliere le tante persone che accorrevano da
tutta la Sardegna in occasione delle feste dedicate ai tre Martiri Turritani.
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