domenica 30 gennaio 2011

PENSIERI SULLA SANTITÀ


"Nei Santi, il Signore manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto"

(Lumen Gentium)

"Guardiamo i santi, ma non soffermiamoci troppo a contemplarli, piuttosto contempliamo con loro Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita (...) Prendendo da ciascuno quel che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di nostro Signore Gesù, nostro solo e vero modello".

(beato Carlo di Gesù)

" i Santi... ciotole di terracotta in cui bere a piccoli sorsi il Cielo" (Damiano Grenci)

"i Santi... briciole di pane che danno il gusto del Pane di Vita: Cristo Signore". (Damiano Grenci)

“Le reliquie (dei santi) ci indirizzano a Dio stesso: è Lui infatti che con la forza della sua grazia, concede, ad esseri fragili, il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo. Invitandoci a venerare i resti mortali dei santi e dei martiri, la Chiesa non dimentica che in definitiva si tratta di povere ossa umane che appartengono a persone visitate dalla potenza viva di Dio. Le reliquie sono tracce di questa presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il regno dei cieli che è dentro di noi. Esse gridano con noi e per noi: “Maranathà!”, “Vieni Signore Gesù”.

(S. S. Benedetto XVI)

“Dimmi i santi che ami e io ti dirò la santità che speri” (Card. José Saraiva Martins)

“La santità non è frutto di scelta umana. Non la si può valutare con criteri umani, né stabilire con procedure umane… la santità appartiene a Dio. i santi non sono che uomini di Dio. Con un loro modo particolare, definiscono il quadro delle relazioni tra Dio e umanità, con criteri che solo Dio stabilisce. La santità trascende gli angusti confini delle nostre divisioni, dei nostri scismi. L’unità della Chiesa la si raggiunge e realizza grazie alla loro dignità, che diventa comprensibile solo in questo mondo. I santi fanno così da ponte nelle relazioni interecclesiali, non solo perché intercedono per la Chiesa, ma perché attingono la loro bontà da quella fonte unica, che è il solo Signore; sono il fondamento della sua Chiesa Una e Santa.”

(S. E. Chrisostomos Konstantinidis, Metropolita di Efeso)

“I santi non conoscono le frontiere, le nazioni; non conoscono nessuna divisione né appartenenza. Loro sono al di sopra di tutti e per tutti! I santi sono il legame più forte tra la terra e il cielo, e ancora tra i popoli stessi. Loro sono i nostri rappresentanti davanti al Signore e mediatori tra i popoli. Loro portano pace laddove c’è discordia e degli sconosciuti fanno amici.”

(S. B. Stefan, Arcivescovo di Ohrid e di Macedonia)

“La devozione ai santi ha un significato speciale per il fatto che essi sono contemporanei: ci richiamano che il mistero di Cristo è presente a noi. (…) Il miracolo più grande che io conosca… il miracolo è il dimostrare della potenza con cui Iddio “mena per il naso” tutti, facendo cose grandi senza il concorso di nessuno! Perciò guardatevi dal prendere in giro i nomi dei santi e invece siatene devoti. La prima devozione deve essere ai santi contemporanei nostri… attraverso di essi, vuole (la Chiesa) insegnare quello che è importante per la Chiesa oggi”.

(don Luigi Giussani, sacerdote ambrosiano, fond. di CL)


Ogni anno, nel tempo delle Rogazioni, i canonici di Notre-Dame avevano l’abitudine di portare in processione per le vie della capitale le principali reliquie del loro tesoro, e la chiesa di San Lazzaro era una di quelle che essi visitavano. La vigilia di una di queste processioni, San Vincenzo disse alla sua comunità: “Ci disponiamo a ricevere queste sante reliquie, come se i santi medesimo, di cui sono le reliquie, ci facessero l’onore di venirci a visitare; onoreremo così Dio nei santi, e lo supplicheremo di renderci partecipi delle grazie che ha riversato tanto abbondantemente nelle anime loro”

(Conferenze di san Vincenzo de’ Paoli, 32)

“Non hai ancora capito, Milano mia, che fu precisamente per mezzo del Santo Chiodo della Croce di Gesù Cristo, che devotamente conservi e adori, che fosti ultimamente liberata dalla peste? Chi può contare quanti benefici ricevono e quante grazie continuamente ottengo(le popolazioni) per l’intercessione dei santi dei quali venerano le reliquie? … In tanti modi Gesù Cristo ha glorificato i suoi santi; … ha onorato come parti del suo corpo le reliquie, compiendo miracoli ed elargendo benefici per merito loro”.

(San Carlo Borromeo in Memoriale ai milanesi)

“Innumerevoli ceneri di Santi noi vedemmo opposte nell’urbe Rotulea, o Valeriano, pontefice di Cristo. Vuoi forse conoscere le epigrafi opposte sui singoli locali ed i rispettivi nomi? Sarebbe difficile per me il ricordarli tutti. Sì grande è il numero dei santi che massacrò l’empio furore della Roma Troiana quand’era ancora dedita al culto dei Patrii Numi. Moltissimi sepolcri sono insigniti, è vero, di laconiche scritte o si fregiano di epigrafi coi nomi dei martiri. Ma ci sono altresì delle tombe enepigrafi, dove incede del nome, c’è solo il numero delle vittime. Quanti corpi di Santi giacciono in quei poliandri lo puoi sapere solo dalla cifra segnata sulla tomba, giacché su di essa non vi leggeresti alcun altro nome. Ricordo d’aver saputo che in un cementero, sotto una stessa pietra tombale riposano le reliquie di ben settanta martiri. I loro nomi Cristo solo conosce, giacché egli li rese degni della sua amicizia”.
(Prudenzio, IV secolo)

“Un segno perenne, ma oggi particolarmente eloquente, della verità dell'amore cristiano è la memoria dei martiri. Non sia dimenticata la loro testimonianza. Essi sono coloro che hanno annunciato il Vangelo dando la vita per amore. Il martire, soprattutto ai nostri giorni, è segno di quell'amore più grande che compendia ogni altro valore. La sua esistenza riflette la parola suprema pronunciata da Cristo sulla croce: «Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34). Il credente che abbia preso in seria considerazione la propria vocazione cristiana, per la quale il martirio è una possibilità annunciata già nella Rivelazione, non può escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita. I duemila anni dalla nascita di Cristo sono segnati dalla persistente testimonianza dei martiri.

Questo secolo poi, che volge al tramonto, ha conosciuto numerosissimi martiri soprattutto a causa del nazismo, del comunismo e delle lotte razziali o tribali. Persone di ogni ceto sociale hanno sofferto per la loro fede pagando col sangue la loro adesione a Cristo e alla Chiesa o affrontando con coraggio interminabili anni di prigionia e di privazioni d'ogni genere per non cedere ad una ideologia trasformatasi in un regime di spietata dittatura. Dal punto di vista psicologico, il martirio è la prova più eloquente della verità della fede, che sa dare un volto umano anche alla più violenta delle morti e manifesta la sua bellezza anche nelle più atroci persecuzioni.

Inondati dalla grazia nel prossimo anno giubilare, potremo con maggior forza innalzare l'inno di ringraziamento al Padre e cantare: Te martyrum candidatus laudat exercitus. Sì, è questo l'esercito di coloro che «hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello» (Ap 7, 14). Per questo la Chiesa in ogni parte della terra dovrà restare ancorata alla loro testimonianza e difendere gelosamente la loro memoria. Possa il Popolo di Dio, rinforzato nella fede dagli esempi di questi autentici campioni di ogni età, lingua e nazionalità, varcare con fiducia la soglia del terzo millennio. L'ammirazione per il loro martirio si coniughi, nel cuore dei fedeli, con il desiderio di poterne seguire, con la grazia di Dio, l'esempio qualora le circostanze lo richiedessero”.

(Incarnatione Mysterium, 13)

“Il Concilio Vaticano II ricorda che «la Chiesa, secondo la tradizione, venera i Santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini».[323] L’espressione “reliquie dei Santi” indica anzitutto i corpi – o parti notevoli di essi – di quanti, vivendo ormai nella patria celeste, furono su questa terra, per la santità eroica della vita, membra insigni del Corpo mistico di Cristo e tempio vivo dello Spirito Santo (cf. 1 Cor 3, 16; 6, 19; 2 Cor 6, 16). Poi, oggetti che appartennero ai Santi, come suppellettili, vesti, e manoscritti, e oggetti che sono stati messi a contatto con i loro corpi o i loro sepolcri, quali olï, panni di lino (brandea), ed anche con immagini venerate.
Il rinnovato Messale Romano ribadisce la validità dell’«uso di collocare sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri».Poste sotto l’altare, le reliquie indicano che il sacrificio delle membra trae origine e significato dal sacrificio del Capo,[326] e sono espressione simbolica della comunione nell’unico sacrificio di Cristo di tutta la Chiesa, chiamata a testimoniare, anche con il sangue, la propria fedeltà al suo Sposo e Signore.
A questa espressione cultuale, eminentemente liturgica, se ne aggiungono molte altre di indole popolare. I fedeli infatti amano le reliquie. Ma una pastorale illuminata sulla venerazione dovuta ad esse non trascurerà di:
- assicurarsi della loro autenticità; là, dove essa sia dubbia, le reliquie dovranno, con la dovuta prudenza, essere ritirate dalla venerazione dei fedeli;
- impedire l’eccessivo frazionamento delle reliquie, non consono alla dignità del corpo umano; le norme liturgiche, infatti, avvertono che le reliquie devono essere «di grandezza tale da lasciare intendere che si tratta di parti del corpo umano»;
- ammonire i fedeli a non lasciarsi prendere dalla mania di collezionare reliquie; ciò nel passato ha avuto talvolta conseguenze deprecabili;
- vigilare perché sia evitata ogni frode, ogni forma di mercimonio, e ogni degenerazione superstiziosa.
Le varie forme di devozione popolare alle reliquie dei Santi, quali sono il bacio delle reliquie, l’ornamento con luci e fiori, la benedizione impartita con esse, il portarle in processione, non esclusa la consuetudine di recarle presso gli infermi per confortarli e avvalorarne la richiesta di guarigione, devono essere compiute con grande dignità e per un genuino impulso di fede. Si eviterà in ogni caso di esporre le reliquie dei Santi sulla mensa dell’altare: essa è riservata al Corpo e al Sangue del Re dei martiri”.

(Direttorio su Pietà popolare e liturgia, 2002, nn. 236-237)

"Nulla infatti più dei martiri è prossimo ai misteri di Cristo: essi hanno in comune con il Cristo il Corpo e lo Spirito, il tipo di morte e tutto. Mentre erano in vita il Cristo era in loro, dopo la morte non abbandona le loro spoglie. È unito alle anime, ma è congiunto e commisto anche a questa polvere sorda; anzi, se è dato di trovare e di possedere il Salvatore in qualcuna delle realtà visibili, ciò è possibile proprio nelle ossa dei santi.

Perciò, giunto al tempio, il vescovo apre loro le porte con le medesime parole con le quali avrebbe introdotto il Cristo e infine rende loro quasi gli stessi onori che ai santi doni. Del resto - scrive sempre Cabasilas - queste ossa sono vero tempio di Dio e vero altare, mentre il tempio fabbricato dalla mano dell'uomo non è che un'imitazione del vero. Ecco perché era conveniente collocare queste ossa in quell'edificio e servirsi di esse per completare la consacrazione del tempio, come la nuova legge porta a compimento l'antica".
(Nicola Cabasilas, liturgo sec. XIV)

"Anche quando l'anima non è più presente, c 'è una forza nei corpi dei santi".
(san Cirillo di Alessandria, Catechesis)

"I Santi erano pieni di Spirito Santo in vita, e la grazia dello Spirito Santo è inseparabilmente presente alle loro anime e ai loro corpi nei sepolcri"
(San Giovanni Damasceno, De imaginibus, 1,19)

Siate santi,
perché io,
il Signore vostro Dio,
sono santo.
(Lv 19,2)

Ci sono i Santi e i santi...
I Santi sono quelli canonizzati, catalogati, inventariati nel nostro calendario...
E poi ci sono i santi:
Quelli che sanno dire la verità a rischio della loro situazione professionale, o della loro vita.
Quelli che osano agire secondo la loro anima e coscienza, procedendo magari a ritroso rispetto all'ordine stabilito.
Quelli che si rifiutano di far concessioni alla disonestà e alla ipocrisia.
Quelli che si impegnano in nome di Gesù.
Quelli che consacrano la loro vita a contemplare Dio.
Quelli che dedicano un po' del loro tempo agli altri.
Quelli che dedicano tutto il loro tempo agli altri.
Quelli che sanno guardare con amore chiunque, comunque sia, com'è.
Quelli che credono che nel peggiore individuo c'è sempre una briciola di buono.
Quelli che hanno sempre la porta, le orecchie, il cuore aperti.
Quelli che fanno sempre con coscienza e buonumore un lavoro fastidioso.
Quelli che danno amabilmente un buon sorriso, anche quando sono giù di morale.
(A. Vanderstraten - Jesus - 1986)

“La santità è una disposizione del cuore che ci rende umili e piccoli fra le braccia di Dio, consci della nostra debolezza, e fiduciosi fino all’audacia nella sua bontà di Padre”
(S. Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba, 3 agosto 1897)

“Come una goccia d’acqua mescolata a molto vino, sembra perdersi scomparire del tutto, perché assume il sapore e il colore del vino, e come un ferro rovente e incandescente diviene molto simile al fuoco e perde il suo aspetto originario, e come l’aria inondata dalla luce del sole, si trasforma nella stessa luminosità della luce, a tal punto che non sembra più illuminata ma appare essa stessa luce, così è necessario che nei santi (in noi) ogni affezione umana si liquefaccia, in qualche ineffabile modo, in se stessa, e che si trasformi totalmente nella volontà di Dio. altrimenti come potrebbe avvenire che Dio sarà tutto in tutte le cose, se nell’uomo restasse qualcosa dell’uomo? Rimarrà certamente la sua sostanza, ma sotto un’altra forma, sotto un’altra gloria, sotto un’altra potenza”. (san Bernardo di Chiaravalle, L’amore di Dio, nn. 28-29).

“A Dio piace innaffiare la sua messe con il sangue dei martiri: oh, fossi io trovata degna del martirio”. (Geltrude Li, giovane cinese, da una lettera, febbraio 1952)

“La santità è intimità con Dio, è imitazione di Cristo, povero, casto, umile; è amore senza riserve alle anime e donazione al loro vero bene; è amore alla Chiesa che è santa e ci vuole santi, perché tale è la missione che Cristo le ha affidato”.
(Presbiterorum Ordinis, 33)

“La vita dei santi è norma di vita e noi possiamo seguire sulle loro orme risplendenti, per così dire, una specie di sentiero di integrità, aperto dalla loro virtù”
(sant’Ambrogio)

“Dio vuole che tutti, nel loro stato, si facciano santi”
(Ven. Giuseppe Frassinetti)

“I Santi pensavano che il Signore non volesse loro bene, quando passavano alcuni giorni senza soffrire”

(servo di Dio P. Giuseppe Calvi)

“Il santo è in questo mondo, ha l’anima legata alla terra, ma non permette che la terra gli tarpi il suo volo sublime. Il santo vive, conversa con il mondo e nello stesso tempo la sua mente e il suo cuore sono rapiti in Dio. il santo è nel mondo, ma ogni cosa considera come un’ambra; è nel mondo, ma dinanzi alla bellezza di Cristo è rapito e, innamorato, corre sulle orme profumate delle sue Virtù, esclamando con San Paolo: “Tutto per me è fango; altro non desidero che di raggiungere Gesù e unirmi a Lui”.

(Venerabile P. Pio Giocondo Lorgna O.P.)

“La santità è una virtù generale che ordina gli atti di tutte le altre virtù al bene divino: è una virtù generale che suppone la mondezza del cuore e la fermezza della volontà.
Mondezza: cioè il dominio delle nostre passioni, il profondo orrore del peccato.
Fermezza: cioè l’immobile e costante possesso della volontà, che dona a Dio tutto l’essere proprio.
Rettitudine di mente – mondezza di cuore – fermezza di volontà: ecco ciò che forma il santo!”

(Venerabile P. Pio Giocondo Lorgna O.P.)

“Quanto si apprende dalla conoscenza delle virtù dei Santi! È uno stimolo alla perfezione, alla perseveranza….
La devozione dei Santi è un canale privilegiato per affidare noi stessi all’azione provvidente di Dio, origine di ogni grazia”
(San Giuseppe Moscati)

Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose.

Ritornati dalla visita, il parroco domandò ai bambini: "Sapete chi sono i santi?"

Un bambino rispose:
"Sì, sono quelli che fanno passare la luce!"

Stupenda definizione: i santi fanno passare la luce di Dio che continua ad illuminare la terra...

“La luce dei giusti porta gioia, la lampada dei malvagi si spegne. L’insolenza provoca litigi, ma la sapienza sta con chi accetta consigli.” (Pr 13,9-10)

(anonimo)

“L’esempio della morte dei martiri ci commuove (nous touche), perché essi sono «nostre membra» (Rm 12,5). Noi abbiamo un legame comune con loro; la loro risolutezza può formare la nostra, non già soltanto con l’esempio, ma perché forse essa ha meritato la nostra. Non c’è niente di simile negli esempi dei pagani: non abbiamo legami con loro”.

(Blaise Pascal, Pensieri, n. 481)

“A molti sembra che i Santi siano lontani. Ma essi sono lontani da coloro che si sono allontanati, e sono invece vicinissimi a chi osserva i comandamenti di Cristo e possiede la grazia dello Spirito santo. Nei cieli tutto vive e si muove per mezzo dello Spirito Santo. Ma anche sulla terra c’è lo Spirito Santo. Vive nella nostra Chiesa, opera nei sacramenti, ispira la sacra Scrittura, vive nelle anime dei fedeli. Lo Spirito Santo unisce tutti gli uomini, per questo i santi sono vicini a noi. E quando noi li preghiamo essi, nello Spirito Santo, ascoltano le nostre preghiere, e le nostre anime percepiscono la loro intercessione per noi. Così fortunati e beati siamo noi, Cristiani, perché il Signore ci ha donato la vita nello Spirito Santo…
Signore Misericordioso insegna a tutti noi, per mezzo dello Spirito Santo, a vivere secondo la tua volontà, così che tutti nella tua luce conosciamo te vero Dio, perché senza la tua luce non possiamo capire la pienezza del tuo amore. Illuminaci con la tua grazia ed essa riscalderà i nostri cuori affinché noi Ti amiamo”.
(san Silvano del Monte Athos)

"L'avvenire degli uomini non è mai chiaro, perché tutti i loro peccati corrodono tutti i sentieri della storia e inducono una dialettica intricata di cause e di effetti, di errori e di nemesi, di esplosioni e di interruzioni. La certezza che i santi continueranno ad accompagnare gli uomini è una delle poche garanzie dell'avvenire"

(Card. Giuseppe Siri - Il primato della verità, 154)

"Si dice talora che oggi ci sono troppe beatificazioni. Ma questo, oltre a rispecchiare la realtà, che per grazia di Dio è quella che è, corrisponde anche al desiderio espresso dal Concilio. Il Vangelo si è talmente diffuso nel mondo e il suo messaggio ha messo così profonde radici, che proprio il grande numero di beatificazioni rispecchia vividamente l'azione dello Spirito Santo e la vitalità che da Lui scaturisce nel campo più essenziale per la Chiesa, quello della santità. È stato infatti il Concilio a mettere in particolare rilievo la chiamata universale alla santità"

(Beato Giovanni Paolo II, 13-VI- 1994, Concistoro straordinario per il Giubileo del 2000)

“I santi hanno permesso che si creassero dei nuovi modelli culturali, nuove risposte ai problemi e alle grandi sfide dei popoli, nuovi sviluppi di umanità nel cammino della storia. Quella dei santi "è un'eredità da non disperdere - ha più volte insistito Giovanni Paolo II -, ma da consegnare a un perenne dovere di gratitudine e a un rinnovato proposito di imitazione”

“Il fenomeno dei santi e della santità cristiana, crea uno stupore che non è mai venuto meno nella vita della Chiesa e che non può non sorprendere anche un osservatore laico”.

“I santi sono come dei fari; hanno indicato agli uomini le possibilità di cui l'essere umano dispone”

“In un mondo che cambia, i santi non solo non restano spiazzati storicamente o culturalmente, ma - mi pare di dover concludere - stanno diventando un soggetto ancor più interessante e attendibile. In un'epoca di caduta delle utopie collettive, in un'epoca di diffidenza e di inappetenza di quanto è teorico e ideologico sta sorgendo una nuova attenzione verso i santi, figure singolari nelle quali si incontra non una teoria e neanche semplicemente una morale, ma un disegno di vita da narrare, da scoprire con lo studio, da amare con la devozione, da attuare con la imitazione.
Di questo risveglio di attenzione verso i santi non c'è che da rallegrarsi perché i santi sono di tutti, sono un patrimonio dell'umanità che si sporge oltre se stessa in uno sviluppo che mentre onora l'uomo rende anche gloria a Dio, perché "gloria di Dio è l'uomo vivente" (s. Ireneo di Lione)”.
(Card. José Saraiva Martins)

"Compito primario della Chiesa è accompagnare i cristiani sulle vie della santità. (...) La Chiesa è "la casa della santità", e la carità di Cristo, effusa dallo Spirito Santo, ne costituisce l'anima"

(Beato Giovanni Paolo II - AAS, vol. XCIV, 3 maggio 2002, n. 5).

"I più grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i Santi". (Henry Bergson)

“Nella "grande schiera di santi e di martiri" che include "Pontefici ben noti alla storia o umili figure di laici e religiosi, da un continente all'altro del globo la santità è apparsa più che mai la dimensione che meglio esprime il mistero della Chiesa. Messaggio eloquente che non ha bisogno di parole, essa rappresenta al vivo il volto di Cristo"

(Beato Giovanni Paolo II in Novo Millennio ineunte)

"Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell'immagine di Cristo (Cfr 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, verso il quale, avendo davanti a noi un tal nugolo di testimoni (Cfr Ebr 12, 1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati"
(Lumen Gentium, 50)

"Per fare di un uomo un santo occorre solo la Grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo".
(Blaise Pascal, Pensieri)

“La santità è una libertà che si gioca nella Verità. "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8, 32)”.

(Damiano Grenci)

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