sabato 25 agosto 2012

In pellegrianggio ... (II)







SANTA VITTORIA IN MATENANO (FM)
Sulla vetta del Monte Matenano si conserva il complesso del "Cappellone" e subito sotto la chiesa Collegiata con il Santuario di Santa Vittoria, realizzati tra il 1741 ed il 1815, che ospita nella cripta l'arca contenente i resti della Santa.


San Severino Marche (MC)

SANTA MARGHERITA CESOLO
Cesolo, San Severino Marche
Nel 1325 a Cesolo, una frazione di San Severino Marche (MC), nacque Santa Margherita, detta la "scalza". I suoi genitori, persone di umili origini e dediti all'agricoltura, le diedero una profonda educazione cristiana. All'età di 15 anni, mentre era intenta a pascolare il gregge, le apparve Gesù sotto le spoglie di un povero pellegrino. Il pellegrino le chiese da mangiare e la piccola le offrì l'unico pane che aveva. Ritornata a casa affamata, chiese alla madre se avesse qualcosa da darle da mangiare, questa le rispose che non aveva nulla. Margherita la pregò di guardare nella madia, la madre acconsentì alla richiesta e con sommo stupore trovò che la madia era piena di una gran quantità di pane da soddisfare i bisogni della famiglia e dei poveri del vicinato. La santa per non contraddire la volontà dei genitori, accettò ad unirsi in matrimonio con un giovane della città. Ebbe una figlia che educò secondo i principi cristiani. Alla morte del marito decise di dedicare tutta la sua vita al servizio dei poveri, alla preghiera e alla penitenza. Per essere vicina alla passione di Cristo si infliggeva terribili penitenze: camminava a piedi nudi per le vie della città (da qui il nome di Margherita la "scalza"), portava il cilicio, dormiva su un letto di sarmenti e poggiava il capo su una pietra. Sopportò una lunga e dolorosa malattia con grande fede e rassegnazione. Il 5 agosto 1395, ormai prossima alla morte, alla richiesta della figlia di lasciarle un ricordo, le si staccò la pelle dei piedi a forma di calzari con l'impronta di tutte le cinque dita, eppoi spirò. Il suo corpo riposa nella chiesa parrocchiale di Cesolo.

BEATA CAMILLA GENTILI ROVELLONE
Chiesa San Domenico - Via. E. Rosa - S. Severino Marche (MC)
Costruita con l'annesso convento nella prima metà del XIII secolo, fu riedificata agli inizi del sec XIV e trasformata nelle forme attuali nel sec XVII. All'interno è conservata una pregevole tavola cinquecetesca di Bernardino di Mariotto.

Camilla Gentili nacque nelle seconda metà del XV secolo, da Luca Gentili dei signori di Rovellone e da Brandina della nobile famiglia dei Grassi. Per volere della famiglia, si sposò con il nobile Battista Santucci, uomo violento e rissoso. Il marito di Camilla riversava l'odio che aveva per tutti i membri della famiglia Grassi, sulla suocera Brandina e sulla sposa, donna mite, sottomessa e stimata da tutti per la bontà. Incolpato dell'assassinio di Pierozzo Grassi nel 1482, Battista ebbe salva la vita grazie all'intervento personale e le preghiere di Camilla. Nonostante ciò il suo odio verso i Grassi non si placò, anzi crebbe a tal punto da proibire alla moglie di avere contatti con la madre Brandina. Accortosi che il suo divieto non era stato rispettato, il 26 luglio 1486, Battista con finta tenerezza invitò Camilla ad accompagnarlo all' Uvaiolo, località dove possedeva un podere, per trascorrere qualche ora in serenità. Camilla accondiscese senza rendersi conto che si stava recando al patibolo. Qui il marito tirò fuori un pugnale e colpì Camilla prima alla gola e poi al seno, mentre lei innalzava al Signore la sua preghiera di perdono e di amore. Battista commesso il grave misfatto tentò la fuga che non poté effettuare come se fosse legato a terra. L'agghiacciante fatto venne subito scoperto, destando indignazione e pietà. La salma di Camilla fu tumulata nella chiesa di Santa Maria del Mercato (l'attuale chiesa di San Domenico) dove la famiglia Gentili aveva la sepoltura. Fin da subito la sua tomba fu meta di pellegrinaggi per le grazie ed i prodigi accordati a quanti ricorrevano alla sua protezione. Devoto di Camilla fu anche il cardinale di Bologna Prospero Lambertini che divenne poi papa con il nome di Benedetto XIV. Il 15 gennaio 1841 Gregorio XVI la proclamò "Beata" e stabilì la festa della Beata Camilla Gentili di Rovellone il 27 luglio, il giorno dopo la sua morte.

Beato Pellegrino da Falerone
Santuario Madonna dei Lumi in S. Severino Marche (MC)
Via Madonna dei Lumi
Fu edificato nel XVI sec. in seguito ad un fatto prodigioso, avvenuto nel 1584, di un grande e ripetuto scintillare di lumi nel luogo dove, su un pilastro, era dipinta l'immagine della Madonna. La costruzione, deve le forme attuali ai Barnabiti, che nel 1657 ebbero la custodia del Santuario, oggi affidato ai Cistercensi.

Nel Santuario della Madonna dei Lumi, sono conservati i resti del Beato Pellegrino da Falerone. Nacque verso il 1180 a Falerone, paese della provincia di Ascoli Piceno.Apparteneva ad una nobile famiglia. Da giovane fu indirizzato alla carriera degli studi giuridici nella Università di Bologna. In questa città maturò la sua vocazione religiosa dovuta ad una predica pubblica, tenuta da S.Francesco di Assisi a Bologna il 15 agosto 1222.
S. Francesco lo accettò al suo seguito, avendo egli lasciato le sue ricchezze. Fu un umile frate, si dedicò alla assistenza dei malati con amore e sollecitudine. Pellegrino muore nel convento di San Severino il 5 settembre 1233.
Per i molti prodigi prima e dopo la morte fu subito venerato come santo dal popolo. Verso la fine del 1200 il corpo del Beato Pellegrino, riesumato e incorrotto, fu trasferito nella vicina e nuova chiesa al Castello, dedicata a San Francesco.
Nel 1585 il corpo del Beato fu trovato disfatto. Le sacre ossa furono composte in una umile cassa di legno e furono traslocate nel Santuario della Madonna dei Lumi il 30 luglio del 1865, ove ancora si conservano.  Il suo culto fu confermato dal Papa Pio VII nel 1821. La gente ricorreva alla intercessione di questo santo per essere liberata dal mal di denti. I monaci toccavano i denti con la reliquia del santo e facevano la orazione annessa. Nel 1986 fu rubata la reliquia del santo e la tradizione si è spenta.

Beato Bentivoglio De Bonis
Santuario Madonna dei Lumi in S. Severino Marche (MC)
Oltre i resti del Beato Pellegrino, il Santuario custodisce quelli del Beato Bentivoglio De Bonis, che nasce a San Severino Marche verso la fine del secolo XII. Era figlio della nobile famiglia Giraldo e Albasia De Bonis che dimora al Castello.
Per la predicazione di S. Francesco di Assisi, il movimento francescano aveva posto profonde radici nella città di San Severino. Fuori le mura era sorto un convento e qui molti giovani entravano come religiosi, attratti dal fascino spirituale di Francesco. Tra questi, non senza contrasti familiari,vi fu anche Bentivoglio, presentato a San Francesco da frate Paolo da Spoleto, fondatore del convento settempedano.
San Francesco, intuendo in Bentivoglio la stoffa del santo, non esitò a rivestirlo dell’abito di frate minore nell’anno 1223 circa.
La vita di umiltà e povertà del Beato è menzionata nel capitolo 42 dei Fioretti di San Francesco.
Divenne sacerdote, predicatore, modello di santità e operatore di fatti prodigiosi in vita e dopo morte, la quale avvenne la notte di Natale del 1288.
Le sue spoglia mortali furono seppellite nella chiesa di San Francesco fuori le mura del Castello di San Severino, dove rimase fino al 30 luglio dell’anno 1865. Da allora il B.Bentivoglio è stato sempre venerato dal popolo e dall’Ordine francescano come santo; per questo il suo culto fu confermato da Papa Pio IX il 23 settembre 1852.
Poco dopo le autorità cittadine di San Severino lo proclamavano comprotettore della città ed una lapide marmorea nel Palazzo Comunale ne tramanda la memoria. Le sue spoglie furono portate nel Santuario della Madonna dei Lumi nel 1865 insieme a quelle del Beato Pellegrino.

Venerabile Francesca Trigli
Santuario Madonna dei Lumi in S. Severino Marche (MC)
All’ingresso della Cappella della Madonna dei Lumi, alla base del pilastro di sinistra per chi guarda l’altare della Vergine, si nota una lapide in marmo nero che indica la tomba della Venerabile Francesca Trigli, detta dal Serrone, terziaria francescana. Nacque nella frazione Serrone di San Severino nel 1557. Visse con fervore lo spirito di San Francesco e ne abbracciò il Terzo Ordine. Morì in concetto di santità nel 1601.
Nel 1609 iniziarono le raccolte delle testimonianze per il processo di beatificazione. Nella biblioteca comunale di San Severino, esiste un carteggio che raccoglie tutti gli elementi per il processo, ricco di testimonianze e fatti prodigiosi.
Purtroppo il processo fu sospeso il 23 marzo 1625 per decreto di Papa Urbano VIII, che stabiliva per queste cause un intervallo di 50 anni  dalla morte. Poi per vari motivi, tra cui quello della mancanza di fondi, il processo non fu più ripreso.
La Venerabile è rimasta famosa per un profondo spirito di preghiera, per l’amore alla Passione di Cristo, a cui si avvicinò con la espressione di una piaga al costato, che nei venerdì dai 14 anni fino alla morte continuò a sanguinare. Esercitò la carità verso i bisognosi, specialmente verso i bambini abbandonati, inoltre nascondeva nella umiltà le grazie che Dio elargiva per sua intercessione. Ebbe il dono di conoscere il segreto delle coscienze e quello della profezia. Previde l’apparizione dei Lumi del 17 gennaio 1584; la costruzione del Santuario omonimo e la elezione del Papa Sisto V.
La tradizione ci ha lasciato un ricco ricamo su filo rete, da lei fatto e donato al Santuario per l’altare della Madonna, ancora oggi, esposto alla ammirazione dei devoti, vicino la sua tomba.
Non meno intensa fu la sua devozione per la Madonna, dalla quale ebbe grande conforto fin dai primi anni di vita, a causa della perdita dei suoi genitori. Dalla sua biografia rileviamo un forte attaccamento alla Eucaristia, tanto che per lunghi anni, fu il suo unico nutrimento. Una vera mistica insomma!
Lei stessa aveva chiesto di essere sepolta nel Santuario della Madonna dei Lumi, dove spesso si raccoglieva in preghiera.
Desiderio che fu esaudito dal primo vescovo della rinata diocesi di San Severino Marche, Mons. Marziario nel 1601.

Beata Marchesina Luzi
Chiesa S. Agostino in S. Severino Marche
La Chiesa, in origine dedicata a S. Maria Maddalena, fu assegnata nel XIII sec. agli Agostiniani. Rimaneggiata a più riprese, subì radicali restauri quando, nel 1827, divenne cattedrale. Interessante la facciata (XV sec.) in cui si nota il bel portale cuspidato in laterizio con tracce di affreschi di Lorenzo d'Alessandro; all'interno si trovano numerose opere.

La beata Marchesina Luzi nacque a San Severino verso la fine del '400 da Silvestro Luzi, capostipite di una illustre e nobile famiglia vissana. Marchesina viveva con il padre Silvestro, lo zio Don Bernardino, rettore della chiesa abbaziale di San Lorenzo, ed il fratello Mariotto. Marchesina cresceva virtuosa e dedita alle opere di carità e alla preghiera.
Aveva forte il desiderio di entrare in convento ma, non volendo abbandonare il padre, decise di scegliere un'altra forma di vita religiosa molto in auge in quel tempo: si iscrisse al terzo ordine di Sant'Agostino vestendone l'abito. La monaca era molto preoccupata per la vita dissoluta che conduceva Mariotto. Il fratello, dedito ad illecite relazioni, aveva persino messo gli occhi su Marchesina.
I primi di gennaio del 1510, Mariotto disse al padre di volersi recare a fare una visita a Visso, luogo di provenienza della famiglia, e chiese il permesso di portare con sé sua sorella. Durante il percorso Mariotto tentò di abusare di Marchesina, ma lei rifiutò le proposte oscene del fratello e costui la strangolò ed abbandonò il corpo in una grotta. Sarebbe passato tanto tempo prima di conoscere il misfatto, se Marchesina non fosse apparsa per tre notti in sogno ad un frate agostiniano indicandogli il luogo della sua morte e la causa.
A questo punto il frate, su consiglio del suo superiore, decise di accertarsi della veridicità del sogno e recatosi presso le Grotte di S. Eustacchio trovò il cadavere della monaca ancora roseo e flessibile, nonostante fossero passati tre giorni. Il corpo fu traslato nella chiesa di Sant' Agostino ed ancora oggi riposa lì, nell'altare dedicato a San Valentino.

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