lunedì 22 luglio 2013

in viaggio (VI) ...





Mariantonia Samà nasce il 2 marzo 1875 a S. Andrea Jonio, un ridente paese adagiato su verdi colline, sospeso tra cielo e mare in dolce declivio verso la sua incontaminata costa. (FONTE: sito web)
 
             Mariantonia, orfana di padre morto prima della sua nascita, trascorre la fanciullezza e la prima giovinezza soccorrendo la madre Marianna nei quotidiani impegni tipici del ceto contadino.
 
All’età di quindici anni circa, rientrando a casa a conclusione di una faticosa giornata di lavoro, dopo aver bevuto in una “gurna”(pozza), in prossimità del fiume Salubro,  viene invasa da uno spirito immondo che ne strazia il corpo el’anima per cinque lunghi anni trasformando la fanciulla in una energùmena.
 
Poiché a nulla valgono le preghiere dei Sacerdoti di S. Andrea e dei Frati Minori del vicino Convento di Badolato la baronessa Enrichetta Scoppa, che segue con amore cristiano le vicende del popolo andreolese, nel mese di giugno dell’anno 1894 organizza il trasferimento di Mariantonia presso la Certosa di Serra dove si pratica l’esorcismo. Quattro suoi dipendenti, dopo otto ore di viaggio attraverso un viottolo di montagna, depositano davanti al portone della Certosa la cassa in cui viaggia l’ossessa, amorevolmente accompagnata anche dalla madre. Allo scadere di cinque ore ininterrotte di preghiere l’inferma si alza, è finalmente libera dallo spirito immondo e, grata, abbraccia la statua del Santo Patrono; diviene così per tutti la “malatina di San Bruno”.
 
Trascorrono serenamente due anni, poi una terribile malattia la costringe definitivamente a letto in posizione supina con le gambe rattrappite e le consente solo l’uso parziale della mano destra. E’ una giovinetta di 22 anni.
 
 
 
 
Nell’imperscrutabile disegno divino, alcune donne collaborano con la madre nell’assistenza all’inferma, poi alla sua morte, avvenuta nel 1909, ne assumono completamente il carico. La Baronessa Scoppa, il Marchese Lucifero e tutte le altre famiglie provvedono al suo sostentamento in modo così liberale che, con i prodotti superflui, è possibile beneficare molte altre persone bisognose. I Sacerdoti del luogo e i Padri Redentoristi si avvicendano nel portare la comunione quotidiana e nell’assistenza spirituale; le Suore Riparatrici del Sacro Cuore ne curano il corpo, che rimane indenne da piaghe nonostante la decennale degenza, e, soprattutto, lo spirito occupandosi di quella formazione religiosa che le consente di ricevere con voti privati il velo nero della Congregazione; da quel momento la “malatina di San Bruno” viene ricordata come “monachella di San Bruno”.
 
Mariantonia accetta la volontà di Dio ed offre al bel Gesù le sofferenze che di giorno in giorno si fanno più terribili e nella settimana santa sono intollerabili;  nasce, così, il fulgido esempio di devozione filiale al Cristo Crocifisso che ella, in estasi, contempla dal suo letto di dolore. Il martirio la porta nella maturità a penetrare e comprendere la volontà del Padre e la ricolma di doni celestiali che trasfonde, riconoscente, su tutti coloro che fiduciosi le si rivolgono: il dono delle guarigioni, della profezia, dell’estasi, dell’introspezione, del profumo, della bilocazione e dell’apparizione.
 
 
 
 
 
 
La fama di santità della “monachella” si diffonde rapidamente ed il tugurio in un vico (oggi via Mariantonia Samà) di Via Cassiodoro, di fronte alla Chiesa Matrice, in cui ella vive diviene meta di un ininterrotto pellegrinaggio, particolarmente in periodi difficili per la vita personale o anche comunitaria quali la seconda guerra mondiale o il terremoto del 1947; per tutti una parola di speranza (“stai tranquilla” o “devi avere fiducia ) se la richiesta è destinata ad essere esaudita; oppure di conforto (“ dovete pregare e fare la volontà di Dio”) se il volere del Padre non è conforme ai desideri individuali; o ancora di tenera sollecitudine per tutti i compaesani ( non temete il nostro protettore S.Andrea proteggerà il paese dalle bombe).
 
Nel primo mattino del 27 maggio 1953, a seguito di un malessere più accentuato, Mariantonia emette l’ultimo respiro. Le sue carni dopo circa sessanta anni di degenza sono fresche vellutate e profumano di fiori. Le esequie si svolgono nel pomeriggio alla presenza di tutti gli andreolesi e di molti abitanti dei paesi vicini; la bara scoperta attraversa le vie del paese e dopo la cerimonia religiosa viene accompagnata    al Cimitero nella Cappella delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore dove la mattina del 29 maggio viene tumulata.
 
Il 3 agosto 2003 i resti mortali di Mariantonia vengono traslati nella Chiesa Matrice di S. Andrea Jonio durante una solenne cerimonia religiosa ed acclamata santa dall’incontenibile folla accorsa.
 
 
 
 
 
 
23 ottobre 2009
 
 
 
 
 
Gennaio
2013
 
 

Il Tribunale Ecclesiastico di Genova conclude i suoi lavori e trasmette la documentazione alla Congregazione per le Cause dei Santi in Roma.
 
La Congregazione per le Cause dei Santi rilascia il Decreto di Validità.
 
Di seguito il Postulatore, aiutato da un collaboratore esterno e sotto la guida del Relatore, procederà all'elaborazione della "Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis".
 

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