mercoledì 25 settembre 2013

Mercoledì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria di Sant'Anàtalo e tutti i santi vescovi milanesi


 
"Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo".
Il grido di Esdra, è il grido un popolo prostrato a causa della sua infedeltà.

Un popolo schiavo, ma libero interiormente: la sua libertà è data dalla certezza della fedeltà di Dio che non lo abbandona.

Anche, noi sua Chiesa, viviamo la prostrazione. La nostra storia è fatta di cadute e di ascese. E' una Via Crucis: perché chi vuole essere discepolo, deve prendere la sua croce ogni giorno e seguire Gesù.

Gesù è consapevole di questa fragilità, invia i suoi discepoli, esortandoli a non preoccuparsi di prendere con se "nulla per il viaggio", perché appaia che non è opera umana, ma opera divina. Per di più gli chiede di essere liberi: abbandonati all'opera del Regno, ma liberi da ogni risultato. "Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro".

Certo i discepoli sono chiamati ad annunciare "ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni", ma poi il risultato del Regno è di Dio. Ognuno deve dare ragione alla sua conversione, della sua fedeltà a Dio stesso, ma non spetta a nessun discepolo raccogliere i frutti dell'annuncio: alla Chiesa spessa accompagnare all'incontro, dare gli strumenti.

Da quel lontano giorno i cui i discepoli "uscirono e giravano di villaggio in villaggio" ha portato che l'eco della buona notizia risuonasse anche nelle nostre terre.

Oggi, celebriamo l'opera dei Santi Vescovi milanesi, che avendo ricevuto l'annuncio ad opera degli Apostoli, hanno poi trasmesso la fede a questa terra lombarda, ed in particolare hanno fondato la nostra Chiesa Ambrosiana.

Una Chiesa, per certi versi prostrata, come ci ricorda Esdra, ma non abbandonata. Una Chiesa che sento la fatica del tempo in cui siamo, ma che spera nella fedeltà di Dio, che gli ha sembra mandato pastori santi in ogni tempo.
 



In questo giorno, dedicato fin da epoca antica alla memoria di sant’Anàtalo (metà II sec.), che è il primo nome a comparire nella lista dei vescovi di Milano, la Chiesa ambrosiana raccoglie la memoria ed esprime in una sola celebrazione la venerazione per i trentadue santi pastori (scelti tra i primi quarantaquattro) che l’hanno nutrita e guidata nei primi secoli della sua storia, dalle origini fino al vescovo Natale (metà VIII sec.), sepolto nella chiesa di S. Giorgio in palazzo che egli stesso aveva edificato.

Tra essi, solo quattro: Eustorgio, Dionigi, Ambrogio, Simpliciano, sono venerati separatamente. La comunità ecclesiale ambrosiana esprime così la sua gratitudine al Signore Gesù per la speciale provvidenza di cui è stata oggetto nei suoi inizi, certa di essere aiutata, attraverso i secoli, dall’intercessione presso Dio dei suoi primi vescovi. Secondo la tradizione fu compagno di evangelizzazione di san Barnaba, e da lui venne costituito vescovo di Milano e di Brescia. Suoi successori immediati, sono: Caio, Castriziano, Calimero, Mona, Mirocle, Materno e Protaso.
 



All'intercessione affidiamo il cammino della nostra Chiesa, perché in essa noi, ciascuno nella sua vocazione, possiamo essere segno di Dio nella storia.

Concludo con le parole del nostro Cardinale Arcivescovo:


"Il Figlio dell’uomo semina il seme buono nel campo che è il mondo. Questo significa che tutto dell’uomo e tutti gli uomini sono interlocutori di Gesù. Come comunicare che la fede è un dono alla portata di tutti? Come mostrare allora che non vi è opposizione tra fede e ragione, le due ali dell’umana, inesausta ricerca? Come superare la diffidenza, in molti diffusa, verso la fede e la Chiesa? A questi interrogativi papa Francesco ha dato una risposta semplice e diretta: «La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi... La fede... appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo» (Lumen fidei 4).
Noi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui". Amen.

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