domenica 7 ottobre 2012

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)





«Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma».

Questa frase di Gesù ai farisei è faticosa da accogliere e vivere, ma illuminante.
C’è infatti una parola che viene da Dio e una norma creata dall’uomo che vuole interpretare o alleggerire la parola divina.

Il Signore Gesù pone nel Vangelo una speciale beatitudine legata all’ascolto della parola divina:
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». (Lc 11,28)

Il Signore ci invita a accogliere la sapienza che sgorga dalla sua parola, perché ogni suo insegnamento è saggio e conduce l’uomo al vero bene e al bello.

C’è quindi una parola divina sul matrimonio che è salda così come è forte e inscindibile l’alleanza tra Dio e il suo popolo.

Il matrimonio è segno dell’alleanza tra Dio e l’uomo.
Il matrimonio è segno di un atto creatore che costituisce l’uomo e la donna una solo carne.
Il matrimonio è segno del desiderio di corrispondenza: nel matrimonio l’uomo e la donna vivono la reciprocità di corrispondenza così come l’ha pensato lo stesso Creatore.

Quindi non esistono altre forme di unione tra un uomo e una donna, il cercarle è sovvertire la naturale corrispondenza, il desiderio stesso dell’uomo di trovare nella donna colei che gli corrisponde.

Il 18 settembre 2012 è partito il registro delle unioni di fatto presso il comune di Milano. Un progetto senza valore, una mistificazione della libertà, per soddisfare il prurito di qualcuno... le cose si fanno serie o non si fanno! In una intervista tv, una consigliera aveva affermato che se poi si lasciano, vanno all'ufficio e si cancellano: mi sono chiesto, usano la gomma perché è pure registrato in matita?

La ricerca di altre forme di unione rischia di dare spazio una libertà senza legge, e l’uomo senza legge è schiavo del proprio desiderio di libertà.

Ma andiamo oltre.
La novità cristiana sul matrimonio è sorprendente.
Gesù non solo definisce che è frutto della durezza di cuore la possibilità mosaica di divorzio dell’uomo dalla donna, ma pone una luce nuova che la donna può ripudiare l’uomo!

«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Quando si incolpa il Cristianesimo di maschilismo è evidente che non lo si conosce: c’è un’ignoranza evidente nella conoscenza dell’insegnamento di Gesù Cristo.
Il problema vero è che ci sono cristiani che hanno portato nel Cristianesimo la loro cultura non cristianizzata confondendo la norma (la tradizione – la cultura) con la legge divina.
La radicalità di Gesù sul matrimonio nasce dalla stessa radicalità di Gesù nel vivere la volontà del Padre: il suo sì è fino alla morte.

“quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti”.

Il matrimonio è via per la santificazione dell’uomo e della donna, cioè è la strada più comune per vivere la pienezza del Vangelo.
S. Francesco spiega: "O sposi, non vi dico: amatevi reciprocamente di amore naturale, perché di ciò sono capaci anche le tortorelle; né vi dico: amatevi di un amore umano, perché anche i pagani hanno praticato questo amore. Ma vi dico, secondo il grande Apostolo (Paolo): mariti amate le vostre mogli come Gesù ama la Chiesa. Mogli, amate i vostri mariti, come la Chiesa ama il suo Salvatore".



Ma andiamo oltre.
Anche questa domenica c’è il tema del bambino, il piccolo!
Lo sguardo del piccolo è lo sguardo di colui che si fida di Dio e accoglie la parola del Regno di Dio anche su un tema così importante come il matrimonio.

Provocati dalla Parola di Dio, facciamo alcune riflessioni pastorali su i separati e i divorziati.

1. sono figli di Dio come tutti, non sono figli di un dio minore. Scrive il Cardianle Tettamanzi - nella sua Lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione dal titolo “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”- : «La Chiesa non vi guarda come estranei che hanno mancato a un patto, ma si sente partecipe delle domande che vi toccano intimamente».

2. lo stato di separato e divorziato, se non è seguito da seconde nozze – a me no che non ci sia stata sentenza di nullità del primo matrimonio - rende l’uomo e la donna pienamente partecipi della vita sacramentale: Confessione e Comunione.
Scrive il Cardinale Tettamanzi nella sua Lettera: «Vediamo attorno a noi esempi eroici e ammirevoli di genitori che, rimasti soli, fanno crescere ed educano i propri figli con amore, saggezza, premura e dedizione. Danno un grande esempio».

3. il divorziato risposato (felicemente risposato!) è per ora non ammesso alla comunione eucaristica; ma può vivere il precetto festivo-domenicale e la comunione spirituale in pienezza con tutta la Chiesa.
Scrive il Cardinale Tettamanzi nella sua Lettera: «È comunque errato ritenere che la norma regolante l’accesso alla comunione eucaristica significhi che i coniugi divorziati risposati siano esclusi da una vita di fede e di carità vissute all’interno della comunità ecclesiale». Continua: «La vita cristiana ha il suo vertice nella partecipazione piena all’Eucaristia, ma non è riducibile soltanto al vertice. La ricchezza della vita della comunità ecclesiale resta a disposizione e alla portata anche di chi non può accostarsi alla santa comunione».
E poi: «Vi chiedo di partecipare con fede alla Messa, anche se non potete accostarvi alla comunione. Anche a voi è rivolta la chiamata alla novità di vita che ci è donata nello Spirito. Anche a vostra disposizione sono i molti mezzi della Grazia di Dio. Anche da voi la Chiesa attende una presenza attiva e una disponibilità a servire quanti hanno bisogno del vostro aiuto».

4. ogni separato e divorziato viva il suo stato di fatica (dolore, ecc..) come partecipazione al mistero del Cristo crocifisso e risorto. Infatti dice la II lettura (lettera agli Ebrei):
“Conveniva infatti che Dio rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza”.
Scrive il Cardinale Tettamanzi nella sua Lettera:
«Per la Chiesa e per me Vescovo, siete sorelle e fratelli amati e desiderati. In voi ci sono domande e sofferenze che vi appaiono spesso trascurate o ignorate dalla Chiesa».

5. infine preghiamo incessantemente perché Colui che ha creato fin dall’inizio ogni cosa buona e bella guidi la Chiesa ad un progetto di santificazione e di comunione dei separati e dei divorziati, non con «soluzioni facili o scorciatoie superficiali», ma un cammino per «comprendere e a vivere con semplicità e fede la volontà di Dio». Amen.

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