venerdì 10 agosto 2012

A SAN ROCCO IL PELLEGRINO (IV)





10 agosto
La peste nera
La peste nera era scoppiata in Asia e poi si diffuse in Europa portata dai pellegrini di Terra Santa e ancor più dalle navi delle Repubbliche Marinare che avevano scambi commerciali con l'oriente; Pisa e Genova furono le prime città ad esserne colpite: di lì il flagello passò al resto d'Italia e d'Europa. Il morbo si sviluppa in modo veloce ed inarrestabile; uno scrittore del tempo così descrive la malattia: "Il corpo brucia in una febbre altissima ed è riarso da una sete divorante e insaziabile. L'occhio si intorpidisce, la voce si fa rauca e il respiro diventa difficoltoso. Un continuo vomito scuote il malato in conati atroci. La pelle si annerisce e diventa viscida emettendo da tutti i pori un fetore insopportabile. L'appestato muore tra indescrivibili convulsioni". Abbiamo parlato della peste per comprendere la grandezza dell'opera di San Rocco a favore degli appestati e quali atroci sofferenze dovrà a sua volta patire quando il morbo lo colpirà presso Piacenza.

preghiera composta nel 1927
VI Centenario della morte di San Rocco
(N.B.: le attuali, aggiornate datazioni la collocano verosimilmente tra il 1376-79)

Nobilissimo eroe della Chiesa Cattolica e singolare esempio di carità cristiana, glorioso San Rocco, oggi - nella ricorrenza sei volte centenaria del tuo felice passaggio dalla vita terrena a quella eterna - ci prostriamo riverenti innanzi a te, invocandoti a nostro celeste Protettore. Quanto bisogno abbiamo del validissimo tuo Patrocinio contro le pestilenze che infuriano sulla terra! Ora che godi la divina beatitudine in Cielo, dove la tua carità è anche più perfetta e più viva, abbi pietà delle nostre miserie e proteggi gli uomini stessi, che tanto amasti qui in terra, quand’eri in vita. Guardaci - te ne preghiamo – dal tremendo flagello che in altri tempi rese abbandonate le città e le campagne coprendo di cadaveri e di lutto le contrade d'Italia; tieni lontano ogni male dalle nostre case, conservandoci immuni da ogni infermità che metta in pericolo la salute dell'anima e del corpo; liberaci dall'epidemia del malcostume e dell'immoralità che dilaga spaventosamente distruggendo i fiori divini che sono l'innocenza e la grazia; difendici dal contagio della colpa e dell'errore che, oscurando le intelligenze e inaridendo i cuori, uccide i germi santi della virtù e del bene; e fà - o glorioso Taumaturgo dell'umanità sofferente - che imitando la tua ammirabile fortezza e vivendo fedeli alla dottrina cattolica, possiamo meritare il favore dei tuoi prodigi nelle nostre necessità e partecipare a quella gloria che ora godi in grembo all'Eterno Amore. Così sia.
Pater, Ave, Gloria

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