giovedì 28 febbraio 2013

I MIEI PONTEFICI





262 pontefice
PAOLO VI
(VENERABILE)
1963 - 1978



263 pontefice
GIOVANNI PAOLO I
(SERVO DI DIO)
1978



 264 pontefice
GIOVANNI PAOLO II
(BEATO)
1978 - 2005




265 pontefice
BENEDETTO XVI
(“semplice, umile
lavoratore nella vigna del Signore”)
2005 - 2013





266 pontefice ….


IN ATTESA....

San Giuseppe, con te,
attraverso di te,
noi benediciamo il Signore.
Egli ti ha scelto fra tutti
gli uomini
per essere il casto sposo
di Maria,
colui che sta alla soglia del mistero della sua
maternità divina,
e che, dopo di lei,
accoglie questa maternità
nella fede come opera
dello Spirito Santo.
Tu hai dato a Gesù
una paternità legale
nella stirpe di Davide.
Tu hai costantemente vegliato sulla Madre e il Bambino
con affettuosa premura
per permettere di compiere
la loro missione.
Il salvatore Gesù si è degnato di sottomettersi a te,
come ad un padre,
durante la sua infanzia
e la sua adolescenza,
e ricevere da te
gli insegnamenti per
la vita umana,
mentre tu condividevi
la sua vita
nell’adorazione
del suo mistero.

Continua a proteggere
tutta la Chiesa,
la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù.
Guarda alle necessità
spirituali e materiali
di tutti coloro che ricorrono
alla tua intercessione.
In particolare delle famiglie
e dei poveri di ogni
forma di povertà:
per mezzo tuo sono sicuri
di raggiungere
lo sguardo materno di Maria
e la mano di Gesù
che li soccorre.
Attraverso l’aiuto
di san Giuseppe,
Dio continui a diffondere
le sue grazie
sulla Chiesa intera.
Amen

domenica 24 febbraio 2013

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)





Il tempo di Quaresima è caratterizzato da quattro elementi: carità, digiuno, preghiera e penitenza attraverso questo cammino di ascesi in Gesù, il Figlio, si possa ritornare al Padre, essere nuovamente figli nel Figlio.

La Preghiera: “Nell’odierna seconda domenica di Quaresima, l’evangelista Luca sottolinea che Gesù salì sul monte "a pregare" (9,28) insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e, "mentre pregava" (9,29), si verificò il luminoso mistero della sua trasfigurazione.
Salire sulla montagna per i tre Apostoli ha perciò voluto dire essere coinvolti nella preghiera di Gesù, che si ritirava spesso in orazione, specialmente all’alba e dopo il tramonto, e talvolta per tutta la notte. Solo però quella volta, sulla montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici la luce interiore che lo ricolmava quando pregava: il suo volto - leggiamo nel Vangelo - s’illuminò e le sue vesti lasciarono trasparire lo splendore della Persona divina del Verbo incarnato” (Benedetto XVI)

Pregare non è un fermarsi a dire preghiere, solo un insieme di preghiere, forse anche tante (es. preghiera di S. Brigida) – Gesù dice nel Vangelo “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”la preghiera è entrare nella “luce interiore” di Dio attraverso Cristo Gesù.

“C’è un altro dettaglio, proprio del racconto di san Luca, che merita di essere sottolineato: l’indicazione cioè dell’oggetto della conversazione di Gesù con Mosè ed Elia, apparsi accanto a Lui trasfigurato. Essi - narra l’Evangelista – “apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme”. (9,31).
Dunque, Gesù ascolta la Legge e i Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione. Nel suo dialogo intimo con il Padre, Egli non esce dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto nel mondo, anche se sa che per arrivare alla gloria dovrà passare attraverso la Croce. Anzi, Cristo entra più profondamente in questa missione, aderendo con tutto se stesso alla volontà del Padre, e ci mostra che la vera preghiera consiste proprio nell’unire la nostra volontà a quella di Dio”. (Benedetto XVI)

La Trasfigurazione sul monte con Mosè ed Elia ricorda altre due rivelazioni sul monte: sul monte Sinai Mosè ebbe anche la rivelazione della volontà di Dio: i dieci Comandamenti. E, sempre sul monte, Elia ebbe da Dio la rivelazione divina di una missione da compiere. Gesù, invece, non riceve la rivelazione di ciò che dovrà compiere: già lo conosce; sono piuttosto gli Apostoli a sentire, nella nube, la voce di Dio che comanda: «Ascoltatelo».
«Appena la voce cessò, restò Gesù solo». La volontà di Dio si rivela pienamente nella persona di Gesù. Chi vuole vivere secondo la volontà di Dio, deve seguire Gesù, ascoltarlo, accoglierne le parole e, con l’aiuto dello Spirito Santo, approfondirle.

La preghiera è scuola d’accoglienza della volontà del Padre: tutta la sua volontà. “Per un cristiano, pertanto, pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”. (Benedetto XVI)

Difatti. Nel Vangelo di Luca c’è un legame profondo, di verifica, tra la Trasfigurazione e l’agonia del Getsemani.
Nell’orto dell’agonia, in preghiera, “Gesù sperimenterà l’angoscia mortale e si affiderà alla volontà divina; in quel momento la sua preghiera sarà pegno di salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicherà il Padre celeste di "liberarlo dalla morte" e, come scrive l’autore della lettera agli Ebrei, "fu esaudito per la sua pietà" (5,7). Di tale esaudimento è prova la risurrezione.” (Benedetto XVI)

Quindi. “La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso” (Benedetto XVI)

Il racconto parla anche di Mosè ed Elia, che apparvero e conversavano con Gesù. Effettivamente questo episodio ha un rapporto con altre due rivelazioni divine. Mosè era salito sul monte Sinai, e lì aveva avuto la rivelazione di Dio. Aveva chiesto di vedere la sua gloria, ma Dio gli aveva risposto che non l’avrebbe visto in faccia, ma solo di spalle (cfr Es 33,18-23). In modo analogo, anche Elia ebbe una rivelazione di Dio sul monte: una manifestazione più intima, non con una tempesta, con un terremoto, o con il fuoco, ma con una brezza leggera (cfr 1 Re 19,11-13).

A differenza di questi due episodi, nella Trasfigurazione non è Gesù ad avere la rivelazione di Dio, bensì è proprio in Lui che Dio si rivela e che rivela il suo volto agli Apostoli. Quindi, chi vuole conoscere Dio, deve contemplare il volto di Gesù, il suo volto trasfigurato: Gesù è la perfetta rivelazione della santità e della misericordia del Padre.

La preghiera è quindi relazione divina che mi permette di accogliere la santità e la misericordia del Padre.

Come deve essere la preghiera?
Preghiera per eccellenza è il Padre nostro.
1) essenziale, che non vuol dire minimale: “non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole”
2) fiduciosa e di affidamento: “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno”; è quel “se vuoi, puoi”, come disse il lebbroso a Gesù.
3) sempre fraterna, al plurale, la preghiera non può essere egoistica: “Padre nostro … Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci”
4) paterna e fraterna: che dicendo “Padre nostro …”: non può essere mai contro gli uomini, ma per gli uomini, non si può maledire pregando!

Una preghiera - quella del Padre Nostro – che punta al necessario a sostegno del passato (“rimetti”); del presente (“pane quotidiano”) e del futuro (“non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”).

“Durante questo tempo di Quaresima, chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnarci a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”. (Benedetto XVI) Amen

martedì 19 febbraio 2013

"Come la pioggia e la neve"

Martedì della I settimana di Quaresima




Il testo della canzone è tratto dal Libro di Isaia, 55,10-11.
Come la pioggia e la neve
scendono giù dal cielo
e non vi ritornano senza irrigare
e far germogliare la terra;

Così ogni mia parola
non ritornerà a me
senza operare quanto desidero,
senza aver compiuto
ciò per cui l'avevo mandata.
Ogni mia parola, ogni mia parola.





Il tempo di Quaresima è caratterizzato da tre elementi: carità, digiuno e preghiera perchè attraverso Gesù, il Figlio, si possa ritornare al Padre, essere nuovamente figli nel Figlio.

La Carità: è risposta d’amore all’amore eterno di Dio, come dice l’evangelista “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. … E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. … chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna”.

Il Digiuno: ritrovare la giusta fame e la vera fame, come dice Gesù “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.

La Preghiera: alla luce della Parola di Dio odierna, è pioggia e neve feconda. Ma solo la vera preghiera è feconda, come quella che esce dalla bocca di Colui che opera “ciò che desidero”, cioè è secondo la volontà del Padre.
Gesù è Maestro di preghiera perché Egli è colui che opera il desiderabile: non il nostro desiderio, ma ciò che è desiderio del Padre.

Come deve essere la preghiera:
1) “non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole”: una preghiera essenziale;
2) “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno”: una preghiera che si affida in quel “se vuoi, puoi”, come disse il lebbroso a Gesù.
3)“Padre nostro … Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci”: una preghiera non egoistica, ma sempre fraterna, al plurale.
4)“Padre nostro …”: una preghiera che riconosce un’unica paternità e fraternità, quindi una preghiera mai contro gli uomini, ma per gli uomini... non si può pregare maledicendo!

Una preghiera  - il Padre Nostro - che chiede il necessario a sostegno del passato (“rimetti”); del presente (“pane quotidiano”) e del futuro (“non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”).

Una preghiera così, che come dice Isaia: “non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.

La preghiera cristiana come afferma Benedetto XVI: “non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso.
Durante questo tempo di Quaresima, chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnarci a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”. Amen.


sabato 16 febbraio 2013

Criceti, nuova cucciolata!



Ciriaco Basilio


per genealogia vedi qui... e sul BLOG

PETRONILLA - SEBASTIANO (2011)
2 OTTOBRE 2011

sono nati i cuccioli (Due maschietti neri: Eleuterio Angelo, Elia Angelo; un maschietto crema: Giovanni J. Angelo; la femminuccia crema: Panacea J. Guadalupe Angela)

Giovanni J. Angelo – Eufemia J.
4 giugno 2012
sono nati 3 cuccioli (Ciriaco Basilio, Beatrice Federica e Camilla Livia)

Leonia con Petronilla J.

Ciriaco Basilio – Leonia Marchesina (10 gennaio 2013)
14 febbraio 2013
sono nati 4 cuccioli (Cirilla, Valentina, Giovanni III, Petronilla II)


venerdì 15 febbraio 2013

Giorgia, la Santa di Clermont






Quante volte è successo di dire che per chi si chiama Giorgia non c’è la santa. Eppure il Martirologio Romano - nella sua ultima edizione in italiano del 2004 - in data 15 febbraio ricorda:
“A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, santa Giorgia, vergine”.

Quindi esiste Santa Giorgia, una vergine francese del VI secolo: elogiata per il suo amore al Signore, le sue penitenze e la sua preghiera da San Gregorio di Tours.
Alla sua morte il corpo di S. Giorgia fu deposto nella chiesa di S. Cassiano a Clermont.

Un laboratorio russo di scrittura delle icone, su commissione, ha elaborato l’iconografia di S. Giorgia che si può ammirare sul sito web iconedimisura.it

Così ora la frazione di Scido, S. Giorgia, può avere la sua patrona.




O Dio, nostra salvezza,
accogli le preghiere di questa tua famiglia
che si rallegra nel ricordo di santa Giorgia,
e fa’ che profondamente
rinnovata nello spirito
si consacri per sempre al tuo servizio.

(Messale – Comune dei Santi)



giovedì 14 febbraio 2013

Vescovo di Terni e martire, fu artefice di centinaia di miracoli e conversioni

di Pietro Barbini




Si festeggia oggi San Valentino, festa dedicata “agli innamorati”. Cioccolatini, rose, gioielli e i più impensabili gadget: oggigiorno la commemorazione del santo patrono dei fidanzati si è trasformata nella sagra del consumismo, del materialismo e dell’eros sfrenato, commercializzata a tal punto da dimenticare il perché di questa festa, chi fu veramente San Valentino e cosa hanno a che fare con lui gli innamorati.
Questa tradizione, inizialmente, venne diffusa dai monaci dell’ordine di San Benedetto, che furono i primi custodi della Basilica dedicata al Santo, al cui interno era deposta la salma, e istituita da papa Gelasio I nel 496, con l’intento di sostituire l’antica festa pagana dei Lupercalia, festeggiata lo stesso giorno dai romani in onore del dio Fauno, che era il protettore del bestiame, e al contempo diffondere il messaggio d’amore cristiano attraverso l’operato di San Valentino.
Ma chi fu veramente San Valentino? Nato da una famiglia nobile, fu consacrato vescovo di Terni alla sola età di 21 anni da San Feliciano di Foligno, e nel 270 fu chiamato a Roma, su invito del filosofo e oratore greco e latino Cratone, dove predicò il Vangelo convertendo molti pagani, grazie anche alla sua eloquente oratoria. Si dice che quando parlava “tutti pendessero dalle sue labbra che sapevano aprire il cuore anche ai pagani più incalliti nei vizi”. Fu molto amato e rispettato dal popolo, dato la sua particolare attenzione verso i bambini, i malati e i giovani, i quali spesso andavano a chiedergli consigli. Morì decapitato all’età di 97 anni , nell’anno 273, dopo esser stato flagellato fuori le mura di Roma, lungo la via Flaminia, a causa delle persecuzioni contro i cristiani sotto l’imperatore Aureliano.
A tutt’oggi sono pochi i documenti che raccontano la vita del Santo martire: il più antico documento risale al secolo VIII e racconta alcuni particolari del martirio, la tortura, la decapitazione e la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, anch’essi decapitati per aver raccolto il corpo del Santo; gli stessi discepoli ci raccontano del miracolo che scatenò l’immediata conversione di moltissime anime, loro compresi, ossia, la guarigione di Chermone, il figlio di Cratone, afflitto da una paralisi.
Dopo tale miracolo, lo stesso Cratone, nato da famiglia pagana, si convertì al cristianesimo facendosi battezzare assieme alla moglie e a tutta la famiglia, e al contempo, si convertirono anche i suoi allievi: Ateniesi, Procolo, Efebo, Apollonio e Abondio, figlio di Annio Placido, che era Prefetto di Roma; fu proprio Abondio a raccogliere i corpi martoriati di Efebo, Procolo e Apollonio, che seppellì accanto a San Valentino. Anche Cratone, assieme a tutta la famiglia, venne condannato a morte con l’accusa di seguire Valentino; unico superstite fu il figlio Chermone (si dice che fu lui ad edificare la prima Basilica dedicata al Santo Patrono di Terni).
Si narrano di molti miracoli compiuti dal Santo, come molti sono anche i racconti popolari tramandati nei secoli, ad esempio, quello secondo cui ridiede la vista alla figlia cieca del suo carceriere Asterius (quando fu catturato e messo in carcere per la prima volta su ordine dell’imperatore Claudio II il Gotico).
Un’altro importante miracolo risale al 225 d.C. ed è la guarigione di uno schiavo in punto di morte (dopo tale miracolo il fratello, Fonteyo Triburzio, prese servizio presso la casa di Cratone a Roma). Malati di ogni genere si recavano regolarmente presso la sua abitazione chiedendo preghiere di guarigione (guarigioni che spesso avvenivano); si racconta che tutti entrassero sofferenti in casa sua ed uscissero confortati e rafforzati nello spirito. Quello che il Santo faceva, infatti, era invitare le persone a rendere lode e grazie a Dio, insistendo sulla fede, l’unico mezzo grazie al quale, diceva, è possibile guarire.
La sua associazione agli innamorati, poi, fa riferimento proprio al suo lungo ministero. Nel corso della sua vita, infatti, il santo rivolse un’attenzione particolare verso i giovani e le famiglie, che accoglieva all’interno del suo bellissimo giardino fiorito, dando a tutti consigli e sostegno. Valentino ripeteva in continuazione “Dio ci ama e noi dobbiamo restituirgli questo amore, amando il prossimo come lui ci ha amato”. Era solito donare una rosa ai giovani fidanzati che si recavano da lui chiedendo una benedizione. Le famiglie che erano in difficoltà economica, o che non riuscivano ad avere figli, li invitava a guardare alla Sacra Famiglia di Nazaret, ad avere fiducia nella divina provvidenza, insistendo nel rivolgere lo sguardo alla figura della Vergine Maria, incoraggiandoli, benedicendoli e pregando con loro, assicurando sempre le sue preghiere.
Ecco perché San Valentino viene associato agli innamorati: nel suo lungo cammino di vita ebbe molto a cuore i giovani fidanzati e le famiglie. Tra i racconti più citati c’è quello secondo cui il santo passeggiando per la strada vide due fidanzati litigare e, avvicinatosi, porse ai due una rosa invitandoli a tenerla unita nelle loro mani e poco dopo i due si riappacificarono giurandosi eterno amore; una seconda versione, invece, narra che Valentino, già vescovo di Terni, fece volare attorno ai due fidanzati litigiosi numerose coppie di piccioni che si scambiavano effusioni d’affetto, così da ispirare pace e amore nei due.
Un altro famoso racconto riporta che Valentino unì in matrimonio Cristiana Serapia con il centurione romano Sabino, un amore ostacolato dal padre di lei, in quanto il centurione era pagano. Quando la giovane si ammalò gravemente, il centurione, al capezzale di morte, fece chiamare Valentino chiedendogli, in accordo con Serapia, di far in modo di non essere mai più separati, cosicché in quel giorno il vescovo battezzò il centurione pagano, unì i due giovani in matrimonio e subito dopo morirono entrambi. San Valentino, in questo giorno, è celebrato dalla Chiesa Cattolica, Ortodossa e Anglicana.

mercoledì 13 febbraio 2013

Mercoledì delle Ceneri 2013





“Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.
Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro …” (Benedetto XVI)

La dichiarazione del S. Padre ci ha sorpresi, ma in realtà i dovrebbe interrogare. C’è un bene “di grande rilevanza” che apre a nuove possibilità in libertà di cuore: è quello che soggiace alla liturgia odierna: “Ritornate a me con tutto il cuore … Laceratevi il cuore”. Il Signore all’inizio di questa Quaresima ha voluto farsi presente, e come Lui fa sempre, è sempre oltre la misura a noi pensabile.

Nel suo libro Gesù di Nazaret, Papa Benedetto XVI, parlando dei diversi modi in cui Gesù viene nella storia degli uomini, prima della venuta definitiva, scrive:
“Esistono anche modi epocali di tale venuta. Francesco e Domenico… Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio portano con sé nuove irruzioni del Signore nella storia confusa del loro secolo che andava alla deriva allontanandosi da lui… E perché non chiedere a Lui di donarci anche oggi testimoni nuovi della sua presenza nei quali Egli stesso si avvicini a noi?”.

In questo Mercoledì delle Ceneri siamo chiamati a lasciarci lacerare il cuore perché il Signore possa abitare nella nostra vita, nella nostra storia, nella nostra società e nella Chiesa stessa come Egli vuole!
“Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. Ecco …. l’ora! La Quaresima è l’ora del discepolo.

Anche la Quaresima inizia sempre con questo monito, quest’anno l’ammonizione paolina ha una novità: il Signore ci chiede un sussulto di libertà, una libertà individuale che lasci libero spazio alla Sua libera azione.

Pensando a Benedetto XVI, come risuona diverso il richiamo odierno di S. Paolo: Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”
Quale riconciliazione il Signore pretende da noi?
Quale passo nella fede dobbiamo fare per essere riconciliati, cioè incamminati, veramente nel suo progetto?
Non basta compiere gesti religiosi, bisogna essere riconciliati a Dio: essere suoi con tutto il cuore.
“Ritornate a me con tutto il cuore … Laceratevi il cuore”.

Il Vangelo di Matteo ci propone di cercare la giustizia di Dio, attraverso l’elemosina, la preghiera e il digiuno.
Tre esercizi di ascesi non fini a se, ma in riferimento alla ricerca della giustizia.
Nota sant’Agostino: se “la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21).
La prima giustizia che devo praticare è quindi quella verso me stesso: tornare al vero volto di Dio.
Gesù è la vera giustizia di Dio.
Scrive Benedetto XVI: “Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare. Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore”.

Attraverso l’elemosina, la preghiera e il digiuno il Signore ci renda umili e liberi di cuore per accogliere la sua Giustizia,.
Amen.

martedì 12 febbraio 2013

Gioisci, Chiesa!



Chiesa Idruntina, gioisci!
Chiesa Italiana, gioisci!
Chiesa Cattolica, gioisci!
il 12 maggio ci saranno
800 nuovi figli santi,
perché martiri!

venerdì 8 febbraio 2013

San Girolamo Miani (Emiliani)

Venerdì della IV Sett. Tempo Ordinario (Anno dispari)




La prima lettura ci presenta l'ideale cristiano: vivere nella carità, castità, povertà, obbedienza. Ideale cristiano e non solo per chi è chiamato a vivere nella vita religiosa. La vita religiosa radicalizza questi impegni; però Cristo chiama tutti a realizzarli.
La carità. "Perseverate nell'amore fraterno. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale".
Una carità che è espressione dell'amore divino ricevuto e comunicato, un amore generoso, partecipe, costante.
La castità. L'autore ne parla a gente sposata: "il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adulteri saranno giudicati da Dio".
A questo fa eco la vicenda raccontata nel Vangelo, la denuncia del Battista «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello», che gli causerà il martirio.
E la castità dei religiosi è segno, aiuto, forza per gli altri.
La povertà. "La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete...". Uno spirito di povertà che esprime la nostra fiducia in Dio: "Così possiamo dire con fiducia: "Il Signore è il mio aiuto, non temerò".
Infine l'obbedienza. "Ricordatevi dei vostri capi...".

La Parola di Dio di questo venerdì della IV settimana del tempo per annum, ben inquadra la figura del veneziano Girolamo Miani o Emiliani.




San Girolamo Emiliani, di nobile famiglia, nacque a Venezia nel 1486; da giovane servì la Repubblica Veneta come soldato. Gli venne affidata la castellania di Quero. Qui, nell’agosto del 1511, fu sconfitto e venne imprigionato. Questo evento segnò l’inizio della sua conversione. Invocò la Madonna che il 27 settembre 1511 lo liberò miracolosamente. Abbraccio così con coraggio l'ideale cristiano. Girolamo incominciò così il cammino di santità che lo portò a seguire l’esempio di Cristo, soccorrendo gli orfani, i malati, i poveri; portava nel cuore il profondo desiderio di riformare la Chiesa, partendo dalla conversione personale. Morì di peste a Somasca l’8 febbraio 1537.

Concludo con le parole di Papa Benedetto XVI in occasione del giubileo somasco del 2011\2012:
“Come sciolse il vincolo delle catene che tenevano prigioniero san Girolamo, Ella voglia,(la Madre di Dio ndr) con la sua materna bontà, continuare a liberare gli uomini dai lacci del peccato e dalla prigionia di una vita priva dell’amore per Dio e per i fratelli, offrendo le chiavi che aprono il cuore di Dio a noi e il cuore nostro a Dio”.

Il matrimonio gay ...

non ha nulla a che vedere con l'eguaglianza!




“La Chiesa Cattolica continua a sostenere il matrimonio così come concepito dalla società per secoli, come il significativo ed unico impegno per la vita di un uomo e di una donna per il reciproco benessere ed aperto alla procreazione e all’educazione dei figli …nonostante i proclami dei sostenitori della nuova norma che l’argomento centrale è quello dell’uguaglianza, il progetto di legge punta a ridefinire il matrimonio e avrà notevoli conseguenze per la società. …È diventato chiaro durante il dibattito di oggi (martedì, ndr) alla Camera dei Comuni che il governo non ha riflettuto su numerose questioni sollevate da vari parlamentari - ha ammonito l’arcivescovo -. Sarà estremamente importante che molte delle preoccupazioni che noi ed altri abbiamo espresso siano pienamente ed attentamente considerate durante le prossime discussioni in Parlamento”.

(Peter Smith, arcivescovo di Southwark)

Secondo il Catholic Herald, il vescovo di Portsmouth, Philip Egan, ha parlato delle conseguenze di larga portata della normativa.
“Così come la Chiesa è stata costretta ad abbandonare i suoi servizi adottivi, allo stesso modo anche i Cattolici che lavorano nel settore sanitario e nei servizi sociali si ritroveranno sotto intollerabili pressioni morali - ha dichiarato il vescovo -. Queste pressioni saranno anche verosimilmente percepite nelle scuole cattoliche, da parte di insegnanti, personale e genitori”.

In Gran Bretagna le agenzie di adozione cattoliche hanno chiuso i battenti nel 2008, quando la legge è stata cambiata, obbligandole ad affidare i bambini alle coppie dello stesso sesso.

FONTE: www.zenit.org

mercoledì 6 febbraio 2013

"Fino al sangue" (Eb 12,4)



Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo.

 
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l'Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità.
Dichiaro pertanto a voi che non c'è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all'imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
Si rivolse quindi, ai compagni, giunti ormai all'estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento.
Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasahi durante l'istruzione catechista; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

Fede e rivelazioni






La fede cristiana è risposta ed adesione a Dio che si è rivelato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “l’economia cristiana, in quanto è Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non c’è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo”. La Rivelazione è compiuta. Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”. Esse non appartengono al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a  viverla in una determinata epoca storica. Considerato questo, nulla vieta di leggere opere di rivelazioni “private” come quelle di Maria Valtorta, di Anna Caterina Emmerich, di Brigida di Svezia (e di molti altri autori), se però a fondamento della vita cristiana abbia posto la roccia delle Parola di Dio, proposta ed annunciata dalla e nella Chiesa. Solo questa è àncora di salvezza. A tal proposito, ad esempio, sugli scritti di Maria Valtorta il 6 maggio 1992 il nostro arcivescovo emerito, Cardinal Dionigi Tettamanzi - allora segretario generale della CEI - scrisse una lettera all’editore, che già dal 1952, senza Imprimatur,
aveva edito gli scritti, dichiarando: “Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederle che, in un’eventuale ristampa dei volumi (della Valtorta ndr). Si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le “visioni” e i “dettami” riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù”. Difatti gli scritti della Valtorta fino al 1966 erano inseriti nell’Indice dei libri proibiti della Chiesa. Tale Indice fu poi abrogato dal Venerabile Servo di Dio Paolo VI. Secondo, l’allora Cardinal Ratzinger, questo inserimento fu pastoralmente necessario per difendere “i fedeli più sprovveduti” (e quanti ancora ce ne sono oggi in materia di rivelazioni “private”!). La Chiesa è madre, e come tale è attenta che suoi figli non siano ingannati - o forviati - ma che siano nutriti alla sorgente della Verità rivelata, contenuta nel canone della Sacra Scrittura.

FONTE: P. Aurelio Blasotti in Portavoce gennaio-febbraio 2013 (Maria Valtorta e le sue Rivelazioni)

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martedì 5 febbraio 2013

Festa di S. Agata 2013





Quest’anno l’immagine per la festa rappresenta tre testimoni di santità legati alla donna. Partendo da sinistra.

S. Agata V. M.
Patrona delle donne secondo la tradizione della Chiesa Ambrosiana

Martirologio Romano, 5 febbraio: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.

S. Liberata V.M.
Patrona delle donne durante il parto, per ottenere dal Signore la grazie di un figlio e dei bambini, secondo la tradizione della Chiesa nel savonese.

Secondo la tradizione più accreditata e gli studi più recenti Santa Liberata è una martire cristiana, nata, vissuta e morta al tempo dell’impero romano nella Francia meridionale, in Aquitania, nella regione compresa fra la catena dei Pirenei e il basso corso dei fiumi Lot, Garonna e Dordogna.
Figlia di un notabile romano pagano, fu iniziata alla religione cristiana dalla nutrice, e all’età di 14 anni circa, scoperta, e per non rinnegare la propria fede, venne uccisa sulle sponde del fiume Lot dai soldati romani inviati da suo padre.
In ottemperanza alle disposizioni di Papa Felice I, con il suo corpo venne consacrata la Chiesa di Saint Martin de Montmart, posta nei pressi del presunto luogo del suo martirio.
All’epoca di Carlo Magno i resti della Santa furono trasferiti in una nuova chiesa a lei dedicata, intorno alla quale sorse la cittadina di Sainte Livrade sur Lot.
Agli inizi del XII secolo, i monaci benedettini cluniacensi, guidati da don Bernardo da Agèn, potarono metà dei resti della Santa al di là dei Pirenei, nel cuore della Spagna, per contribuire alla ricostruzione della diocesi della città di Sigüenza. Nella cattedrale della città, di cui Santa Liberata fu patrona per otto secoli, fu costruito nel XVI secolo un sontuoso altare a lei dedicato in stile rinascimentale plateresco, che contiene un’arca di pietra con l’urna delle reliquie e un dipinto manieristico-raffaellesco della Santa con la palma del martirio.

S. Antonio da Padova
Patrono delle donne che cercano marito, secondo la tradizione delle Chiesa in Portogallo.

Martirologio Romano, 13 giugno: Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.

Il dipinto, conservato nella Chiesa di S. Libera a Calice Ligure (SV), è del 1661 è raccoglie tutte queste tradizioni in un’unica raffigurazione. Al centro è collocata S. Liberata V. M., detta nel savonese S. Libera, perché è la pala d’altare della chiesetta dedicata a Nostra Signora della Rocca conosciuta più comunemente come Santa Libera.