domenica 3 novembre 2013

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)






"Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra”.

Tutto di fronte a Dio è poco o nulla: così afferma il libro della Sapienza.
Eppure il Signore considera tutto nel giusto modo.
Da a ciascuno, ad ogni cosa il suo giusto valore perché Egli ha compassione di tutti e ama tutte le cose che esistono e non prova disgusto per nessuna delle cose che ha creato!
Infatti se avesse odiato qualcosa, non l’avrebbe neppure formata!

Che lezione!
Per noi che spesso non abbiamo di noi stesso la giusta compassione o del nostro prossimo o per ogni altra creatura.
Eppure noi sappiamo odiare ciò a cui abbiamo dato vita, che abbiamo costruito, che abbiamo visto nascere e crescere.
Quanto siamo lontani da Dio!
Quanto siamo piccoli uomini!
Come Zaccheo, che sapeva di essere un piccolo uomo, ed che vuoleva vedere Gesù e sale su un albero: un sicomòro.

Albero particolare dell’Oriente, per la sua struttura, per i suoi frutti e per il suo legno: è così duro che gli antichi Egizi lo usavano per costruire i sarcofagi.

Zaccheo, uomo piccolo, dalla vita piena di morte, sale in cima al suo sarcofago e cerca la luce. “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio” (Col 3,1)
Gesù è la sua luce che renderà luminosa il buio della sua vita al punto tale da fargli prendere una nuova direzione.

Anche noi dobbiamo dare la luce di Gesù alla nostra vita ed uscire dalle nostre tiepidezze, dalle nostre pigrizie, dalle nostre doppiezze, dalle nostre convivenze:

Ci ricorda il Papa:
“Davvero noi siamo deboli e tante volte, tante volte, facciamo peccati, imperfezioni… E questo è sulla strada della santificazione? Sì e no! Se tu ti abitui: “Ho una vita un po’ così, ma io credo in Gesù Cristo, ma vivo come voglio”. Eh, no, quello non ti santifica; quello non va! È un controsenso! Ma se tu dici: “Io, sì, sono peccatore; io sono debole” e vai sempre dal Signore e gli dici: “Ma, Signore, tu hai la forza, dammi la fede! Tu puoi guarirmi!” (Papa Francesco, 24 X 2013)

Ecco è quello che fa Zaccheo sul suo sicomoro: guardami Gesù, io sono piccolo, sono un piccolo uomo, sono un piccolo cristiano, sono un peccatore, ma tu puoi guarirmi!

Non perdiamo questo orizzonte non facciamo “confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente”.

Ci ricorda il Papa:
“Mi dico cristiano, ma vivo come pagano!”. Alcune volte diciamo “cristiani a metà cammino”, che non prendono sul serio questo. Siamo santi, giustificati, santificati per il sangue di Cristo: prendere questa santificazione e portarla avanti! E non si prende sul serio! Cristiani tiepidi: “Ma, sì, sì; ma, no, no”. Un po’ come dicevano le nostre mamme: “cristiano all’acqua di rosa, no!”. Un po’ così… Un po’ di vernice di cristiano, un po’ di vernice di catechesi… Ma dentro non c’è una vera conversione, non c’è questa convinzione di Paolo: Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo e essere trovato in Lui”. (Papa Francesco, 24 X 2013)

Anche noi come Zaccheo “alziamoci” dal nostre tiepidezze, dalle nostre pigrizie, dalle nostre doppiezze, dalle nostre convivenze, e come il piccolo Zaccheo accogliamo l’oggi della salvezza.

«Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Amen.

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