sabato 17 novembre 2012

Cremazione e fede cattolica





La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti pubblicò nel 2002 il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia. All'interno del capitolo sulle esequie dedica due paragrafi alla cremazione: “Nel nostro tempo, tuttavia, anche per le mutate condizioni di ambiente e di vita, vige pure la prassi della cremazione del corpo del defunto. A questo riguardo la legislazione ecclesiastica dispone: "A coloro che avessero scelto la cremazione del loro cadavere si può concedere il rito delle esequie cristiane, a meno che la loro scelta non risulti dettata da motivazioni contrarie alla dottrina cristiana". In relazione a tale scelta, si esortino i fedeli a non conservare in casa le ceneri di familiari, ma a dare ad esse consueta sepoltura, fino a che Dio farà risorgere dalla terra quelli che vi riposano e il mare restituisca i suoi morti»”. I vescovi italiani riuniti nel novembre 2009 ad Assisi per la sessione della Conferenza Episcopale Italiana hanno approvato il testo del nuovo rito delle esequie, che riconosce la possibilità della cremazione. Non è vista positivamente la conservazione delle ceneri in case private e la dispersione in luoghi diversi. «La memoria dei defunti attraverso la preghiera liturgica e personale e la familiarità con il camposanto costituiranno la strada per contrastare, con un'appropriata catechesi, la prassi di disperdere le ceneri o di conservarle al di fuori del cimitero o di un luogo sacro. Ciò che sta a cuore ai Vescovi è che non si attenui nei fedeli l'attesa della risurrezione dei corpi, temendo invece che la dispersione delle ceneri affievolisca la memoria dei defunti, a cui siamo indelebilmente legati nella partecipazione al destino comune dell'umanità. »  Non è previsto il rito funebre con la presenza dell'urna contenente già le ceneri del defunto. La cremazione deve essere fatta quindi dopo la celebrazione del funerale.
Il sussidio della CEI afferma espressamente: «Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri, di conservare l'urna cineraria in un luogo diverso dal cimitero o prassi simili, è comunemente considerato segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche (CDC, can. 1184, § 1, 2)»
La raccomandazione della Chiesa – sulla custodia delle ceneri nei cimiteri - è sostenuta da tre elementi: l’elaborazione del lutto, la relazione con il defunto e il rispetto del defunto. La custodia delle ceneri in casa può rendere più difficile l’elaborazione del lutto da parte dei parenti, in modo particolare del coniuge e dei figli/genitori. Inoltre la presenza in casa può essere vista come un aspetto di una tendenza preoccupante che si registra nella società: la possessività dei rapporti. Infine il rispetto del defunto: la presenza dell’urna cineraria può far dimenticare che lì c’è una persona, non è una cosa che la sposti da un luogo all’altro o gli appoggi sopra un altro oggetto o diventa un sostegno in libreria (gulp!). Poi, concludendo, chi custodirà l’urna alla morte del suo custode?
 

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