lunedì 1 novembre 2021

"oggi c’è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi" (Sandra Sabattini)

 


Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava.

 

È il discorso della montagna, le Beatitudini.

Com'era la Palestina ai tempi di Gesù? Era una terra di forti e penosi contrasti. La nazione si trovava sotto il dominio di un regime straniero, l'impero romano e questo per gli ebrei era una profonda umiliazione, una punizione divina, visto che loro erano il popolo eletto da Dio. Loro aspettavano il Messia per essere liberati da questa condizione.

I Vangeli propongono un uomo risoluto, a volte anche battagliero e polemico, pronto certo a commuoversi, ma anche a prendere in mano la frusta. Tuttavia bisognerebbe stravolgere i Vangeli se si volesse fare di Gesù un guerrigliero, una specie di golpista, di rivoluzionario politico, e se si volesse trasformare il suo messaggio sul regno di Dio in un programma di azione politica.

La novità evangelica è certo una rivoluzione interiore che si manifesta esteriormente … socialmente, relazionalmente, ... 

La prima tappa del cambiamento evangelico proposto di Gesù è quella con Dio. Da qui scaturisce la seconda tappa del cambiamento evangelico proposto da Gesù, quella con il prossimo.

Le Beatitudini sono la pagina evangelica che più raccontano questa rivoluzione interiore. Una pagina che ha ispirato i tanti folli d’amore per Dio e per il prossimo che sono i Santi che oggi celebriamo. Quando ci si domanda come si diventa santi bisogna pensare a questa pagina evangelica che è misura della follia della CHARITAS.

Tre pagine descrivono la rivoluzione interiore.


Dagli scritti di Caterina Vigri:

“Diffidare delle proprie forze, cioè, senza alcun dubbio, … secondo l'affermazione di Cristo Gesù: «Nulla potete fare senza di me»; né, tantomeno, si possa resistere alla furia dei nemici infernali e alla loro astuta malizia”.

 

Dal Diario di Sandra Sabattini:


«La verità che dobbiamo imparare nella fede: l’attesa di Dio; e questo non è un piccolo sforzo come atteggiamento della anima. Questo “attendere”, questo “non preparare i piani”, questo “scrutare il cielo”, questo “far silenzio” è la cosa più interessante

che compete a noi. Poi verrà anche “l’ora della chiamata”, ma ciechi se in tale ora penseremo di essere gli attori di tali meraviglie: la meraviglia, semmai, è Dio che si serve di noi così miserabili e poveri.

La carità è la sintesi della contemplazione e dell’azione, è il punto di sutura tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio. Amando scoprirai la tua strada; amando ascolterai

la Voce; amando, troverai la pace.

«“Ogni giorno della vita salvaci, Signore”. Adesso che ho scelto l’Università, aiutami a far tesoro ogni giorno del tuo Amore, dei miei fratelli, aiutami a non vivere gli anni di studio che mi si parano davanti solo come un transito necessario per giungere al fine, alla strada che Tu vuoi che imbocchi. Aiutami a capire che perché non ho fatto la cosiddetta “scelta radicale” non è detto che non sia sulla Strada. Voglio amarti ed amare ogni giorno, ogni momento della mia vita, anche nelle situazioni più assurde».

 

Dagli scritti di Olinto Giuseppe Marella:


«Posso dire con tutta verità che la strada della mia salvezza è stata la carità. L’orgoglio mi avrebbe perduto. La carità mi ha salvato.

Dio mi ha forgiato non nella dolcezza, ma nelle prove difficili che potevano rischiare di mettere in discussione tutta la mia vita spirituale.

Il perdono fu per me il più soave dei sentimenti, la più importante delle virtù, il più spontaneo degli atti. Da quando sono andato in pensione, mi sono applicato costantemente ai poveri e ho accolto nella mia casa in via San Mamolo i primi orfani. Ho aperto asili, ho fondato altre opere caritative, associazioni, case rifugio e ho aiutato molti ebrei perseguitati e anche soldati sbandati.

Ed ora senza vergogna, pur essendo stato un professore di filosofia, oggi stendo il mio nero cappello di feltro per avere qualche elemosina a favore dei miei poveri. Non mi vergogno di essere “mano di Dio”, mano di carità, mano di perdono.»

 

Concludo. Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, … chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». Amen.


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