sabato 6 ottobre 2012

San Bruno, sacerdote e fondatore





Sabato della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) -
San Bruno, sacerdote e fondatore


«Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.
Io ti conoscevo solo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti hanno veduto.
Perciò mi ricredo e mi pento
sopra polvere e cenere».

Così si conclude il discorso di Giobbe, il suo confronto con l’Onnipotente.
Dio premia l’umiltà del Santo Giobbe e benedice il suo futuro.

Questa pagina a cui fa eco il Vangelo ci richiama a riconoscere il gusto del bene e la conoscenza del vero.

Fare il bene non è solo sconfiggere il male, ma è compiere il bene: affinché i nostri nomi siano scritti nei Cieli. Questo ci deve dare gioia!
«rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

La strada da percorrere è la strada dei piccoli, degli umili: come il Santo Giobbe, come la Madre di Dio.

Alla scuola di Maria di Nazareth, che magnifica Dio perché “ha innalzato gli umili”, troviamo San Bruno che oggi celebriamo nella sua memoria liturgica.

Bruno nacque a Colonia, nell'anno 1030ca. Giovanissimo, nel 1045ca. si trasferisce a Reims. Eccelle negli studi della filosofia e della teologia al punto che diventa rettore della scuola di Reims; e non ha ancora trent'anni.
Vive in un tempo storico caratterizzato dalle lotte delle investiture, e un vescovo senza sapienza evangelica regge la diocesi di Reims. Bruno soffre per questo. Al Santo viene proposta la cattedra episcopale di Reims, ma egli anela al deserto. Con sei compagni si reca da Sant’Ugo, Vescovo di Grenoble. Il Santo vescovo aveva fatto un sogno premonitore: sette fulgide stelle; erano i sette pellegrini che trovano così il luogo deserto anelato da Bruno nella valle di "Certosa".
Iniziata nel 1084, la prima certosa avrà il nome di Santa Maria di Casalibus, cioè delle capanne.
Nel 1088 diventa Papa assumendo il nome di Urbano II un alunno di Bruno. Lo vuole a Roma. Bruno lacerato dal distacco non può disobbedirgli, lo raggiunge lasciando Certosa. Ma Urbano II è costretto a fuggire da Roma, Bruno lo segue e nel 1090 si rifugiano in Calabria. Qui gli offre il vescovado di Reggio Calabria, ma egli lo rifiuta. Egli vuole tornare alla vita contemplativa.
Urbano II esaudisce il suo desiderio ma deve rimanere in Calabria. La valle di Santa Maria della Torre a 850 metri di altezza.

Ecco come descrive il luogo San Bruno:
“Come potrò parlare degnamente della bellezza del luogo e della dolcezza e salubrità dell’aria, o della pianura ampia e ridente che si allunga tra i monti, dove si trovano prati verdeggianti e floridi pascoli? O chi descriverà adeguatamente la vista dei colli che si ergono da ogni parte dolcemente, e i recessi delle valli ombrose, con piacevole abbondanza di fiumi, di rivi e di fonti? Né mancano orti irrigati e alberi da frutta di ogni genere, con la loro utile fecondità”.

In questo luogo costruirono la nuova certosa che prenderà il nome di Santa Maria della Torre, la cui chiesa verrà consacrata il 15 agosto del 1094.
San Bruno è l’uomo della contemplazione, la rinuncia degli agi e degli onori, non è fuggire, ma il "deserto" è un mezzo per raggiungere Dio.
San Bruno muore il 6 ottobre 1101 in quella che oggi si chiama Serra San Bruno.

San Bruno scrivendo ai suoi frati è pieno di gioia perché vivono la sapienza del Vangelo: “L'anima mia si rallegra nel Signore sapendovi grandemente impegnati a perseguire l'ideale della santità e della perfezione. … carissimi miei fratelli laici, io dico: «L'anima mia magnifica il Signore» (Lc 1, 46), perché vedo la magnificenza della sua misericordia sopra di voi, secondo quanto mi riferisce il vostro priore e padre, che molto vi ama ed è assai fiero e contento di voi.
Esultiamo anche noi, perché interviene Dio stesso a istruirvi, a dispetto della vostra poca familiarità con le lettere. L'Onnipotente scrive con il suo dito nei vostri cuori non solo l'amore, ma anche la conoscenza della sua santa legge. Dimostrate con le opere ciò che amate e ciò che conoscete.
Infatti quando con ogni assiduità e impegno osservate la vera obbedienza, è chiaro che voi sapete cogliere saggiamente proprio il frutto dolcissimo e vitale della divina Scrittura”.
Concludo. Si racconta di Bruno che veniva spesso sorpreso a camminare in mezzo alla natura, ripetendo ciò che era divenuto in lui il grido del cuore, e senza dubbio la sua giaculatoria preferita: “O bonitas!” (Oh Bontà).

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