domenica 6 ottobre 2013

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 


 


Il grido Abacuc è il grido di ogni uomo di fronte al male!
"Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?"

E' il grido di Gesù sulla Croce:
"Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"

E' lo scandalo del male!

Cristo non libera dallo scandalo del male, Cristo libera dal peccato: il male attanaglia l'uomo con tutto il suo dramma e la sua forza. Cristo è presenza che accompagna nella lotta contro il male! Dice Abacuc:
"Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede"
Ma com'è la mia fede?

Quanto un granello di senape?

Fosse quanto un granello di senape!

Sono reduce dal pellegrinaggio al santuario internazionale mariano della Madonna "Regina della pace", a Medjugorje in Bosnia Erzegovina, un luogo di folle oceaniche di uomini di donne in ricerca.

Di cosa?

Di segni ... ma la fede è la ricerca dei segni?
Non disse Gesù a Tommaso: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».


Faccio mia una affermazione dell'Apostolo Pietro, che trasformo in domanda:
"Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa"? (1 Pt 1,8)


Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. (CCC 67)

Ma cos'è la fede?

La fede è una questione di "cuore", di "testa" e di "volontà", una questione che impegna l'uomo nella sua totalità, una questione di vita. È il nostro rispondere continuamente "sì" a Dio che si rivela, si presenta a noi e ci parla ininterrottamente nelle vicende quotidiane della vita. Ma la fede ha anche i suoi momenti di crisi, di difficoltà, di oscurità.

Non ripetono sempre i messaggi di Medjugorje: "Grazie, cari figli, che avete risposto alla mia chiamata", la fede è una risposta ad un appello che si fa vita.

La fede è vivere: il giusto vivrà della sua fede, ci ricorda Abacuc.

Quando la fede ha le sue crisi, le sue difficoltà e i suoi momenti oscuri?

Ad esempio di fronte al mistero del male, del dolore e della malattia.
Ecco perché gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
San Giovanni Damasceno diceva che se un pagano ti chiede cosa sia la fede tu non rispondergli, ma prendilo per mano, portalo nell'interno della tua chiesa e mostragli le sue immagini, i suoi dipinti, le sue opere. Forse perché l'arte è l'espressione visibile di quella esperienza invisibile che è l'incontro col Dio che si rivela, incontro che "ispira" profeti a parlare in nome di Dio e artisti a dipingere il Suo volto. La fede, dunque, non può essere spiegata, ma semplicemente raccontata, nella speranza che chi ascolta possa farne un'esperienza simile.

Fare un'esperienza simile, non uguale!

Per raccontare la fede, per accompagnare a vedere le immagini sacre che sono in Chiesa, stando a San Giovanni Damasceno, bisogna conoscerle per saperle raccontare.
Ed ecco il monito di Paolo a Timoteo: "ti ricordo di ravvivare il dono di Dio".


Tengo viva la mia fede? La nutro e la ravvivo con intelligenza e spiritualità? Non con slogan o con formule, ma cercando di entrare con semplicità e umiltà nelle formule!
Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di « toccare ». « L'atto [di fede] del credente non si ferma all'enunciato, ma raggiunge la realtà [enunciata]». (CCC 170)

Tutto questo presuppone una fatica, una sofferenza, una immolazione:
"Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo". Esorta l'Apostolo Paolo nella sua lettera a Timoteo.

Tanto più oggi in un epoca di crisi di fede!

Per cui ognuno ravvivi la fede che in è lui, in modo da raggiungere le realtà credute, così da essere segno di Cristo Gesù.

E se vedrà trionfare il Regno di Dio nella sua vita, dopo aver fatto quello che doveva fare, dica:
"Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".

Amen.

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