domenica 29 dicembre 2013

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)





In questa domenica contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del Vangelo di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe.

Infatti subito dopo l’adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo della fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall’Egitto: tre episodi collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti compimenti di profezie dell’Antico Testamento.

Consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe: un figlio, una madre e un padre.
Cosa ci insegnano?

Certo l’istituzione famiglia è in crisi. Ma in realtà tutto è in crisi.
Per cui lasciamo perdere le crisi e cerchiamo in questa domenica di capire il positivo, e soprattutto cosa possiamo imparare dall’esperienza famigliare di Gesù, Maria e Giuseppe.

1.
“Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”.

La vita famigliare si deve sostenere sul comandamento dell’amore. Scontato! Non proprio.
Ciò che non è perdonato e compreso nell’amore logora le relazioni, tanto più quelle famigliari.
Senza una guardaroba fatto di questi abiti che nascono dall’amore di Dio, non si costruisce nulla e non si supera nulla.

2.
“santi e amati”.

La vita famigliare, e in primis matrimoniale, è una dimensione di santificazione, quindi non ci si sposa perché è il gesto più comune che si fa nella vita adulta (anche qui c’è una crisi! Crisi di diventare adulti?), ma ci si sposa (penso ai credenti e praticanti, se no bisognerebbe fare tante parentesi per le altre categorie: simpatizzanti, poco praticanti, credenti non praticanti, praticanti non credenti…) perché in questo modo il Signore mi chiama a vivere il suo amore, nell’amore coniugale e genitoriale (se è dato come dono!), chiedendomi di santificarmi come sposo e\o genitore.

I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l'aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. …. I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono sostenersi a vicenda nella fedeltà dell'amore con l'aiuto della grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Così infatti offrono a tutti l'esempio di un amore instancabile e generoso, edificando la carità fraterna e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell'amore, col quale Cristo amò la sua sposa e si è dato per lei. (LG 40 e 41)

In questa prospettiva si comprende la sapienza biblica del libro del Saracide.

3.
“La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza”
La fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita.
Così si comprende dall’episodio evangelico della Santa Famiglia.
In tutta la vita di Gesù, di Maria e di Giuseppe si può vedere che le loro scelte vengono misurate dalla continua obbedienza della fede.
La Parola di Dio è luce sul loro cammino e salvezza reale e concreta nelle loro fatiche.

Ci ricordava il Papa, qualche giorno fa:
“La memoria del primo martire viene così, immediatamente, a dissolvere una falsa immagine del Natale: l’immagine fiabesca e sdolcinata, che nel Vangelo non esiste! La liturgia ci riporta al senso autentico dell’Incarnazione, collegando Betlemme al Calvario e ricordandoci che la salvezza divina implica la lotta al peccato, passa attraverso la porta stretta della Croce. Questa è la strada che Gesù ha indicato chiaramente ai suoi discepoli, come attesta il Vangelo… «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22)”.

Solo una vita affidata e guidata dalla sapienza del Vangelo è capace di perseverare nell’amore.
Perché stiamo perdendo la perseveranza?

Concludo con tre pensieri del Papa - dal discorso dell’ottobre 2013 - definiti “caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana”:

“1. La prima: la famiglia che prega.
E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera.

2. La seconda: la famiglia custodisce la fede.
L’apostolo Paolo, dice: «Ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Ma come l’ha conservata? Non in una cassaforte! Non l’ha nascosta sottoterra, come quel servo un po’ pigro. San Paolo paragona la sua vita a una battaglia e a una corsa. Ha conservato la fede perché non si è limitato a difenderla, ma l’ha annunciata, irradiata, l’ha portata lontano. … Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente quelle giovani, sono spesso “di corsa”, molto affaccendate; ma qualche volta ci pensate che questa “corsa” può essere anche la corsa della fede?

3. E un ultimo aspetto: la famiglia che vive la gioia. Lo scriveva ancora san Paolo: «Siate sempre lieti … il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Eh … a me
piacerebbe fare una domanda, oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua? Come va la gioia nella tua famiglia? Eh,date voi la risposta.

Santa Famiglia di Nazareth,
ridesta nella nostra società la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
bene inestimabile e insostituibile.
Ogni famiglia sia dimora accogliente di bontà e di pace
per i bambini e per gli anziani,
per chi è malato e solo,
per chi è povero e bisognoso.

Gesù, Maria e Giuseppe
voi con fiducia preghiamo, a voi con gioia ci affidiamo”. Amen.