mercoledì 19 giugno 2013

Santi Gervasio e Protasio, martiri





“Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui furono fedeli testimoni.

Per fede i discepoli formarono la prima comunità raccolta intorno all’insegnamento degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia, mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità dei fratelli (cfr At 2,42-47).

Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande dell’amore con il perdono dei propri persecutori.

Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti (cfr Lc 4,18-19).

Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati”. (Porta Fidei, 13)

Così suonano le parole di Papa Benedetto nel documento di indizione all’Anno della Fede.

Oggi nella festa dei Santi Martiri Gervasio e Protasio – martire vuol dire testimone - celebriamo la fede che ha testimoniato la verità del Vangelo.

Una fede che li aveva trasformati e resi capaci di vivere il dono del martirio.

Le notizie più antiche sui santi Gervaso e Protaso risalgono al 386, anno del ritrovamento dei loro corpi a Milano ad opera di s. Ambrogio. Il 7 giugno 386, nella zona cimiteriale di Porta Vercellina (nell'area compresa tra la basilica di S. Ambrogio, l'Università Cattolica e la caserma Garibaldi), nel sottosuolo antistante la basilica cimiteriale dei SS. Nabore e Felice, s. Ambrogio fece operare uno scavo: vi si trovarono i corpi dei due martiri il cui ricordo era andato praticamente perduto nella Chiesa di Milano.

Questo ritrovamento risveglia la fede dei nostri avi, che in quel momento vivevano la fatica della testimonianza cristiana a causa della lotta intestina con gli ariani.

Come ci ricorda la prima lettura, il martirio appare come una sciagura, in quando muoiono dei giusti, ma “essi sono nella pace”.
Possano intercedere per la pace della Chiesa i santi e gloriosi Martiri Gervasio e Protasio.
 

Loro figli di santi coniugi cristiano, Valeria e Vitali, possa intercedere la pace nelle famiglie e dalle famiglie nella società: possa essere intercessori della pace di Cristo.
“Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace",non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unita e pace secondo la tua volontà”.
I Martiri sembrano senza speranza, senza desiderio di vita, ma il realtà il loro martire, morire come amici di Cristo ci insegna chela loro speranza resta piena d’immortalità”.
Intercedano per la nostra speranza i Santi Martiri.
Ci faccio scorgere che la nostra speranza è Cristo: oggi e sempre!

Afferma ancora la I lettura: “li ha trovati degni di sé”.
L’intercessioni dei Santi Martiri ci sproni ad una vita nella fede in cui il Signore ci riconosca degni di Lui.
Il Signore ci liberi da ogni ipocrisia della fede: ci renda per grazia testimoni loquaci, non a parole ma in opere. Non perché facciamo tante cose da cristiani, ma perché in quello che facciamo si deve vedere che siamo cristiani, cioè testimoni del Crocifisso risorto.

Concludo con papa Benedetto:

“Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia”. (Porta Fidei, 13). AMEN!

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