giovedì 7 giugno 2018

APPUNTI PER IL VIAGGIO ... LA SARDEGNA CRISTIANA.



PELLEGRINAGGIO IN SARDEGNA

Alla scoperta della Fede
e della storia
 

 
La Sardegna è un’isola che fu abitata dall’uomo fin dall’inizio dei tempi. Segno solo i siti nuragici (“Su Nuraxi” di Barumini), poi successivamente dai Fenici (antica città di Nora), dei Greci (Tharros) e dei Romani (Cagliari). Qual è la religiosità degli inizi? Quando l’annuncio del Vangelo giunse in Sardegna? Varie erano le religione presenti: le divinità romane, quelle fenice-cartaginesi, le divinità autoctone (specialmente nelle zone centrali). Tra le religioni un posto a sé aveva il giudaismo, portato dagli ebrei giunti nell’isola con la diaspora, o mandati in esilio. La comunità ebraica più numerosa si trovava a Cagliari (Kalaris). Il Vangelo giunse in Sardegna per mezzo di ebrei convertiti, commercianti, militari marinai, schiavi, esiliati. La fede cristiana si diffuse dapprima nelle città costiere (Cagliari, Nora, Sant’Antioco, Tharros, Olbia, Porto Torres), poi nell’entroterra. Prima si ebbero comunità giudeo-cristiane, poi solo cristiani convertiti dalle religioni pagane. Ai primi cristiani indigeni si aggiunsero quelli mandati in esilio. Numerosi furono inviati nel 174 dall’imperatore Marco Aurelio. Fra questi Callisto papa, Ponziano papa, il sacerdote Ippolito, e Antioco del Sulcis condannati “ad metalla” ai lavori forzati nelle miniere. I cristiani furono perseguitati in Sardegna come in tutto il resto dell'impero romano, e anche i sardi ebbero i loro martiri: Simplicio, Gavino, Lussorio e Saturno, condannati a morte tra il III e IV secolo d.C., sotto
Diocleziano. Luoghi della fede degli inizi si trovano a Cagliari e a Sant’Antioco (con la stupenda catacomba, già necropoli cartaginese). Il Santuario dei Ss. Martiri in Cagliari è un luogo singolare che vuole raccogliere la memoria dei primi cristiani dell’antica Kalaris e dell’intera isola. Nel 455 i Vandali dopo aver saccheggiato Roma, occuparono la Sardegna, rimanendoci sino al 534. I re vandalici, stabilitisi in Africa settentrionale, professavano l'Arianesimo, combattuto dalla chiesa di Roma, e utilizzarono la Sardegna come terra di esilio per quei cristiani cattolici. Così nell'Isola arrivarono numerosi vescovi e monaci che svolsero un'intensa opera di evangelizzazione nei confronti delle popolazioni sarde ancora legate a forme antiche di religiosità e a riti pagani. Durante il dominio dei vandali due sardi divennero papi: Ilario (461-468) e Simmaco (498-514).

Nel VI secolo i Bizantini, cacciati i Vandali, annettono all’ impero la Sardegna. Il monachesimo orientale influì in Sardegna sul culto e sulla liturgia, specialmente per la devozione a santi. Un segno di questi culti particolari è la diffusione del culto per l’imperatore Costantino e per sua madre Elena. Eredità di questo periodo è il santuario di Santu Antinu a Sedilo, rimaneggiato nel XVI secolo. Tra il 590 e il 604 grande incremento alla diffusione della fede cristiana, specialmente nel centro-Sardegna, fu dato dall’invio di missionari da parte di papa san Gregorio Magno. Nel corso dell'VIII e IX secolo la vita dei paesi del Mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli Arabi. La Sardegna, perso ogni contatto con Bisanzio, restò isolata di fronte agli attacchi dei saraceni: i centri costieri venivano continuamente saccheggiati, gli abitanti catturati e venduti come schiavi.

Fu questo evento che portò poi alla nascita di Ordini come i Trinitari e Mercedari, quest’ultimo ancora presente nel santuario di Bonaria dal 1335. Fu questa situazione che molto probabilmente sta all'origine dei Giudicati: entità statuali autonome che ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo. Dall'XI secolo arrivarono in Sardegna per richiesta d ella chiesa di Roma, i primi monaci. Per primi arrivarono i Benedettini di Montecassino (1064), poi i Vittorini provenienti da Marsiglia (1089), i Camaldolesi (1105), i Vallombrosani (1128), i Cistercensi. I monasteri, oltre ad essere centri di cultura, promossero la costruzione di chiese e basiliche che abbellirono ed arricchirono le campagne sarde. Nel 1015 gli Arabi tentarono nuovamente di occupare l’isola, in soccorso dei Giudici vennero le Repubbliche marinare di Pisa e Genova e un secolo dopo la Sardegna passò sotto il loro dominio. Fu in questo periodo che nel 1220 giunsero i Francescani a Sassari, Oristano e Cagliari. E nel 1294 i Domenicani aprirono un convento a Cagliari nel rione di Villanova, divenendo molto popolari per la predicazione e la diffusione del Rosario.
Queste presenze segnarono tutta una fioritura – anche nei secoli successivi - di una santità ancora oggi custodita a Cagliari: Ignazio da Laconi e Salvatore da Horta. Dal 1300 al 1700 la Sardegna passò sotto il dominio aragonese, e in questo periodo vide la presenza di molti ordini religiosi: Agostiniani, Carmelitani, Minimi, Servi di Maria, Gesuiti e Fatebenefratelli. È in questo periodo che l'arcivescovo Francisco de Esquivel di Cagliari creò il Santuario dei Martiri. In conseguenza dei trattati di Londra (1718) e dell’Aia (1720) la Sardegna passò ai Savoia, e iniziò così la dominazione sabauda che portò l’isola a unirsi al continente e a confluire infine nello stato italiano.
 
L’Ottocento in Sardegna fu un periodo molto difficile per la fede e per la Chiesa a causa del nuove correnti di pensiero e per le questioni civili che scuotevano l ’Italia e l’Europa. Molte diocesi rimasero senza vescovo: Bosa e Ozieri per 25 anni; Cagliari per 17; Nuoro per 15; Tempio 16; Oristano 11; Alghero 8; Sassari 7.
 
Nel 1868 poterono partecipare al Concilio Vaticano I, solo tre vescovi. Niente visite pastorali e cresime durante gli anni di sede vacante. Questo portò a molte conseguenze pastorali.

Con l’avvento dell’unita d’Italia la Chiesa sarda visse in piena sintonia con le vicende nazionali civili e religiose. Un frutto della fede in Sardegna e della ripresa del Novecento fu la giovane martire dell’A.C. Antonia Mesina di Orgosolo. L’ultimo testimone della fede riconosciuto dalla Chiesa in Sardegna è Elisabetta Sanna, beatificata nel 2016.