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domenica 26 settembre 2021
sabato 25 settembre 2021
Triduo ai Santi Cosma e Damiano (3)
Gloriosi
Medici Cosma e Damiano,
Insigni,
Santi Fratelli, ottenete per tutti, celesti e consolanti benedizioni. Ma in
modo speciale fate che esse discendano sulla Chiesa, sul Papa, sul nostro
Vescovo, sulle nostre famiglie, sui devoti tutti e su quanti generosamente
concorrono, in forme sempre nuove e consone ai tempi, alla carità verso i
fratelli affinché possano così essere celebrati, nel tempo imperituri, la
vostra memoria e il memoriale di Cristo, cui avete voluto generosamente
conformarvi a maggior gloria di Dio.
Gloria...
venerdì 24 settembre 2021
Triduo ai Santi Cosma e Damiano (2)
Gloriosi
Medici Cosma e Damiano,
Voi
constatate in quanti, sofferenti nel corpo e nell'anima, vi si rivolgono con
fiducia da ogni parte affinché possiate intercedere con sollecitudine presso il
Signore per la guarigione dalla malattia e per la piena salute dello Spirito.
Così
come la vostra scienza medica ha guarito dal male fisico, così vi esortiamo con
intensità di cuore affinché la vostra carità lenisca oggi le piaghe dell'anima
e restituisca ad ognuno il dono della grazia divina.
Gloria
…
giovedì 23 settembre 2021
Triduo ai Santi Cosma e Damiano (1)
Gloriosi
Medici Cosma e Damiano, Martiri della fede, decoro e vanto della Chiesa
indivisa, eleviamo a Dio l'umile ma ardente preghiera perché vengano esauditi i
bisogni spirituali e temporali di tutti coloro che fanno incessante ricorso al
vostro potente patrocinio.
Gloria
…
martedì 7 settembre 2021
La "santa" di Crescenzago: Eugenia Picco
… come avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
Così
Paolo esorta i Colossesi.
La
contemplazione di Gesù nell’Eucarestia, dietro a cui camminava, fa dire alla
beata Eugenia:
"Come Gesù ha scelto il pane,
cosa tanto comune, così deve essere la mia vita, comune... accessibile a tutti
e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane".
A
questa consapevolezza Eugenia arriva dopo lungo e sofferto cammino.
Nasce
a Crescenzago (Milano) l'8 novembre 1867 da Giuseppe Picco e Adelaide Del
Corno. Il padre è un valido musicista de «La Scala» di Milano, cieco. La madre
è una donna frivola, che non ama il marito, ma ama il denaro, il successo e i
viaggi.
Nulla
di nuovo sotto questo cielo!
Eugenia
è spesso affidata ai nonni e incontra i genitori solo nelle brevi soste che si
concedono tra una tournée e l'altra, fino a quando un giorno la madre torna
sola, senza il marito, facendolo credere morto. Del padre, Eugenia non saprà
più nulla.
Da
questo momento la madre costringe la figlia ad andare ad abitare con lei e con
il suo convivente, dal quale, in seguito, avrà altri due figli. Eugenia cresce
in un ambiente senza punti saldi e libertino, dovendo fare i conti con i
desideri mondani della madre che la vuole cantante di successo e con il
convivente della madre che la molesta e infastidisce spesso. Ma lei è forte per
grazia!
«Pericoli ed occasioni in casa e
fuori» dirà Eugenia ricordando
quei tribolati anni e quella «istintiva» forza di pregare, di sollevare lo
sguardo in alto, nel silenzio dell'austera basilica di Sant'Ambrogio di Milano,
dove ogni giorno si reca ad invocare Dio, quasi senza conoscerlo. E una sera
del maggio 1886, Eugenia sente in sé la chiamata alla santità e da
quell'istante mirerà, con alacrità e fedeltà, non mai smentite, alla
perfezione.
A vent'anni, Eugenia decide di volere Gesù, la santità. Entra nella ancor giovane Famiglia Religiosa delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fuggendo da casa il 31 agosto 1887, subito accolta, compresa, amata dal Fondatore, il venerabile Agostino Chieppi.
Nel
1888 inizia il noviziato e nel 1891 emette la prima professione religiosa nelle
mani dello stesso Fondatore e primo giugno 1894 la professione perpetua.
Semplice
e umile, fedele e generosa, senza riserve si dona alle alunne del Convitto
delle quali è insegnante di musica, canto e francese; alle novizie di cui è
madre e maestra; alle consorelle attraverso il servizio di archivista, di
Segretaria generale e di Consigliera. Nel giugno 1911 viene eletta Superiora
generale e rimane in carica fino alla morte.
Donna
coraggiosa, fa voto di compiere con perfezione serena e tranquilla i doveri di
Superiora e questo per il compimento della volontà di Dio.
È
madre per tutti, specialmente per i poveri, per i piccoli, per gli emarginati
che serve con carità generosa e instancabile. Il bisogno e i drammi dei
fratelli durante la grande guerra del 1915-1918 le aprono ancor più il cuore
per farsi accoglienza di ogni gemito, dolore, preoccupazione sociale o privata.
Il
suo sostegno principale è l'Eucaristia, suo grande amore, centro della sua
pietà, cibo, conforto e gaudio delle sue giornate dense di preghiera e di
fatica.
Il
Cristo infonde in lei il suo zelo per la salvezza delle anime e trova in Lui il
senso della sua incessante attività caritativa.
Di
salute debole, in un corpo minato dalla tisi ossea che, nel 1919, la porta
all'amputazione dell'arto inferiore destro, Suor Eugenia si offre disponibile
al compimento del disegno del Padre. Nella malattia e nella morte dà compimento
alla sua totale consacrazione a Dio. Suor Eugenia muore santamente a Parma il 7
settembre 1921.
Iniziato
il Processo di Beatificazione nel settembre 1945, viene beatificata da San Giovanni
Paolo II il 7 ottobre 2001.
Questo
esempio ci suscita fervore.
Anche
noi come Eugenia e come i dodici siamo chiamati e scelti fin dal nostro
battesimo: con lui sepolti nel battesimo,
con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha
risuscitato dai morti.
Anche
noi come la folla che cercava di
toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Sia la nostra eucarestia quotidiana e la nostra preghiera personale, il nostro toccare Gesù, per avere la grazia di decide di volere Gesù, la santità. Amen.
lunedì 6 settembre 2021
Un grande santo del XX secolo: Olinto Giuseppe Marella.
… do compimento a ciò
che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che
è la Chiesa.
Spesso
leggiamo questo passo nella dimensione spirituale della passione di Dio, cioè "aggiungere" ciò che manca al compimento della redenzione, ma alla redenzione
operata da Cristo non manca nulla, al massimo la goccia del nostro patire per
Cristo (testimonianza) e in Cristo (dolore, fatiche della vita) può essere
vissuta in unità al mare del Preziosissimo Sangue del Redentore per la salvezza e la liberazione propria e di ogni uomo.
Ma l'Apostolo Paolo dice: "ciò che manca nella mia
carne", sembra dire che la grazia salvifica va accolta in tutto il mio
essere uomo, "carne", come dimensione totalizzante, perché questo mio
"cristificarmi" giovi a me, e a tutta la Chiesa, corpo di Cristo, di cui io
sono membra.
In
questo tendere alla perfezione del Cristo in noi, dove il noi è inteso nella
dimensione dell'io, Paolo afferma:
È lui infatti che noi
annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per
rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
La buona notizia, il racconto evangelico, non è una interpretazione ma è lui che annunciamo.
Lo
scopo dell'annuncio è cristificare: cioè accompagnare, ammonendo, istruendo
ciascuno, quindi attento alla storia di ognuno, con sapienza, per incentivare alla somiglianza di Cristo. Se annunciare non è questo, non serve e non giova
alla Chiesa di Dio.
È
la questione della diatriba evangelica. Dio vuole il bene o vuole che sia
osservato la legge del sabato a prescindere dal compiere il bene?
Cosa
è il bene o il male?
L'osservanza
della legge è sempre un modo in cui far trionfare la signoria di Cristo e il
regno di Dio. In caso contrario non annunciamo " lui" come dice l'Apostolo, ma la nostra interpretazione del vangelo, annacquato o infangato
dalle nostre sovrastrutture culturali - quella cultura ahimé, non ancora
cristificata - o dalle nostre paralisi che ci hanno bloccato nel nostro
camminare dietro a Cristo, e non davanti!
Il beato Olinto, "barbone di Dio", preghi per noi perché la nostra fede in Gesù sia liberante e liberatoria da ogni paresi che ha bloccato il nostro cammino dietro al Cristo. Amen.
il frate dei Fioretti nella Marca di Ancona
San Liberato da Loro Piceno (Loro Piceno, 1189-1190 – Sarnano, 1231-1234 circa),
francescano vissuto nel XIII secolo e probabilmente entrato nell'Ordine in
seguito alla predicazione di Francesco nelle Marche della quale parlano anche i
Fioretti.
CAPITOLO XLVII da: Le Fonti Francescane. I FIORETTI DI SAN
FRANCESCO. Riveduti su un nuovo Codice da P. B. BUGHETTI Quaracchi Collegio San
Bonaventura, 1926; Note di FELICIANO OLGIATI.
Di
quello santo frate a cui la Madre di Cristo apparve, quando era infermo, ed
arrecogli tre bossoli di lattovaro. 1887 Nel soprannominato luogo di Soffiano
fu anticamente un frate Minore di sì grande santità e grazia, che tutto parea
divino e spesse volte era ratto in Dio. Istando alcuna volta questo frate tutto
assorto in Dio ed elevato, però ch' avea notabilmente la grazia della
contemplazione, veniano a lui uccelli di diverse maniere e dimesticamente si
posavano sopra le sue spalle e sopra il capo e in sulle braccia e in sulle
mani, e cantavano maravigliosamente. Era costui molto solitario e rade volte
parlava, ma quando era domandato di cosa veruna, rispondea sì graziosamente e
sì saviamente che parea piuttosto agnolo che uomo, ed era di grandissima
orazione e contemplazione, e li frati l' aveano in grande reverenza .
San Liberato da Loro Piceno
reliquie
Eremo San Liberato
Compiendo
questo frate il corso della sua virtuosa vita, secondo la divina disposizione
infermò a morte, intanto che nessuna cosa potea prendere, e con questo non
volea ricevere medicina nessuna carnale, ma tutta la sua confidenza era nel
medico celestiale Gesù Cristo benedetto e nella sua benedetta Madre; dalla
quale egli meritò per divina clemenza d' essere misericordiosamente visitato e
medicato. Onde standos' egli una volta in sul letto disponendosi alla morte con
tutto il cuore e con tutta la divozione, gli apparve la gloriosa vergine Maria
madre di Cristo, con grandissima moltitudine d' agnoli e di sante vergini, con
maraviglioso splendore, e appressossi al letto suo. Ond' egli ragguardandola
prese grandissimo conforto e allegrezza, quanto all' anima e quanto al corpo, e
cominciolla a pregare umilmente ched ella prieghi il suo diletto Figliuolo che
per li suoi meriti il tragga della prigione della misera carne. E perseverando
in questo priego con molte lagrime, la vergine Maria gli rispuose chiamandolo
per nome: « Non dubitare, figliuolo, imperò ch' egli è esaudito il tuo priego,
e io sono venuta per confortarti un poco, innanzi che tu ti parta di questa
vita». Erano allato alla vergine Maria tre sante vergini, le quali portavano in
mano tre bossoli di lattovaro di smisurato odore e suavità. Allora la Vergine
gloriosa prese e aperse uno di quelli bossoli, e tutta la casa fu ripiena d'
odore; e prendendo con uno cucchiaio di quello lattovaro, il diede allo
infermo, il quale sì tosto come l'ebbe assaggiato, lo infermo sentì tanto
conforto e tanta dolcezza, che l' anima sua non parea che potesse stare nel
corpo; ond' egli incominciò a dire: « Non più, o santissima Madre vergine
benedetta, o medica benedetta e salvatrice della umana generazione; non più,
ch' io non posso sostenere tanta suavità ». Ma la piatosa e benigna Madre pure
porgendo ispesso di quello lattovaro allo infermo e facendogliene prendere,
votò tutto il bossolo. Poi, votato il primo bossolo, la Vergine beata prende il
secondo e mettevi dentro il cucchiaio per dargliene, di che costui dolcemente
si rammarica dicendo: « O beatissima Madre di Dio, o se l' anima mia è quasi
tutta liquefatta per l' odore e suavità del primo lattovaro, come potrò io
sostenere il secondo? Io ti priego, benedetta sopra tutti li santi e sopra
tutti gli agnoli, che tu non me ne vogli più dare ». Risponde la gloriosa
donna: « Assaggia, figliuolo, pure un poco di questo secondo bossolo ». E
dandogliene un poco dissegli: « Oggimai, figliuolo, tu ne hai tanto che ti può
bastare. Confortati, figliuolo che tosto verrò per te e menerotti al reame del
mio Figliuolo, il quale tu hai sempre desiderato e cercato ». E detto questo,
accomiatandosi da lui si partì, ed egli rimase sì consolato e confortato per la
dolcezza di questo confetto, che per più dl sopravvivette sazio e forte sanza
cibo nessuno corporale. E dopo alquanti dì, allegramente parlando co' frati,
con grande letizia e giubilo passò di questa misera vita. A laude di Gesù
Cristo e del poverello Francesco. Amen.
La
grande tavola della Pinacoteca civica di Sarnano (MC) con il Santo che
intercede presso la Madonna è attribuita da Federico Zeri a Francesco da
Tolentino; altre attribuzioni registrate sono quelle a Niccolò di Liberatore
detto l'Alunno e a Marchisiano di Giorgio da Tolentino.
domenica 5 settembre 2021
S. Maria di Loreto a Pacentro (AQ)
Domenica 5 settembre 2021 a Pacentro (AQ), in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Loreto, si rinnova la secolare tradizione “Corsa degli Zingari”, poichè scalzi. Una suggestiva manifestazione giunta alla 569esima edizione, anima ogni anno le strade del piccolo borgo. Gli zingari, termine dialettale pacentrano indicante delle persone rigorosamente a piedi nudi, si gettano a capofitto dalla “Pietra Spaccata” sui ripidi sentieri del Colle Ardinghi e, dopo aver attraversato il fiume Vella, affrontano la faticosa salita per giungere in pieno centro storico nella Chiesa della Madonna di Loreto, traguardo della Corsa, riportando non poche ferite ai piedi. La corsa si conclude con le medicazioni nei pressi dell’altare, e la proclamazione del vincitore, che riceve oltre una somma di denaro, il simbolico Palio, una stoffa che veniva utilizzata tempo fa per cucire il “vestito buono”. La Corsa degli Zingari prevede un numero massimo di 30 partecipanti uomini. Al momento delle iscrizioni, avranno la precedenza i residenti, i familiari di compaesani e, se non si dovesse raggiungere il numero prestabilito di partecipanti, saranno ammessi massimo 3 concorrenti provenienti da fuori. In ogni caso, i festeggiamenti per il vincitore devono rispettare la tradizionale usanza.
sabato 4 settembre 2021
Teodoro, nuovo martire di Russia
Vladimir Alekseevich Smirnov nacque il 17 gennaio 1891 nel villaggio di Kozlovka, provincia di Saratov in una famiglia profondamente religiosa, poiché suo padre era un salmista. Nel 1911 si è laureato al Seminario Teologico di Saratov e nel 1916 all'Accademia Teologica di Kazan con il grado di candidato di Teologia.
Tra il 1916 e il 1918
ha impartito lezioni di storia e altre materie in vari istituti di istruzione
secondaria della città di Volsk, poco dopo è servito in varie istituzioni di
Saratov. Nel 1919 si è dovuto arruolare nell'Armata Rossa come istruttore del
dipartimento scolastico e del dipartimento politico della divisione del Caucaso
Nord, tornando nel 1921 a Saratov per occuparsi dell'istruzione prescolare
della RUPDOV e ricevere l'assetto sacerdotale il 4 di ottobre.
Nel mezzo della
persecuzione sovietica ha avuto numerosi problemi con le autorità, nel 1924
condannato a un anno di lavori forzati e nel 1929 a tre anni di deportazione
nella città di Narym. Poco dopo la sua liberazione esercitò come parroco nel
villaggio di Nikolskoye, regione di Penza. Per il 1934 decise di abbracciare la
vita monastica ed è stato tonsurato con il nome di Teodoro, trasferendosi
nell'aprile 1935 nella città di Penza.
Il 23 settembre 1935
fu consacrato come vescovo, servendo nel Tempio di San Mitrofan di Voronezh di
Penza (che in quel momento poteva essere considerato come la sua cattedrale)
insieme al sacerdote e al futuro martire San Gabriele di Arkhangelsk, su
vecchio amico fin dal seminario teologico e pastore della parrocchia di
Tijonov. In mancanza di un'organizzazione diocesana strutturata ha dovuto
distribuire il suo clero per rafforzare la fede ortodossa nella regione;
l'obiettivo era quello di ottenere un sostegno per la riapertura delle chiese
locali.
Il 18 ottobre 1936 è
stato arrestato dalla NKVD insieme ad altre cinque persone e accusato di aver
organizzato elementi controrivoluzionari volti a rovesciare il regime sovietico
e a creare una dittatura fascista nel paese. Il vescovo Teodoro ha
assolutamente negato le accuse. Il 5 febbraio 1937 fu licenziato
dall'amministrazione della diocesi e costretto a ritirarsi, venendo condannato
a morte il 7 agosto in compagnia dei sacerdoti Gabriel de Arkhangelsk, Vasily
Smirnov, Irinarkh Umov e Andrej Golubev .
Sarebbe stato fucilato
il 4 settembre 1937, aveva 46 anni. Non è noto dove si trovano le sue reliquie
come quelle degli altri martiri giustiziati con lui.
Nell'agosto del 2000 il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa presieduto da S.S. Alexis II ha incluso il Vescovo Teodoro e i sacerdoti Gabriel Ivanovich di Arkhangelsk e Vasily Sergeyevich Smirnov nella lista dei Nuovi Martiri di Russia.
venerdì 3 settembre 2021
giovedì 2 settembre 2021
Quando la Libertà ... non libera!
Festeggiamo oggi i Beati 191 Martiri dei Carmini (1792), martiri della rivoluzione francese:
3 vescovi
127 sacerdoti secoli
56 religiosi
5 laici
Arrestati come nemici della Patria e ribelli alla Costituzione civile del clero, assassinati in odio della loro fede.
mercoledì 1 settembre 2021
Chiara di Assisi o Jacopa (Giacomina) de Settesoli?
Questa iconografia di “santa
Chiara” è famosa!
Eppure questo santino fatto in casa, si vede bene la modifica dello stesso, la definisce la beata
Giacomina!
La stessa enciclopedia dei Santi (edizione Città Nuova) afferma che erroneamente questa è detta S. Chiara, ma i “sette soli” nella aureola è la prova che si tratta della pia discepola di San Francesca, fra Jacopa, Giacomina de Settesoli, sepolta presso il poverello in Assisi.
Grande errore rimane il fatto sotto l'iconografia c'è la basilica di Santa Chiara ... che confusione!