Sant'Agata Museo Pinacoteca - Corinaldo (AN) |
5 febbraio
SANT’AGATA, vergine e martire
MEMORIA
Agata fu martire a Catania, probabilmente sotto Decio (251). Verso il sec. V sorse una chiesa in suo onore a Roma e papa Simmaco le dedicò una basilica. Il suo nome è associato a quello di santa Lucia nel canone Romano. La sua «deposizione» il 5 febbraio è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI). Nella tradizione della Chiesa di Milano è venerata come modello e patrona delle donne cattoliche.
(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)
Sant'Agata riceve in carcere la visita dell'Apostolo Pietro cappella prima della navata destra Duomo di Milano |
SANT' AGATA, “LA BUONA”
È tradizione per le donne della nostra diocesi festeggiare il 5 febbraio Sant'Agata vergine e martire. Pensate che nella cattedrale, il Duomo, c’è un altare dedicato alla Martire. Ma chi era questa donna?
Agata “la buona”, questo è il significato del suo nome, nacque nei primi decenni del III secolo (attorno all'anno 235) a Catania in una ricca e nobile famiglia, il padre Rao e la madre Apolla erano proprietari di case e terreni ed essendo cristiani educarono Agata all’amore per Gesù di Nazareth.
Cresciuta nella sua fanciullezza e adolescenza in bellezza, candore e purezza verginale, sin da piccola sentì nel suo cuore il desiderio di appartenere totalmente a Cristo e quando giunse sui 15 anni, sentì che era giunto il momento di consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e durante una cerimonia ufficiale chiamata “velatio”, le impose il “flammeum”, cioè il velo color fuoco portato dalle spose nella tradizione romana (Agata viene consacrata sposa di Cristo).
La Sicilia, come l’intero immenso Impero Romano, era soggetta in quei tempi alle persecuzioni contro i cristiani, che erano cominciate, sia pure occasionalmente, intorno al 40 d.C. con Nerone, per proseguire più intense nel II secolo, giustificate da una legge che vietava il culto cristiano.
Nel III secolo, l’editto dell’imperatore Settimio Severo, stabilì che i cristiani potevano essere prima denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede. Se essi accettavano di ritornare al paganesimo, ricevevano un attestato (libellum), che confermava la loro appartenenza alla religione pagana, in caso contrario se essi rifiutavano di sacrificare agli dei, venivano prima torturati e poi uccisi.
In quel periodo Catania era una città fiorente e benestante, posta in ottima posizione geografica; il suo grande porto, costituiva un vivace punto di scambio commerciale e culturale dell’intero Mediterraneo.
E come per tutte le città dell’Impero Romano, anche Catania aveva un proconsole o governatore, che rappresentava il potere decentrato dell’impero, ormai troppo vasto; il suo nome era Quinziano, uomo brusco, superbo e prepotente.
Quinziano, ebbe l'occasione di vedere Agata e se ne invaghì. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero però alcun risultato, così, in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio e mise in atto un programma di rieducazione della ragazza affidandola ad una cortigiana di facili costumi di nome Afrodisia, affinché la rendesse più disponibile. Agata trascorse un mese sottoposta a tentazioni immorali di ogni genere, con festini, divertimenti osceni, banchetti; ma lei resistette indomita nel proteggere la sua verginità consacrata al suo Sposo celeste, al quale volle rimanere fedele ad ogni costo.
Sconfitta e delusa, Afrodisia riconsegnò a Quinziano Agata dicendo: "Ha la testa più dura della lava dell’Etna". Agata fu allora processata, interrogata e torturata, (le vengono stirate le membra, lacerata con pettini di ferro, scottata con lamine infuocate) ma ogni tormento invece di spezzarle la resistenza, sembrava darle nuova forza, allora Quinziano al colmo del furore le fece tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata. Ma un forte terremoto scuote Catania, allora il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella. Là, inginocchiata sull'umido terriccio del tenebroso carcere, Agata prega ardentemente Gesù a darle forza fino in fondo: "Signore Gesù, che fin dall'infanzia mi avete protetta, accogliete il mio spirito, mentre perdono a tutti, come voi sulla croce", così dicendo muore qualche ora dopo. È il 251.
Dopo un anno esatto, il 5 febbraio 252, una violenta eruzione dell’Etna minacciava Catania, molti cristiani e cittadini anche pagani, corsero al suo sepolcro, presero il prodigioso velo che la ricopriva e lo opposero alla lava di fuoco che si arrestò. Da allora Catania la venera come sua patrona e la invoca - portando in processione il velo che copre la sua urna - specialmente quando si vede minacciata dalle eruzioni dell'Etna.
È patrona dei pompieri e con il simbolismo delle mammelle tagliate e poi risanate è patrona delle donne, in particolare quelle con problemi di malattie al seno.
La venerazione per la martire Agata è sparsa in tutto il mondo. In Italia la devozione è tanta, la Lombardia è la regione più ricca del culto agatino. Nel Duomo di Milano c'è un altare con un magnifico quadro su Sant'Agata, due statuette anche nelle guglie. È patrona, nella nostra diocesi, delle parrocchie di Basiglio, Bulgaro Grasso, Caleppio di Settala, Monticello Brianza, Ornago, Tremenico, S. Agata Martesana di Cassina de' Pecchi.
Nei nostri paesi, nella tradizione ambrosiana, la si invoca e la si festeggia con grande concorso di donne.
La Chiesa così la prega: “O Dio di bontà, la tua misericordia accresca in noi la fede e la forza di testimoniarla, e l'esempio della santa martire Agata che seppe amarti fino al sangue, sostenga tutte le donne nei momenti di oscurità e d'incomprensione. Per Cristo nostro Signore”.
Martirologio Romano, 5 febbraio: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.
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