domenica 11 ottobre 2015

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)







In questa domenica l’esempio proposto per accogliere il Regno di Dio, dopo il bambino, è il povero.

«Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!»

Gesù ci vuole tutti poveri? Ma in che senso?

Se uno si è guadagnato con giustizia e onesta la sua ricchezza non entrerà nel Regno di Dio?

Ma cos’è il Regno di Dio?

Cosa vuol dire essere povero?

L’evangelista Matteo nell’elenco delle Beatitudini ci ricorda:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)

Si può dire che c'è una povertà materiale e una povertà spirituale, due volti della stessa virtù evangelica.

Diceva Papa Francesco (22\3\2013):

Come sapete, ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste.

Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.

Ma ritorniamo al Vangelo odierno

che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?

Eredità e vita eterna.

Noi sappiamo che gli eredi sono i famigliari.

Per ereditare da Cristo, per essere dei suoi, bisogna appartenere a lui e non alle cose.

La povertà allora è una libertà dal possedere, che frena la dimensione dell’ego umano, che è egoismo, egocentrismo, ecc.. per dare la possibilità di essere svuotati, a mani vuote per sapere accogliere l’eredità: la salvezza di Cristo.

Ma questo ci fa pensare ad una prospettiva solo escatologica, della pienezza dei tempi, o come diciamo noi banalizzando e semplificando, alla fine del mondo.

Ma la salvezza, il desiderio salvifico del Padre in Cristo è già ora, nasce dal saper donare, dal saper amare, dal saper vivere nella sapienza divina la vita che ci è donata.

Solo così si capisce la frase:

venne in me lo spirito di sapienza.  La preferii a scettri e a troni,  stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,  perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia  e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.  L’ho amata più della salute e della bellezza,  ho preferito avere lei piuttosto che la luce,  perché lo splendore che viene da lei non tramonta.

Oppure:

«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

La povertà allora è buon uso dei beni, libertà dalla cupidigia, essere a mani vuote per accogliere l’altro e per accoglie il dono di Dio. Per accogliere tutto quello che Dio permette che si compia, perché  in Lui tutto ha un significato di vita eterna.

La povertà è lasciarsi condurre, è credere che esiste una Provvidenza Divina, che Dio è un Buon Pastore, e che la buona notizia del Vangelo è capace, se è vissuta, di creare giustizia, equità, di dare ad ognuno il suo, perché

non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Ma io sono in cammino in questa prospettiva di povertà che il Vangelo mi propone?

Mi adopero perché sia lo stile della nuova umanità che è nata dalla Pasqua di Gesù?
Amen

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