domenica 23 settembre 2012

LA PICCOLA VIA (2)





«Qual è la via che vuoi insegnare alle anime?» chiese Madre Agnese alla sorella sul letto di morte.
E lei rispose: «È il cammino della fiducia e del totale abbandono».

Sulla terra c’è sempre un po’ di luce

«La mia vita è fatta tutta di confidenza e di amore
e non capisco le anime
che hanno paura d’un così tenero Amico».
(lettera a P. Roulland, 9.5.1897)

Diventare bambini: liberarsi da tutte le incrostazioni, da tutto ciò che ci rende meno spontanei, più calcolatori, egoisti. Non chiudere gli occhi davanti alle difficoltà della vita, ma guardare la vita con altri occhi.
Ridiventare capaci di fiducia, d’apertura, di Amore.
L’amore dei bambini è senza condizioni come quello di Dio.
Solo lo sguardo puro d’un bambino può intuire che sulla terra –nonostante ogni oscurità- c’è sempre un po’ di luce che scende dal cielo: ciò basta per poter sperare contro ogni possibile delusione.

Testi tratti da “La Piccola Via dell’Infanzia Spirituale”
Santuario di S. Teresa di Gesù Bambino - Verona

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)





"Per arrivare a raggiungere l'ultimo nostro fine bisogna seguire il divin Capo, il quale non per altra via vuol condurre l'anima eletta se non per quella da lui battuta; per quella, dico, dell'abnegazione e della Croce" (San Pio da Pietrelcina)

In questa XXV domenica del tempo per annum abbiamo ancora ascoltato un annuncio di Passione a cui fa eco la prima lettura:

“Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
… Condanniamolo a una morte infamante…” (Sap 2)

Gesù educa i suoi discepoli al vero volto di Dio, essi però “non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo”.

Hanno TIMORE di chiedere, eppure il Signore Gesù gli aveva raccomandato “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. (Mt 7,7)

E loro chiusi nei loro pensieri e nelle loro congetture: “avevano discusso tra loro chi fosse più grande”. (Mc 9)

Vedendo la loro fatica di comprendere, Gesù li conduce alla scoperta del volto di Dio con altre tre categorie: l’ultimo, il servo e il bambino.

Il Dio rivelato da Cristo è colui che da primo si fa ultimo, da Signore si fa servo, da Dio si fa uomo. Ecco il Dio da accogliere, ecco il Dio da comprendere e da annunciare, ma solo nella morte di Croce e nella Resurrezione ci sarà la coscienza che Gesù è il Messia l’inviato dal Padre.

“chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9).

In questa conoscenza di Dio, e nella sua accoglienza, Gesù pone la conoscenza di sé!

Questo volto di Dio, l’ultimo, il servo e il bambino, ci portano alla spiritualità della PICCOLA VIA.

Scrive S. Teresina di Gesù Bambino:
«I fanciulli non si dannano».
(da “Consigli e Ricordi”)

Perciò i fanciulli non si dannano.
Non si dannano perché l’unica loro caratteristica è quell’apertura di cuore che impedisce l’indurimento e il rifiuto.
Non si dannano perché la loro fiducia è tale da superare qualsiasi abisso.
Non si dannano perché portano nelle loro mani innocenti tutto il sangue di Cristo innocente.
Non si dannano perché invocano con la loro stessa esistenza la maternità di Maria.
Non si dannano perché a un bambino Dio può aprire sempre le braccia.

Ma torniamo al Vangelo.
I dodici avevo un desiderio, “discutevano tra loro chi fosse il più grande”, l’apostolo Giacomo ci esorta a conoscersi e a desiderare alla luce delle sapienza che vien dall’alto.

“la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”. (Gc 3)

La Croce è la chiave attraverso cui comprenderemo il volto di Dio e il volto dell’uomo.

Infine, nell’annuncio di Passione, Gesù afferma: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato” (Mc 9). Gesù vien offerto dal Padre (“colui che mi ha mandato”), questo ci insegna a vivere anche noi l’atteggiamento del dono o meglio dell’offerta.
Un esercizio liturgico: viviamo, sempre, il gesto dell’offertorio come luogo in cui noi ci offriamo con Cristo al Padre, affidandoci alla premura paterna di Dio in Cristo Gesù.


 



Concludendo.
Nel film “La vita è bella” Guido Orefice (Benigni) cameriere alla dipendenze del zio albergatore, cerca di imparare il mestiere. Guido chiede allo zio come ci si deve comportare verso la clientela: “Ma quant’è che ci si deve inchinare?”. Lo zio risponde: “Guarda i girasoli; si inchinano al sole, ma se ne vedi un po’ troppo inchinato, significa che è morto. Tu stai servendo, ma non sei un servo. Servire è l’arte suprema. Dio è il primo servitore. Dio serve gli uomini, ma non è servo degli uomini”.

Stiamo attenti a non asservire Dio a nostri desideri e alle nostre discussioni di potere, Gesù infatti ci ricorda: “vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 15)

NOVENA AI SANTI MEDICI (7)



Chiesa della S. Famiglia
S. Teresa a Riva (ME)


23 settembre
PREGHIERA AI SANTI MEDICI
(Parrocchia dei Santi Medici a Teano)

Eccoci chinati dinanzi a voi con la più grande devozione, o Gloriosi Santi Cosma e Damiano. Dal trono di gloria al quale foste da Dio innalzati, volgete a noi pietosi il vostro sguardo.
Vi supplichiamo di impetrarci tutte le grazie necessarie per l'adempimento dei nostri doveri e per tutti i nostri bisogni. Voi da gelosi custodi di purezza, otteneteci di vivere sempre puri, conformi allo stato nel quale Dio ci ha chiamati. Voi celesti Medici, liberateci da tante terribili infermità. Voi invitti martiri della nostra Fede, impetrateci fede viva, fortezza cristiana, perfetta conformità alla volontà di Dio.
Proteggete l'Augusto Pontefice Romano, il nostro Vescovo, i Sacerdoti e tutti quelli che ricorrono alla vostra intercessione. Impetrateci, infine, quella filiale e costante devozione che voi stessi nutriste verso la tenerissima Madre nostra Maria e verso Gesù Sacramentato; così siamo certi di raggiungervi nel Cielo per cantare sempre le ineffabili misericordie del Signore.
Amen.

Segno del vanto nella croce del Signore...






"Quanto a me... non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Gal 6, 14).

Non è forse proprio il "vanto della Croce" ciò che maggiormente risplende in Padre Pio? Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall'umile Cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprirne il valore per aprire il cuore alla speranza.




In tutta la sua esistenza, egli ha cercato una sempre maggiore conformità al Crocifisso, avendo ben chiara coscienza di essere stato chiamato a collaborare in modo peculiare all'opera della redenzione. Senza questo costante riferimento alla Croce non si comprende la sua santità.

Nel piano di Dio, la Croce costituisce il vero strumento di salvezza per l'intera umanità e la via esplicitamente proposta dal Signore a quanti vogliono mettersi alla sua sequela (cfr Mc 16, 24). Lo ha ben compreso il Santo Frate del Gargano, il quale, nella festa dell'Assunta del 1914, scriveva:




"Per arrivare a raggiungere l'ultimo nostro fine bisogna seguire il divin Capo, il quale non per altra via vuol condurre l'anima eletta se non per quella da lui battuta; per quella, dico, dell'abnegazione e della Croce" (Epistolario II, p. 155).

(Beato Giovanni Paolo II)