venerdì 6 giugno 2014

San Gerardo Tintori, prega per noi!





6 giugno
SAN GERARDO di MONZA, laico

Gerardo dei Tintori, nato a Monza nel 1135 e morto nella sua città il 6 giugno 1207. All’epoca sua, gli ospedali che sorgono in Europa sono in gran parte opera di religiosi. Ma quello di Monza, nel 1174, lo fa nascere lui, Gerardo dei Tintori: “investe” nei malati tutta la fortuna che ha ereditato dal padre. Pone l’opera sotto il controllo del Comune e dei canonici della basilica di San Giovanni Battista, e riserva a sé i compiti di fatica: portare a spalle i malati raccolti in giro, lavarli, nutrirli, servirli. Si uniscono a lui dei volontari e Gerardo li organizza come gruppo di laici, legato però da una precisa disciplina di vita in comune, con l’impegno del celibato. Uomo di carità e di preghiera, ma anche di miracoli. Si racconta che un giorno Gerardo chiede ai sacrestani di lasciarlo pregare nella basilica per tutta la notte, promettendo a ciascuno un cestino di ciliegie. E l’indomani, infatti, ecco ciliegie per tutti, appena maturate: e il fatto accade a dicembre. Alla sua morte incominciano i pellegrinaggi verso la tomba nella chiesa di Sant’Ambrogio (poi incorporata nella parrocchiale intitolata a lui). Corrono altre voci di miracoli e il suo culto si estende spontaneamente in Lombardia. L’iniziativa ufficiale, ecclesiastica, arriverà dopo. Sarà un altro futuro santo, Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, ad avviare il processo canonico, ottenendo nel 1583 da Gregorio XIII la conferma del culto. San Gerardo è uno dei patroni di Monza, e i suoi concittadini lo anche eletto patrono della provincia “Monza e Brianza” dal 2009 con il Beato Luigi Talamoni.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

giovedì 5 giugno 2014

La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie



i testimoni della fede cattolica sinti-rom
Emilia, Zefirino e Giovanni Raimondo


Cari fratelli e sorelle,
in occasione dell’Incontro mondiale dei promotori episcopali e dei direttori nazionali della pastorale degli zingari, vi do il mio benvenuto e vi saluto tutti cordialmente. Ringrazio il Cardinale Antonio Maria Vegliò per le sue parole di introduzione. Il vostro convegno ha come tema «La Chiesa e gli zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie». In questo tema c’è anzitutto la memoria di un rapporto, quello tra la comunità ecclesiale e il popolo zingaro, la storia di un cammino per conoscersi, per incontrarsi; e poi c’è la sfida per l’oggi, una sfida che riguarda sia la pastorale ordinaria, sia la nuova evangelizzazione.
Spesso gli zingari si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto - io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, l'autista diceva: "Attenti ai portafogli"! Questo è disprezzo. Forse sarà vero, ma è disprezzo... - ; sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio. Sappiamo che è una realtà complessa, ma certo anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, e questo è possibile con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno.
Tra le cause che nell’odierna società provocano situazioni di miseria in una parte della popolazione, possiamo individuare la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi. Se queste piaghe del tessuto sociale colpiscono tutti indistintamente, i gruppi più deboli sono quelli che più facilmente diventano vittime delle nuove forme di schiavitù. Sono infatti le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abuso. Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile.
Qui si innesta la sollecitudine della Chiesa e il vostro specifico contributo. Il Vangelo, infatti, è annuncio di gioia per tutti e in modo speciale per i più deboli e gli emarginati. Ad essi siamo chiamati ad assicurare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, sull’esempio di Gesù Cristo che ha testimoniato loro la predilezione del Padre.
È necessario che, accanto a questa azione solidale in favore del popolo zingaro, vi sia l’impegno delle istituzioni locali e nazionali e il supporto della comunità internazionale, per individuare progetti e interventi volti al miglioramento della qualità della vita. Di fronte alle difficoltà e ai disagi dei fratelli, tutti devono sentirsi interpellati a porre al centro delle loro attenzioni la dignità di ogni persona umana. Per quanto riguarda la situazione degli zingari in tutto il mondo, oggi è quanto mai necessario elaborare nuovi approcci in ambito civile, culturale e sociale, come pure nella strategia pastorale della Chiesa, per far fronte alle sfide che emergono da forme moderne di persecuzione, di oppressione e, talvolta, anche di schiavitù.
Vi incoraggio a proseguire con generosità la vostra importante opera, a non scoraggiarvi, ma a continuare a impegnarvi in favore di chi maggiormente versa in condizioni di bisogno e di emarginazione, nelle periferie umane. Gli zingari possano trovare in voi dei fratelli e delle sorelle che li amano con lo stesso amore con cui Cristo ha amato i più emarginati. Siate per essi il volto accogliente e gioioso della Chiesa.
Su ciascuno di voi e sul vostro lavoro invoco la materna protezione della Vergine Maria. Grazie tante e pregate per me.

lunedì 2 giugno 2014

SANT'ERASMO VESCOVO MARTIRE





Erasmo vescovo di Antiochia? La Passio è leggendaria, ma la tradizione più accreditata è che Erasmo sia stato effettivamente vescovo di Formia, ove avrebbe subito il martirio sotto l'imperatore Diocleziano.




Il culto è attestato dal Martirologio Geronimiano con memoria il 2 giugno. È San Gregorio Magno che in una sua lettera attesta il culto del sacro corpo del vescovo Erasmo a Formia. Nell'842, le reliquie furono traslate a Gaeta e nella chiesa di Santa Maria, ritrovate nel 917 dal vescovo Bono. Sant'Erasmo fu quindi proclamato copatrono (con S. Marciano) della città e a lui fu consacrata la nuova cattedrale.





La diffusione del suo culto è legata in modo particolare al fatta che il Santo è annoverato tra i Santi Quattordici Ausiliatori: patrono dei marinai e protettore dei malati di stomaco, per via della tradizione che nel martirio fosse stato eviscerato da un argano, anche non risulta dalla Passio ma solo dall’iconografia.


Sant'Erasmo è venerato nei seguenti comuni italiani:

* Bassiano (LT)
* Borgo Canale di Bergamo
* Capaci (PA) patrono
* Castel Goffredo (MN) copatrono
* Civitella Messer Raimondo (CH)
* Corbara (SA)
* Corbara (SA) copatrono
* Formia (LT) copatrono
* Gaeta (LT) copatrono
* Jerzu (OG)
* Lerici (SP)
* Mareta (BZ)
* Monte Argentario (GR) copatrono
* Napoli (S. Erasmo ai Granili)
* Piedemonte Massicano (CE) patrono
* Porto Ercole (GR) patrono
* Pucara di Tramonti (SA)
* Reitano (ME) patrono
* Roccagorga (LT)
* S. Maria Capua Vetere (CE)
* Santeramo in Colle (BA)
* Santeramo in Colle (BA) patrono
* Torrecuso (BN) copatrono



BIBLIOGRAFIA E SITI

* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II-III appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2014
* sito web di wikipedia.org




domenica 1 giugno 2014

ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO A)





“Nel primo racconto”
L’autore del libro degli Atti è lo stesso autore del vangelo di Luca. È quindi l’evangelista Luca.

Prima il corpo di Gesù e poi il corpo di Maria sono in Cielo. Cioè sono non tanto in un luogo ma presso Dio.

L’Ascensione di Gesù ci ricorda che Egli è andato a prepararci un posto.

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». (Gv 14)

Qual è la via?
Gesù la via. Seguire i suoi insegnamenti vuol dire ogni giorno vivere con la consapevolezza del Cielo: essere in Dio ogni giorno.

Contate infatti quante volte viene citata la parola Cielo! Ben 5!

«Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». (At 1)

Non preoccupati quando si compirà il bene – il Regno - , ma preoccupati di compiere bene i suoi insegnamenti: di cercare ogni giorno il suo Regno.

“Padre nostro … venga il tuo regno”

Infine.
Nel Vangelo i discepoli tornano in Galilea - così aveva ordinato alle Mirofore – le donne che vanno al sepolcro per ungere il suo corpo e lo trovano risorto - di dire Gesù ai discepoli.

Ritornare in Galilea. Dice papa Francesco:

«il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato»
«Anche per ognuno di noi c'è una "Galilea" all'origine del cammino con Gesù”. "Andare in Galilea" significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all'inizio del cammino».
«Oggi, …, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dov'è la mia Galilea? La ricordo? L'ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l'hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia».

La testimonianza che Gesù chiede ai discepoli è fatta da due tappe: stare con lui, imparare da lui, accogliere il suo invito, per poi essere inviati a fare altri discepoli … “insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

Non si può insegnarne se non si ha imparato da lui!

L’Ascensione di Gesù ci richiama anche in questo.
Posso raccontare Gesù solo se prima sono stato con lui ad ascoltare ciò che egli diceva.

I Dodici in Galilea rinnovano la prima chiamata per poi accogliere la nuova chiamata – “fate discepoli” - sapendo che Gesù è con loro “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

“Credi tu questo?”
Amen.

venerdì 30 maggio 2014

Le beate terziarie minime di Milazzo: quattro o tre?





Santa Candida martire romana, venerata a Milazzo. Dopo la soluzione del dilemma, la verità circa le reliquie della S. Martire venerate nel Santuario di San Francesco di Paola a Milazzo, ho sempre avuto l’impressione che la stessa Beata Candida non sia mai esistita, e quel nome fosse un errore desunto erroneamente nella storia per dare un nome a una delle discepole del Santo di Paola.
Questa deduzione poggia sul fatto che nel 1927 in un libro scritto dalla Postulazione Generale dell’Ordine dei Minimi, in cui si elencano e descrivono tutti i testimoni di santità dell’Ordine, non viene citata minimante la cosiddetta Beata Candida, ma solo le sorelle Leonti da Milazzo, senza nessun titolo di sorta, ma solo come esempio di santità paolana in Milazzo. Tutto questo è interessante!
Se “Una antichissima ed ininterrotta tradizione milazzese ci consegna la figura di Candida, popolarmente venerata con il titolo di Beata, il cui corpo si conserverebbe presso il Santuario di San Francesco da Paola, ove sarebbe stato rinvenuto intorno al 1770”, dov’è ora quel corpo?
Ritengo questa affermazione solo diplomatica, per stare dentro alla pia bugia della pietà popolare, che ben trova la sua spiegazione nel fatto che il corpo attribuito alla Beata in realtà è della martire romana come attesta la sua autentica del 1784 e un conferenza sul tema nata dopo il mio precedente articolo.
Infatti solo gli storici del XX secolo attestano la storicità della Beata Candida, reggendosi però su un elemento, l’urna, che oggi sappiamo non essere quella di Candida da Milazzo.

Ecco alcuni citazioni:
1) “Presso l’ingresso, di fronte alla Sacrestia vi è il corpo della beata Candida, onorata di culto popolare” (Ryolo). Già si nota l’errore circa l’attribuzione delle reliquie.
2) “corpo della Beata Candida Leonte, vergine milazzese, discepola di San Francesco di Paola, morta in fama di santità sul finire del XV secolo” (Micale). Si noti, il dato: il Micale cita come cognome uno molto simile alle suddette sorelle Leonti, perché? Un errore, oppure voleva annoverarla tra le sorelle Angelica, Pelagia e Biagia? Una curiosità: Angelica Leonti è l’unica beata milazzese effigiata nel chiostro di San Francesco di Paola a Grottaglie.

3) “in una antica artistica bara in legno e vetro, è esposto il corpo imbalsamato della “Beata Candida” Vergine milazzese discepola di S. Francesco da Paola, morta in fama di santità nel 1470 e della quale la Sacra Prefettura Apostolica ufficializzò la venerazione delle sacre reliquie con atto datato Roma 14 giugno 1784. Apparteneva alla famiglia patrizia dei Leonte e lo stemma gentilizio è riprodotto in marmo sul pavimento della Cappella”. (Micale - Petrungaro)
Anche qui l’identica confusione: il cognome, la data dell’autentica delle reliquie di S. Candida martire e le reliquie stesse. Tutti elementi che non comprovano una Candida da Milazzo, ma anzi ci dicono il contrario, un figura inventata.

4) “protetta da un vetro, è sistemata la beata Candida: si tratta di un personaggio legato al soggiorno milazzese del Santo, i cui resti sarebbero stati scoperti nei lavori di trasformazione del tempio e offerti al pubblico culto. I resti mortali del personaggio risultano celati all’interno di un fantoccio con parti anatomiche visibili in cera e rivestito da un abito bianco riccamente decorato secondo il gusto del tardo Settecento, sistemazione chiaramente anacronistica ma di grande effetto. Una lastra tombale nel pavimento della cappellina reca lo stemma dei Leonti. Un antico crocifisso completa l’altare” (Chillemi). Anche qui si ripetono gli errori: cognome e reliquie.
5) “corpo incerato di una monaca di casa, contemporanea di S. Francesco e dal lui conosciuta, di nome Candida; il Vescovo del tempo concesse il culto di «venerabile»; fu una pia serva del Signore. La pia serva di Dio chiese a S. Francesco un ricordo, prima che se ne tornasse in Calabria; il Santo, nel giorno seguente, le fece trovare dipinto il suo volto sulla porta di casa; la tavola, su cui il Santo dipinse il suo proprio volto, rimase esposta sull’altare fino a quando l’incendio del 1908 la bruciò; ampolla del sangue della pia venerata Candida.” (P. Felice Margarita o.m.).
Ancora una volta alcuni errori: l’attribuzione delle reliquie e il nome, che pare sia quello delle reliquie e non quello della “monaca di casa”.
Infine altro elemento che accomuna gli storici del XX secolo è la menzione dell’episodio dell’effigie miracolosamente, un’acheropita, lasciata dal Santo sulla porta di casa di Candida.
Credo che questo elemento non attesta la storicità del personaggio, tanto meno il suo nome.

Lo storico, autore di “Melazzo Sagra”, Padre Francesco Perdichizzi, afferma:

“La cappella di San Francesco di Paola con un quadro che muove a divozione di pittura sopra tavola, e di pennello per quello che appare peregrino, per lo che molti Signori Vicereggini hanno voluto la copia, fu datata l'anno 1549 dalla famiglia antica di Rifarca, venuta da Messina, ove era patrizia dei cittadini”.

Questo testo non è a sostegno della tradizione riportata in molti testi di storici del XX sul Candida da Milazzo, che “alla partenza del Santo gli avrebbe chiesto un ricordo ed il Taumaturgo Paolano avrebbe accondisceso a tale richiesta imprimendo prodigiosamente la sua immagine sulla porta di casa di Candida”.


E la così detta Sacra Tavola la cui copia è a San Pier Niceto (ME), il cui originale milazzese andò distrutto da un incendio nel 1908.

Però della tradizione sulla Sacra Tavola e di una monaca di nome Candida si trova traccia nelle Memorie di Milazzo di P. Giuseppe Piaggia, però siamo solo nel XIX secolo, il quale si rifà ad una Cronaca della Provincia monastica di Messina dell'Ordine del .. (?).
Detto questo credo che la vera prova dell’esistenza storica di una Beata di nome Candida sia il testo dell’Ordine dei Minimi che citando gli esempi di santità dell’Ordine vissuti nella provincia di Messina non riporta nessuna nota su Candida. Questa prova parla da sé! Concludo citando la scarna notizia, tratta dal libro suddetto – molto simile è riporta nel libro sul Chiostro di S. Francesco da Paola in Grottaglie - sulle tre sorelle Leonti:

Beata Angelica Leonti da Milazzo
terziaria minima
Santuario di S. Francesco da Paola - Milazzo
(opera dell'ottobre 2013)

Angelica, Pelagia e Biagia Leonti
Del III Ord. (1559 – 1591)

Sorelle germane di Milazzo, furono tutte e tre l’ornamento di quest’Istituto. Il digiuno era il loro alimento; l’orazione la loro ricreazione; l’assistenza ai poveri malati la loro più grande occupazione.
Godevano sempre della vista dell’Angelo Custode, che loro faceva da Maestro e da Guida.
Il loro decesso fu prezioso dinanzi a Dio ed agli uomini. Angelica morì il 1559, Pelagia il 1591.


BIBLIOGRAFIA e SITI

* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Chillemi F. - Milazzo città d’arte - Edizioni GBM by GEM s.r.l. - Messina, 1999, pag. 133
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2014
* Margarita Felice - Guida per la visita al Santuario S. Francesco di Paola in Milazzo - Tipografia Lombardo - Milazzo, 1995, pag. 31
* Micale A. - Milazzo guida turistico artistica - Arti Grafiche S.T.E.S. s.r.l., 1974, pag. 19
* Micale A. e Petrungaro G. - Milazzo ritratto di una città - Edizioni “La nuova provincia” - Milazzo, 1996, pag. 104
* Postulazione Generale (a cura) – L’Ordine dei Minimi nella luce dei Santi – Roma, 1927
* Ryolo D. - Guida storico turistica di Milazzo - Sicilia nuova Editrice - Milazzo, 1974, pag. 17
* Sito web di cartantica.it (Santa Candida martire a Roma, venerata a Milazzo)
* Sito web di oggimilazzo.it (S. Francesco di Paola: «La Beata Candida è un ''falso''»)
* Sito web di preguntasantoral.es (Santa Càndida, màrtir venerada en Milazzo)
* Sito web di santibeati.it (Beata Candida da Milazzo)
* Sito web di webalice.it (La Beata Candida di Milazzo)
* sito web di wikipedia.org (Santa Candida)

Venerdì della VI settimana di Pasqua





in questa città io ho un popolo numeroso

Una bella speranza! Così sorregge e consola il Signore la decisione di Paolo di rimanere a Corinto. Una speranza che diventa fiducia in Paolo. L’apostolo chiamato solo ad annunciare. Spesso noi siamo tentati dai numeri, e quando questi non appaiono ci arrendiamo. Il Signore ci dia uno sguardo di speranza che va oltre ciò che vediamo perché Egli “ha un popolo numeroso” che abita tra gli uomini e le donne di questo tempo.

afferrarono Sòstene, capo della sinagòga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo

La non curanza di Gallione va oltre l’ingiustizia!
Il Signore ci liberi dal perderci in cose da nulla che spesso abitano le nostre comunità e ci guidi in uno sguardo di vera giustizia e di ricerca del bene comune.

A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto.

Si usano ancora fare i voti? Cosa è un voto? È compiere un sacrificio per supplicare la misericordia divina.
Il Signore ci aiuti a vivere nella sua volontà, al di là di ogni voto.

nessuno potrà togliervi la vostra gioia

Gioia? Siamo cristiani gioiosi?
Annunciamo ancora un Dio vendicatore e giudice?
Il Signore ci dia una fede profonda, gioiosa e contagiosa!

Quel giorno non mi domanderete più nulla

È il giorno del dono dello Spirito, in cui tutto sarà chiaro!
Vieni Spirito Santo, vieni per Maria, perché in ciascuno di noi ci sia la chiarezza di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”! Amen.

lunedì 26 maggio 2014

Beata Angelica Mastroti, prega per noi!





Visse in odore di santità. A sei anni si ammalò di tubercolosi che la costrinse all'immobilità per ben 13 anni. Quando tutti erano in attesa della sua imminente fine, fu miracolata: era il 1870. Non cessarono, però, i suoi patimenti: un calcolo alla vescica le procurò indicibili sofferenze fino al 1873 quando un secondo intervento soprannaturale la liberò dal male; ma il suo desiderio di espiazione la indusse a mortificare il suo corpo facendo uso di cilici, giacigli di spine e sottoponendosi a lunghi digiuni. La sua vita ascetica le procurò frequenti estasi durante le quali colloquiava con la Madonna e il Figlio che la Vergine aveva tra le braccia. Il coinvolgimento spirituale ebbe anche conseguenze fisiche. Infatti una ferita da cui sgorgava spesso sangue si aprì spontaneamente sul costato e non si rimarginò più. Nel 1890, per seguire il suo nipote Nicola, avviato al sacerdozio, si trasferì a Castelluccio Superiore (Pz) dove continuarono a verificarsi fatti prodigiosi, tanto che la fama si sparse in tutti i paesi limitrofi. A Castelluccio si spense il 26 Maggio del 1896. La sua tomba è ancora oggi meta di numerosi fedeli.

Non esiste un pronunciamento ufficiale di beatificazione della Serva di Dio, ma la città di Castelluccio venera Maria Angelica come Beata, dedicando a lei nel giorno del 26 maggio una fiera e una Messa in suffragio con visita al cimitero ove si trova la tomba della stessa: a quest’ultimo avvenimento partecipano anche i pellegrini di Papasidero, luogo di nascita della Beata.
 
 
 
 
Una bella e intesa biografia sulla "beata" è stata edita nell'aprile 2014, uno squarcio di storia calabro-lucana:
 
* Sirufo Francesco -  Gli occhi tuoi - Zaccara Editore
 
 

venerdì 23 maggio 2014

Venerdì della V settimana di Pasqua






“Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando”.

Amici. Ieri Gesù diceva che se l’avessimo amato avremmo osservato i suoi comandamenti.
L’amicizia è la dimensione relazionale d’amore che si deve avere con Gesù.
Il più grande del Regno dei Cieli è infatti detto amico dello sposo: Giovanni il Battista.

L’amicizia divina è la via dell’intimità con Gesù.
“vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”.

Solo chi è veramente l’amico di Gesù custodisce il segreto del suo cuore, può udire le cose dette dal Padre.
L’amicizia con Gesù ci pone in vera sincerità con lui, senza dividere il cuore con altro, ma solo per lui!
Pensiamo alla vera amicizia tra Gesù e i tre fratelli di Betania!
Possa ognuno di noi sentire l’amore che Gesù prova per ciascuno, sentirlo così fortemente da avere ogni volta un sussulto di vita nuova in Lui, come la ebbe l’amico Lazzaro. Amen.

giovedì 22 maggio 2014

Giovedì della V settimana di Pasqua




S. Rita nasce a Roccaporena, presso Cascia, Perugia, nel 1381 circa. Sposa, madre esemplare di grande fede. Con la sua preghiera ha salvato dalla dannazione eterna suo marito e i suoi figli. Tutta conformata alla volontà di Dio e come Gesù accoglie il calice del Getzemani. Rimasta vedova, accoglie la seconda chiamata del Signore alla vita religiosa. In essa visse - per quasi 40 anni - dando esempio “di pazienza e di compunzione”. La sua conformazione a Gesù ebbe il suo apice nel dono mistico delle stimmate della coronazione di spine, il cui segno è ancora visibile nel suo corpo incorrotto a Cascia, in un’ampia ferita sulla fronte.




Il 22 maggio 1447 (o 1457, come viene spesso ritenuto) Rita si spense, mentre le campane suonavano miracolosamente da sole annunciando la sua nascita al Cielo.
Beatificata nel 1627 da papa Urbano VIII. Con un colto interrotto in tutta la cristianità. Ma solo il
24 maggio 1900 papa Leone XIII la proclama santa e solo durante il pontificato di papa Benedetto XVI è entrata nel calendario universale della Chiesa, se pur con memoria facoltativa.

Il Vangelo di questo giorno bene descrive la vita di Rita di Roccaporena.
Rimanere nell’amore di Dio osservando i comandamenti di Dio.

“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”.




Questa strada è vera gioia:Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Noi siamo certi della grande gioia interiore che ebbe la Santa da Cascia. Il Signore ci conceda di vivere la gioia interiore che nasce nel camminare nei suoi insegnamenti, perché lui devo crescere in noi e noi diminuire in lui.
Amen.

Santa Giulia, prega per noi!



Santa Giulia di Lavagna (SV)

"Nell’isola di Corsica, commemorazione di santa Giulia, vergine e martire". (M.R.)

mercoledì 21 maggio 2014

Mercoledì della V settimana di Pasqua





Il racconto del libro degli Atti delinea un’altra pagina della Chiesa del I secolo: è il così detto primo concilio ecumenico di Gerusalemme.
Qui la Chiesa prese delle scelte importanti, passo da essere comunità giudeo-cristiana ad essere comunità cristiana, sancendo un netto taglio nelle pratiche giudaiche e aprendosi totalmente all’annuncio del Vangelo ai non giudei, cioè i pagani. Paolo e Barnaba “riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro”.
Due riflessione: qui emerge la ricerca di una grande comunione nell’operare, senza andare oltre la Chiesa. Quanti cristiani, anche praticanti, vogliono sentire, vogliono ragionare sopra la Chiesa, sopra il comune sentire ecclesiale, sopra lo stesso pensiero del Vescovo e del Papa. In questo periodo va bene ai molti: perché il papa è Francesco, però non ha tutti. Per il Vescovo va bene a molti, compresi quelli di CL perché il vescovo è Scola. Ma ci furono periodi diversi sia nell’opinione sul papa e sul vescovo.

Preghiamo per il Sinodo dei Vescovi, perché nella comunione ecclesiale ci sia discernimento per accoglie e osservare con Verità gli insegnamenti di Gesù.

La comunione ecclesiale è bene raffigurata dalla simbologia evangelica:
“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. … Io sono la vite, voi i tralci”

Una immagine bene chiara per dire la comunione ecclesiale, ma anche relazionale tra noi e il Signore.

“Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me”
Quali frutto?
Io credo che l’unico frutto che deve produrre in discepolo sia l’amore per Dio e per il prossimo: guardando Gesù che ha ben amato il Padre e bene amato ogni uomo!

Ogni tanto però la Storia della Chiesa è disseminati da frutti speciali dell’amore divino.
Uno di questi è il martirio. Dice Gesù:
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”.



I Santi Martiri del Messico sono una pagina gloriosa della vita della Chiesa del XX secolo: profeticamente raccontata nei terzo segreto di Fatima.
“Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.



Da sempre la Chiesa, ha raccolto il Sangue dei Martiri (pensate al Sangue di San Gennaro) e la testimonianza dei Martiri, in essi ha trovato sostegno per continuare con perseveranza il suo cammino di annuncio, di accoglienza nella Verità gli insegnamenti di Gesù.
Santi Marti del Messico, pregate per noi!
Concludo, con il grido dei SS. Martiri Messicano durante il martirio: Viva Cristo Re e Nostra Signora di Guadalupe! Amen.

martedì 20 maggio 2014

Tra i santi del giorno ...




 
"A Perugia, beata Colomba (Angela), vergine della Penitenza di San Domenico, che si adoperò per pacificare la città divisa tra fazioni". (M.R.)
 



Tra i santi con il nome strano ...


 
"A Cagliari, san Lucifero, vescovo, che, intrepido difensore della fede nicena, patì molto da parte dell’imperatore Costanzo; relegato in esilio, fece poi ritorno nella sua sede, dove morì confessore di Cristo".