domenica 15 aprile 2012

II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO B)







 

“E comincia domani! Domani è già qui”
Così canta un famosissimo canto interpretato da molti cantanti italiani, in un CD venduto per sostenere la ricostruzione de L’Aquila dopo il terremoto. Un sogno che ancora attende il domani dell’uomo… come quando un bimbo dice alla mamma che gli chiede un piccolo favore.. e il bimbo dice: un attimo!

Non così per i discepoli.
Potevano credere i Dodici che dopo quel giorno, tutto sarebbe nuovamente iniziato? Che la speranza del domani fosse così certa?

Ma loro ero nelle mani di Dio, ed Egli non parla per parlare, ma ogni sua parola copie un’opera come dice il profeta Isaia:

Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. (Is 55)

La Pasqua è il compimento della Parola inviata, fatta carne: Gesù!

Abbiamo ascoltato il Vangelo che ci raccontava:

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (Gv 20)

E i discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20)!
Non riesco ad immaginarmi la gioia dei Dodici!
Sarà stata una cosa profonda, interiore .. indelebile … zampillante!
Qualcosa di incredibile!

Fu certamente un’esperienza esistenziale che compì una sintesi del cammino fatto dai Dodici con Gesù. Una gioia che diede pace ai loro cuori sconvolti dopo quegli eventi.

Ma ritorniamo al Vangelo.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Frutto di quella gioia fu un l’accogliere una seconda chiamata: io mando voi!
Soffiò su di loro!
Come all’inizio della creazione quando in Gen 2,7 si racconta:
Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.

I Dodici ricevono nuova vita, una nuova chiamata, e vengono inviati a camminare con la forza dello Spirito Santo, quindi non soli, a compiere l’opera prima di Cristo: perdonare i peccati, cioè salvare, liberare dal male.

Questo discorso mi porta subito con la mente a due scene evangeliche or ora ascoltate.
Così canta un famosissimo canto interpretato molti cantanti italiano, in un CD venduto per sostenere la ricostruzione de L’Aquila dopo il terremoto. Un sogno che ancora attende il domani dell’uomo… come quando un bimbo dice alla mamma che gli chiede un piccolo fare.. e il bimbo dice: un attimo!

Non così per i discepoli.
Potevano credere i Dodici che dopo quel giorno, tutto sarebbe nuovamente iniziato? Che la speranza del domani fosse così certa?

Ma loro ero nelle mani di Dio, ed Egli non parla per parlare, ma ogni sua parola copie un’opera come dice il profeta Isaia:

Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. (Is 55)

La Pasqua è il compimento della Parola inviata, fatta carne: Gesù!

Abbiamo ascoltato il Vangelo che ci raccontava:

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (Gv 20)

E i discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20)!
Non riesco ad immaginarmi la gioia dei Dodici!
Sarà stata una cosa profonda, interiore .. indelebile … zampillante!
Qualcosa di incredibile!

Fu certamente un’esperienza esistenziale che compì una sintesi del cammino fatto dai Dodici con Gesù. Una gioia che diede pace ai loro cuori sconvolti dopo quegli eventi.

Ma ritorniamo al Vangelo.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Frutto dei quella gioia fu un l’accogliere una seconda chiamata: io mando voi!
Soffiò su di loro!
Come all’inizio della creazione quando in Gen 2,7 si racconta:
Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.

I Dodici ricevono nuova vita, una nuova chiamata, e vengono inviati a camminare con la forza dello Spirito Santo, quindi non soli, a compiere l’opera prima di Cristo: perdonare i peccati, cioè salvare, liberare dal male.

Questo discorso mi porta subito con la mente a due scene evangeliche or ora ascoltate:





L’incredulità di Tommaso, è un’esigenza, Gesù conosce il cuore dell’uomo, e per liberarli da ogni dubbio mostrò loro le mani e il fianco e la stessa cosa la compie poi con Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.

Quelle ferite sono segno che l’opera di Gesù ha avuto veramente compimento, è una certezza che da gioia!

Credo che la gioia dei Dodici sia proprio la gioia della salvezza.

Questa gioia dà certezza e rinnova e incoraggia, dando vita, nuova vita, una nuova creazione, rinnovando il cammino dei Dodici.

Questa gioiosa certezza è cominciata il quel “domani” successivo al dramma della Passione e Morte.

La secondo domenica di Pasqua o domenica della Divina Misericordia vuole proprio farci riscoprire la necessità di vivere la gioiosa certezza della salvezza.

Dio mi ama in Gesù ed io devo confidare sempre in questa certezza. Ci ha infatti fatto pregare il salmo 117: «Il suo amore è per sempre».

Questo è il punto di partenza per, come dice l’apostolo Giovanni della sua I lettera (II lettura): vivere l’amore di Dio, l’“osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”.

Concludo con due pensieri, San Tommaso d'Aquino:
"La resurrezione di Cristo era necessaria per fondare la nostra fede. Ora, la nostra fede ha per oggetto sia l'umanità che la divinità di Cristo: infatti, non basta credere nell'una senza credere nell'altra. Quindi per confermare la fede nella sua divinità era necessario che egli risorgesse presto, senza aspettare la fine del mondo; e per confermare la fede nella realtà della sua umanità e della sua morte, bisognava che ci fosse un intervallo tra la morte e la resurrezione".

San Pio da Pietrelcina:
Gesù, tu vieni sempre in me. Con quale cibo ti devo alimentare?... Con l'amore! Ma il mio amore è fallace. Gesù, ti voglio bene assai. Supplisci al mio amore.

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